A Veronello è rientrata in funzione la porta girevole. In uscita per Lorenzo D’Anna, si è aperta per Gian Pietro Ventura. All’ex tecnico del Torino e della Nazionale il compito di portare nuova linfa dal punto di vista tattico e infondere vitalità ad un ChievoVerona in crisi di gioco e risultati.
Dopo otto gare, dalle parti di via Galvani la tentazione sarebbe stata quella di evitare la lettura della classifica. Mette davvero paura. Dall’altro è necessario. I gialloblù sono staccati di sette punti dalla quota salvezza, bottino evidentemente al di sotto di ogni possibile previsione negativa. Dispiace per D’Anna, anche perché, al netto di qualsiasi chiave di lettura, le attenuanti non gli mancano. Il suo percorso in questi mesi non è stato per nulla semplice. Dopo un vincente sprint-salvezza, la tensione estiva per le note vicende processuali non gli ha facilitato il lavoro.

Falsa partenza

Nel frattempo si è trovato – in maniera consapevole, sia chiaro – a gestire una non semplice rivoluzione anagrafica in un reparto, il settore arretrato per intenderci, che per anni è stato una preziosa eccellenza a livello nazionale. Neppure il tempo di assestarlo e le complicazioni si sono estese ad altri cantieri: gli infortuni in serie hanno ridotto la possibilità di affidarsi a elementi importanti nell’economia del gioco. Come, ad esempio, Obi e Djordjevic. I due innesti estivi avrebbero dovuto, in teoria, essere tra le colonne su cui poggiare la solidità dell’undici titolare. Purtroppo per il buon Lorenzo finora sono stati più spesso semplici spettatori che protagonisti.
Sul campo l’andamento è stato ad intermittenza: a buone fasi che stimolavano considerazioni positive ne sono seguite altre in cui il Chievo è parso entrare in uno stato di torpore generale. Il bilancio, o se vogliamo la somma delle due, lo fornisce la classifica, con tanti rimpianti per i se e i ma e ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. In certe gare o in alcuni momenti della stagione, dove molto se non tutto è in bilico, quando gli equilibri sono sottili, la differenza tra segnare un gol e non segnarlo sviluppa un effetto determinante.
Effetto “sliding doors”
Le palle gol mancate – alcune delle quali clamorose – con Fiorentina, Empoli, Udinese, Genoa e Torino, per non dire della traversa di Giaccherini a Roma, sono da scrivere alle situazioni che avrebbero potuto innescare quell’entusiasmo in grado di cambiare le prospettive. E pure l’approccio mentale e, di conseguenza, la fiducia. Non è andata ovviamente così, come è noto. Sul piano tattico mister D’Anna ha seguito il suo istinto. Ha puntato, almeno a tratti, sul suo 4-3-3, con Giak e Birsa a supporto della punta centrale.
Difficile giudicarne l’efficacia reale se non con la banale chiave di lettura dei risultati. Letta a posteriori, è stata una scelta col punto interrogativo. Le caratteristiche dei due fantasisti non sono parse del tutto congeniali al modulo in questione, con una criticità emersa anche nella spinta dalle catene laterali e riflessi sulla fase di copertura.

Il paradosso di Firenze

Come sempre nello sport in cui la palla è rotonda, l’interrogativo resta tale anche nel senso opposto: in realtà il miglior Chievo lo si è ammirato nella prima frazione della trasferta di Firenze proprio con il tridente in campo, in una gara poi finita male per la volubilità del settore arretrato e il blackout finale. Anche qui l’effetto sliding-doors non lo ha aiutato.
La svolta tecnica, per quanto sofferta, è propedeutica a stimolare l’ambiente e un organico la cui qualità complessiva appare in linea alle concorrenti dirette. Anche al netto dei punti di forza e di debolezza. Al di là del modulo che sceglierà e dell’avventura negativa con la Nazionale, il pragmatismo e la voglia di riscatto di Ventura valgono quanto la sua esperienza nella gestione del gruppo e nella valorizzazione dei giocatori – Torino docet.

Missione impossibile?

Alla sua decima stagione in A, il neo mister è chiamato a rianimare dal punto psicofisico una compagine che, dopo il buon debutto con la Juventus, si è involuta col passare delle settimane. La distanza col piano di sopra in classifica è ancora contenuta. L’obiettivo nel medio periodo dunque è banale quanto impegnativo: riavvicinare i gialloblù al treno della salvezza. Tornare, insomma, a rivedere la luce. Da stasera in poi sarà meglio smettere di guardare all’indietro, se non per salutare con affetto chi questa squadra comunque sia l’ha guidata in tre vittorie fondamentali cinque mesi or sono.
Oggi il Chievo è dentro ad un tunnel e i propri fari devono essere puntati in avanti, in tutti i sensi. Si è letto che l’ex tecnico del Torino ha di fronte una missione impossibile. Di sicuro non sarà semplice ma il tempo a disposizione e i valori tecnici dicono anche che, sulla carta, uscirne fuori è del tutto nelle corde di questo club. Bisogna però che ci si creda fin da subito.
Paolo Sacchi