Le nazionali italiane hanno da sempre avuto un particolare stile, uno specifico modo di proporsi al grande pubblico e alle principali manifestazioni internazionali. Vincenti non di frequente, quasi sempre contro pronostico, più con squadre operaie che con compagini ricche di talento. Sarà così anche a Tokio? Possiamo ambire a qualche medaglia o interpreteremo il ruolo di comprimari in una geografia sportiva che sta coinvolgendo sempre più nazioni e rendendo sempre più arduo conseguire grandi risultati?
Proviamo a tracciare un quadro della situazione, rilevando come, in alcuni casi, le nostre nazionali rappresentino l’eccellenza non solo per valore assoluto, ma anche per capacità di proporsi in modo brillante con sistemi di gioco del tutto caratterizzati.

Pallacanestro

Per i puristi del parquet e della palla a spicchi, non c’è una Nazionale femminile qualificata a Tokyo, nonostante il movimento stia producendo qualche atleta di primo livello. In realtà, le quote rosa verranno comunque rappresentate dalla nazionale di 3×3, disciplina la cui presenza nel programma olimpico fa emergere qualche perplessità. Difficile fare pronostici in uno sport dai valori ancora non consolidati a livello internazionale, ma le nostre sono campionesse mondiali 2018. Nonostante una qualificazione ottenuta all’ultimo tiro, sognare è lecito.

La Nazionale maschile, invece, è la vera sorpresa di queste Olimpiadi, già prima della cerimonia inaugurale. La stessa qualificazione è una risultato clamorosa. L’azzurro, infatti, mancava dalla rassegna olimpica di Atene 2004, una delle pagine sportive più incredibili che le nostre nazionali abbiano mai saputo scrivere. Non fu tanto l’argento a emozionare, quanto la capacità di quel gruppo di trasferire al tifoso l’idea del bello, che sappiamo essere concetto molto soggettivo. Un bello non tanto basato sul talento individuale, sull’estetica del gesto tecnico o sulla prestanza fisica, quanto sulla capacità di interagire tra loro di tutti gli uomini disponibili, in un ingranaggio perfetto, moderno e irripetuto, che ha elevato il concetto di squadra fino a renderlo in pratica oggettivo. La successiva generazione di atleti, pur dotata di mezzi nettamente superiori a quelli dei predecessori, ha probabilmente pagato dazio in questo pressante confronto e ha fallito ogni appuntamento importante, incapace di riproporre alchimie ed equilibri che non aveva nelle corde. Fino a oggi, dopo aver affrontato il torneo preolimpico di qualificazione con rinnovata vitalità e spirito di gruppo. Orfana dei più rappresentativi giocatori del movimento nazionale (sarà un caso?), l’Italia dei canestri, scarsamente supportata nei pronostici anche dal Presidente Fip Gianni Petrucci, sconsolato e inacidito dalle defezioni di molti top player, ha saputo qualificarsi con pieno merito. Si potrà dire che alla Serbia, ultima avversaria, mancavano altrettante superstar (l’MVP della Nba Nikola Jokic su tutti), che tra competizioni internazionali e Covid i valori sportivi siano andati un po’ a farsi benedire negli ultimi mesi. Si potrà dire qualsiasi cosa per svalutare il gruppo guidato da “Meo” Sacchetti, ma non che non abbia dimostrato di essere una squadra con la S maiuscola, formata da ragazzi esuberanti e con le idee chiare, perfette per le caratteristiche dei singoli. C’è poi da rilevare che per molti atleti azzurri questa qualificazione rappresenta il punto di approdo dopo una storia di emigrazione. Hanno dovuto farsi strada in Germania (soprattutto), in Turchia, negli Stati Uniti, per trovare qualcuno che li portasse a una consacrazione planetaria. Le carriere di Achille Polonara e Simone Fontecchio su tutti raccontano un vissuto sportivo che andrebbe studiato a fondo per comprendere cosa in Italia non ha funzionato e come mai, viceversa, in terra germanica talento e merito vengano sempre valorizzati al massimo.
In ogni caso, l’Italbasket arriva alle Olimpiadi con una convinzione nei propri mezzi e una freschezza atletica e di pensiero tale da poter ritenere fattibile ogni risultato. In fondo, nella pallacanestro è incredibilmente difficile qualificarsi alle Olimpiadi come nazionale europea, poi, una volta sul parquet di Tokio, può succedere di tutto. Il primo girone, già definito, è aperto a qualunque scenario, ma Australia, Germania e Nigeria sono avversari alla portata di questa Italia, di questi ragazzi che hanno tecnica e tanta, tantissima garra e che si disinteressano di essere underdog. Un pronostico? Quarti di finale, ma se chiedete loro di più, non si tireranno certo indietro.

L’Italbasket che torna alle Olimpiadi dopo 17 anni di assenza

Pallavolo

La Nazionale maschile di pallavolo, invece, manifesta decisamente poca freschezza. Da anni il gruppo, è guidato da Osmany Juantorena e Ivan Zaytsev, gli unici due attaccanti di vero e proprio profilo internazionale. Personalità importanti, di indiscusso valore, ma a volte ingombranti. Il sestetto azzurro, nel bene e nel male, vive su di loro. Al di là di una buona preparazione tecnico-tattica, questo gruppo non può essere paragonato alla generazione di fenomeni degli anni d’oro, ma nemmeno essere accostato a quello del bronzo di Pechino in quanto a profondità di talento. La sensazione è che la rassegna a cinque cerchi sia l’ultima recita di un ciclo ormai usurato e schiavo delle principali personalità presenti in spogliatoio. Servirà rifondare con “Fefè” De Giorgi in panchina e Simone Giannelli in regia come trade union tra i due corsi. A prescindere dal risultato che arriverà, il mezzo fiasco è dietro l’angolo, difficilmente questa Nazionale appassionerà. Per pianificare il prossimo quadriennio olimpico con meta Parigi è già tardi, sarà dura anche qualificarsi. Occorre lavorare da subito per un futuro ancora più lontano.

Per la Nazionale femminile, invece, Tokio dovrebbe rappresentare la grande sfida, il punto che si spera possa essere il più alto della carriera di una serie di atlete incredibili, che arrivano alle Olimpiadi nel loro prime. Purtroppo, notizia dell’ultimo momento, Miriam Sylla, attaccante capitana della nazionale, si è “scavigliata”. Guaio non di poco conto, perché le sue caratteristiche non sono facilmente sostituibili e perché il girone di primo turno è tosto assai. Il rischio è quello di gettare al vento l’occasione di puntare all’oro olimpico che, a gruppo sano, sarebbe perseguibile. E chissà se a Parigi ci possa capitare nuovamente di avere al meglio una Paola Egonu o una Monica de Gennaro, indiscutibilmente il top mondiale nel ruolo che ricoprono. L’allenatore Davide Mazzanti, innovatore e cesellatore di questo gruppo che rappresenta il perfetto equilibrio tra individualità e spirito di squadra, dovrà superarsi per trovare un nuovo assetto. Molte più responsabilità cadranno su Elena Pietrini, talento incredibile, ma ancora non del tutto affermata a livello internazionale. In ogni caso, questo gruppo ha valori importanti, conoscenza profonda del gioco, fiducia nei propri mezzi e convinzione nell’applicazione di un sistema che tutti ci studiano. Ci appassioneranno e venderanno cara la pelle, così come già dimostrato nel recente passato.  


Beach Volley

La vigilia è stata funestata dalle roventi polemiche tra movimento e Fipav per la squalifica di coach Andrea Raffaelli, un fatto del quale se ne sarebbe fatto volentieri a meno, specie perché le coppie azzurre in gara sono forti e, in campo maschile, papabili di medaglia. Nicolai/Lupo partono in prima fascia nei pronostici, ma di slancio anche Rossi/Carambula potranno dire la loro, specie se le condizioni meteo dovessero prevedere difficoltà aggiuntive. La presenza in totale di 3 coppie è in ogni caso un successo e rappresenta il grande sviluppo avuto in dalla disciplina in Italia nell’ultimo decennio. Uno sviluppo, va detto, che molto ha a che fare con l’iniziativa privata.


Calcio

Non c’è traccia di azzurro nei cieli giapponesi e non è una sorpresa. In campo femminile non ci siamo mai qualificati, ma è solo questione di tempo. Il movimento è in crescita, occorre solo pazienza.
Sul fronte maschile, invece, è ormai secolare lo scarso feeling del calcio nostrano con le Olimpiadi, relegate ad appuntamento di secondo ordine. Scivoliamo oltre, gratificati delle prestazioni dei ragazzi di Roberto Mancini con la Nazionale maggiore e, come sempre, obnubilati da radio mercato.


Softball/Baseball

Dopo la magnifica vittoria dell’Europeo pochi giorni fa, le ragazze del softball affronteranno l’ennesima Olimpiade. Una storia del tutto particolare e dai contorni tragici la loro, con la morte per Covid a marzo dell’allenatore Enrico Obletter. Gioie e dolori in ogni caso confinate ai margini dai media, causa l’essere disciplina di nicchia nel nostro territorio. Per le ragazze azzurre, però, ora le difficoltà aumentano. Per il softball, quando si compete fuori dai confini europei è sempre durissima. Già essere alle Olimpiadi è un buon risultato, utile per maturare nuove esperienze.


Pallanuoto

Il Setterosa, argento olimpico in carica, non andrà alle Olimpiadi. Nello spareggio con l’Ungheria nel preolimpico di Trieste, l’Italia ha, purtroppo, alzato bandiera bianca. Si può discutere del sistema di qualificazione che strizza l’occhio più a criteri geografici che di merito, ma in fondo questa è una polemica sterile. La bellezza e l’unicità delle Olimpiadi risiede anche nei criteri di qualificazione. L’assenza da Tokio è una delusione cocente, inutile nasconderlo, ma che non va ricondotta ad una crisi di qualità del movimento.
Il Settebello maschile sarà, invece, presente alla rassegna olimpica nipponica e avrà un avvio relativamente morbido in un girone in cui qualificarsi non dovrebbe essere difficile. Dai quarti in avanti saranno poi gare di altissimo profilo, ma puntare alla medaglia è sicuramente obiettivo alla portata. I ragazzi di Sandro Campagna, ne siamo sicuri, rinnoveranno gli echi di mille battaglie, spesso vinte, contro i vari Stati della ex Jugoslavia e, chissà, magari contro quella Spagna i cui destini tante volte si sono incrociati con i nostri.

Pallamano

Il movimento italiano è del tutto inferiore a quello delle nazioni leader della disciplina. Si attende ancora una qualificazione olimpica che, al momento, appare impronosticabile anche per le prossime edizioni.

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