L’ultimo giro dorato di Elia Viviani
Elia Viviani, alla sua ultima gara in carriera, ha vinto l'oro nella corsa a eliminazione ai Mondiali su pista di Santiago del Cile. L'ultimo giro di una carriera incredbile.

Elia Viviani, alla sua ultima gara in carriera, ha vinto l'oro nella corsa a eliminazione ai Mondiali su pista di Santiago del Cile. L'ultimo giro di una carriera incredbile.

Ciò che è accaduto a Santiago del Cile domenica 26 ottobre potreste dire che è il finale di un film che neanche il più fervido sceneggiatore avrebbe potuto immaginare. La realtà è che si è trattato di un risultato figlio di una carriera costruita con cuore e determinazione.
Elia Viviani ha vinto l’oro nella finale della corsa a eliminazione ai Mondiali di ciclismo su pista, la sua ultima gara da ciclista professionista dopo aver annunciato il ritiro dalle corse il 10 ottobre.
Una gara con cui il velocista nato a Isola della Scala il 7 febbraio 1989 ha sempre avuto un feeling particolare. Da quando è stata inserita nel programma dei Mondiali di ciclismo su pista nel 2021, Viviani è salito sul podio in tutte e 5 le occasioni: primo nel 2021, 2022 e 2025; secondo nel 2024 e terzo nel 2023.
«Mi sono divertito e ho raggiunto tutto quello che volevo» ha scritto nel messaggio di congedo dal ciclismo, condividendo un video che raccoglie i suoi successi su pista e su strada.
Oltre ai risultati, la grandezza della carriera di Elia Viviani si misura proprio nella capacità di aver portato avanti per oltre un decennio con successo l’attività su strada in contemporanea con quella su pista. Non senza difficoltà chiaramente.
In una delle ultime interviste rilasciate a Sky Sport, ripercorrendo le tappe principali della sua carriera, Elia Viviani ha infatti spiegato le difficoltà della coesistenza tra le due attività:
Ho trovato le squadre che me lo hanno permesso di fare. È stato difficile nei primi anni da professionista. Io cercavo sempre di spiegare quanto importante fosse l’Olimpiade. Questa cosa dell’Olimpiade mi spingeva a continuare ad andare in pista e a cercare di vincere le medaglie, però ovvio che per vincere una medaglia all’Olimpiade devi andarci in pista. Cercavo sempre una scusa per andare al velodromo: “Mi fa bene per la strada, per le volate, mi muovo meglio”.
Elia Viviani, raccogliendo successi sia nelle tappe dei Grandi Giri che sui velodromi di tutto il mondo, è stato “profetico” – come il suo soprannome – mostrando alle nuove generazioni che questa alternanza si può fare e che – aspetto non di poco conto – l’una porta benefici all’altra. Senza Elia Viviani oggi probabilmente non avremmo avuto Filippo Ganna, Jonathan Milan, Simone e Chiara Consonni, Vittoria Guazzini, Elisa Balsamo o Federica Venturelli.
Il “Profeta” chiude così la sua carriera con 89 vittorie su strada tra cui vanno segnalati l’Europeo del 2019 e il Campionato Italiano del 2018. Elia Viviani è inoltre uno dei 114 ciclisti ad aver vinto almeno una tappa in tutti e tre i Grandi Giri con 5 centri al Giro, 1 al Tour e 3 alla Vuelta. La sua ultima gara su strada è stata il Giro del Veneto con arrivo a Verona il 15 ottobre.
Su pista invece non si può non partire dall’oro nell’omnium alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, che riscattava la delusione di Londra 2012 (6° posto), a cui poi sono seguiti il bronzo a Tokyo 2020 (sempre nell’omnium) e l’argento a Parigi 2024 nell’americana in coppia con Simone Consonni.
In bacheca figurano anche – contando anche i risultati da juniores e under-23 – 11 medaglie mondiali (3 ori, 3 argenti e 5 bronzi) e 22 medaglie europee (15 ori, 2 argenti e 5 bronzi) tra corsa a eliminazione, omnium, americana, scratch, inseguimento a squadre e corsa a punti.
Di Elia Viviani rimarranno però immagini che vanno oltre le medaglie conquistate, frammenti che raccontano bene la passione che lo sprinter veronese metteva in ogni sua gara. Il primo, legato non a una vittoria, sono le lacrime di rabbia dopo aver perso la volata contro Peter Sagan alla Gand-Wevelgem 2018. Un pianto inconsolabile che però diceva molto del fuoco per la competizione di Viviani.
Il secondo è il manifesto della sua passione e della volontà di non lasciare né la strada né la pista. È il 14 agosto 2022. Elia Viviani alle 10 del mattino parte per la prova su strada ai campionati europei di ciclismo di Monaco di Baviera. Il “Profeta” non dovrebbe essere lì, all’ultimo minuto è stato chiamato a sostituire l’indisponibile Giacomo Nizzolo, eppure chiude la prova in settima posizione dopo 209 km di gara.
Proprio perché convocato su strada Viviani non dovrebbe più prendere parte alla finale della corsa a eliminazione su pista, prevista la sera dello stesso giorno. Invece si presenta al velodromo di Monaco e alle 19 si lancia nella gara, dominandola e vincendo l’oro. Ai microfoni Rai dirà «È una giornata comunque non così positiva: mi sarebbe piaciuto conquistare una medaglia nella prova su strada, magari non la più bella…», a dimostrazione della sua grinta.
A proposito di grinta. La sua finale di corsa a eliminazione è stata un compendio di come si corre su pista, unendo alla prestazione puramente fisica quell’intelligenza tattica che ti permette di essere sempre al posto giusto, spendendo il necessario.
E poi l’ultimo sprint, per superare il neozelandese Campbell Stewart, che Viviani ha vinto dimostrando, ancora una volta, che la multidisciplinarietà è possibile. Che pista e strada non si escludono, ma soprattutto che se segui la tua passione fino in fondo con determinazione nessuna volata è scritta in partenza.
Proprio per questo l’immagine più bella di questo finale di carriera di Elia Viviani non è la X fatta con le braccia per dire “la partita è finita” o il mantello “The last dance” indossato con tutta la squadra azzurra sul podio di Santiago del Cile ma l’inquadratura sulle ragazze dell’inseguimento a squadre – neo-campionesse del mondo – che incitano a pieni polmoni Viviani prima dell’ultimo sprint.
Sono la testimonianza dell’impatto avuto dal “Profeta” sulle nuove generazioni. Le ragazze e i ragazzi che hanno percorso il cammino tracciato da Viviani, rendendo di nuovo splendida la pista azzurra. Sicuramente lo sprinter veronese continuerà a guardare avanti e ad aprire nuovi orizzonti – si parla di un ruolo da tecnico o nel team Ineos o nella nazionale italiana – e noi saremo ancora lì, al suo fianco, ad incitarlo e a dirgli “Grazie di tutto Elia”.
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