Sarvnaz Alambeigi a Mediorizzonti: “Maydegol è un film sulla speranza”
Al festival Mediorizzonti la regista Sarvnaz Alambeigi racconta la forza di una ragazza che sfida pregiudizi e confini attraverso il Muay Thai.

Al festival Mediorizzonti la regista Sarvnaz Alambeigi racconta la forza di una ragazza che sfida pregiudizi e confini attraverso il Muay Thai.

Durante la rassegna Mediorizzonti, dedicata alle culture e ai cinema del Medio Oriente, è stato proiettato Maydegol, il film-documentario della regista iraniana Sarvnaz Alambeigi, già premiato con la menzione speciale per il documentario alla Berlinale 2024.
Il film racconta la storia di una giovane ragazza afghana residente in Iran che, attraverso il Muay Thai, cerca di costruire un futuro diverso, superando i limiti imposti dalla società, dalle discriminazioni di genere e dalle difficoltà legate alla sua condizione di rifugiata.
Durante l’incontro con il pubblico, Alambeigi ha raccontato la genesi del progetto, spiegando come la ricerca di una storia autentica sia durata oltre un anno e mezzo. «Ho trascorso molto tempo cercando storie di adolescenti afghani in Iran, in particolare di ragazze. Ho incontrato e intervistato molte persone, ma nessuna di loro aveva una storia che mi colpisse davvero — finché non ho conosciuto Maydegol. Appena l’ho incontrata, ho capito che la sua era una storia che doveva essere raccontata: era forte, motivata, consapevole di ciò che voleva, e il suo percorso aveva un valore universale», ha spiegato la regista.
Alambeigi ha sottolineato come il suo interesse per la comunità afghana nasca da un legame profondo tra i due Paesi: «Noi iraniani siamo cresciuti insieme agli afghani, condividiamo molta storia e una cultura comune. Volevo capire cosa pensano di noi e cosa cambia tra la loro giovane generazione e quella più anziana. Desideravo imparare da loro, conoscere il loro punto di vista sul futuro, sul mio Paese e sul loro».
La scelta di raccontare una storia legata agli sport da combattimento non è casuale. Il film esplora la resilienza femminile in un contesto dove lo sport — e in particolare uno sport di contatto come il Muay Thai — rappresenta una forma di emancipazione e resistenza. «La storia di Maydegol è importante per tutti, perché è una storia di speranza. Nonostante sia nata in un luogo dove l’oppressione è dominante, dimostra che è sempre possibile trovare una strada. Anche quando tutte le porte sembrano chiuse, c’è sempre una via. Questo è il messaggio più importante del film», ha raccontato la regista.
Sul piano registico, Maydegol si distingue per la sua naturalezza e per l’uso del linguaggio visivo che avvicina il documentario alla forma cinematografica. «La cosa più importante in un documentario è la fiducia. Quando la persona si fida di te, puoi costruire il film insieme. Io ho un background nelle arti visive, quindi per me era essenziale portare quella sensibilità nel linguaggio cinematografico. La parte più difficile è stata far sì che Maydegol si fidasse del processo e del film, perché non aveva alcuna esperienza nel mondo del cinema. Ma alla fine ci siamo riuscite, ed è stato un percorso bellissimo».
Il riconoscimento ottenuto alla Berlinale ha rappresentato un momento speciale per Sarvnaz Alambeigi e per il suo team: «È stata un’esperienza meravigliosa. Non tanto per il premio in sé, ma perché ho visto che le persone si interessano ai documentari. È straordinario vedere tanta gente andare al cinema per conoscere cosa accade in altre parti del mondo. Questo mi scalda il cuore, perché fare documentari è molto difficile. Sapere che il pubblico vuole scoprire altre culture e persone mi dà la motivazione per continuare e fare altri film».
Anche la protagonista, Maydegol Gol, ha seguito con entusiasmo il percorso del film nei festival internazionali: «Abbiamo un rapporto molto stretto. Ogni volta che il film partecipa a un festival, la chiamo per raccontarle come è andata. La notizia di Berlino è stata qualcosa di davvero inaspettato per entrambe e per tutta la squadra. Eravamo molto orgogliose del lavoro di gruppo. Lei era entusiasta del risultato, anche se non ha potuto essere presente».

Naturalmente la storia di Maydegol non termina con il film: la regista ha voluto dare un aggiornamento sulla storia della giovane combattente Afghana. Maydegol è riuscita a tornare in Afghanistan dove ha ottenuto il passaporto. L’unico paese che si sia offerto di accoglierla è stato il Kenya, dove è rimasta a vivere e ad allenarsi per un anno e mezzo. Poche settimane fa è arrivata la notizia della concessione del visto per entrare in Francia, dove presto Maydegol potrà unirsi alla squadra dei rifugiati.
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