I Canadians rappresentano la faccia vincente della musica veronese dei primi anni 2000. Vincitori dell’Heineken Jammin Festival Contest 2006 hanno aperto alla scena i confini cittadini, con il loro college rock cantabile e d’impatto, e al contempo potenzialmente internazionale. “Summer teenage girl” è stato un singolo che ha fatto viaggiare anche la mia mente di metallaro dell’epoca, pur essendo i miei gusti distanti dalla loro proposta. “A sky with no stars” resta il loro album più amato e conosciuto, nonostante la pubblicazione di altri due dischi, passata in sordina.

Tornano, i Canadians, il 5 dicembre al Kroen di Borgo Roma per celebrare la loro vita – artistica e di amici – e donare agli ascoltatori attenti alla musica underground una ventata di nostalgia, che sarà poi riproposta all’Arci Bellezza di Milano. Ma ci dovremo “accontentare” di questa subitanea esperienza o ci sono progetti ulteriori? Scopriamolo con Massimo Fiorio, bassista e co-fondatore della band nonché anche apprezzato content creator con il nick di Dietnam, Duccio Simbeni, cantante, e Vittorio Pozzato, tastierista.

Chi ha lanciato l’idea di tornare a suonare dal vivo dopo così tanto tempo? 

Massimo: «Credo l’idea sia venuta a me, ma parliamo di 5/6 anni fa. L’idea era di festeggiare i 15 anni della band, avevamo già una data mezza fissata e stavamo iniziando le manovre logistiche per rimettere assieme la band, ma poi è arrivato il Covid. E quindi eccoci qui.»
Duccio: «Naturalmente Massimo.»
Vittorio: «È stato Liam Gallagher. Mi ha chiamato dicendomi che la reunion degli Oasis non sarebbe stata la stessa cosa senza quella dei Canadians. Mi ha fatto pena, così ho accettato.»

Come si sono trasformati i rapporti tra voi nel corso degli anni? Saranno coinvolti tutti i membri originali?

Massimo: «Saranno coinvolti i cinque membri che hanno registrato i primi due dischi e fatto tutti i tour nel periodo “d’oro”: io, Christian, Duccio, Vittorio e Michele. I rapporti tra di noi hanno avuto alti e bassi negli ultimi dieci anni, ma ora sembra di essere tornati al 2006.»
Duccio: «Un po’ per la fine del progetto Canadians e un po’ per questioni geografiche e familiari (io vivo a Brescia, Massimo a Milano, Christian e Michele a Verona, e di Vittorio non ho idea), non ci siamo frequentati molto. In realtà, con Christian ci vediamo tre volte all’anno per suonare insieme. La formazione sarà quella che ha registrato “A Sky With No Stars”.»
Vittorio: «Abbiamo quasi tutti i membri originali, eccetto il batterista. In realtà è un sosia muscoloso. Però è simpatico.»

Qual è stata la sensazione nel ritrovarvi in sala prove, con gli strumenti in mano e i pezzi di un tempo?

La copertina di “A sky with no stars”

Massimo: «È stato tutto normalissimo e naturale. Saluti e abbracci dopo secoli senza vedersi, ma poi subito a suonare (con risultati discretamente disastrosi nei primi minuti).»
Duccio: «In realtà è stato più naturale di quanto ci aspettassimo. Non sembravamo persone che non si vedevano da più di dieci anni. Musicalmente sì, forse si sentiva un po’, ma dal punto di vista umano e dell’affiatamento, ho vissuto la prima prova di questa reunion come una delle tante.»
Vittorio: «Il problema è che non uso più la strumentazione dell’epoca, e quindi ho dovuto rifare tutti i suoni, re-imparare le parti etc. È stato un lavoraccio. L’ho fatto solamente perché mi hanno offerto un sacco di soldi ovviamente.»

Cosa vi ha convinti definitivamente a organizzare due concerti proprio a Verona e Milano?

Massimo: «Verona scelta obbligata, è la città dove è nata la band, dove abbiamo sempre fatto le prove (ok, le facevamo a Cellore in realtà, ma era difficile fare un concerto lì), dove ci trovavamo per partire in tour, etc. Milano è una città a cui siamo legatissimi (ci abbiamo fatto mille concerti e soprattutto abbiamo registrato lì il disco che ha dato un po’ una svolta alla nostra carriera).»
Duccio: «Credo che la scelta delle città sia dovuta alla comodità logistica da un lato e dall’altro alla maggiore probabilità di raggiungere il maggior numero di persone che ci ascoltavano all’epoca. Anche se, con grande piacere, ho scoperto che ci sono ancora persone che ci ascoltano oggi.»
Vittorio: «In realtà avevamo fissato New York e Londra, ma poi ci hanno supplicato di farle a Milano e a Verona in cambio di un sacco di soldi, per cui abbiamo accettato.»

Come state preparando gli eventi? Avete in mente una scaletta “best of” o ci saranno anche sorprese?

Massimo: «Li stiamo preparando con un paio di prove al mese da qui a dicembre (alla fine riusciremo a fare una decina di prove in tutto, che son pure poche ma più di così è logisticamente impossibile), sarà sicuramente un best of ma andremo anche a ripescare qualche chicca dal primissimo ep.»
Duccio: «Credo che suoneremo per intero il primo album, con qualche aggiunta presa qua e là.»
Vittorio: «Niente sorprese direi, a parte i soliti fuochi d’artificio, balletti di robot umanoidi e lancio di frattaglie sanguinolente sulla folla urlante.»

C’è la possibilità che questi due live rappresentino non solo un revival, ma l’inizio di una nuova fase per i Canadians?

Massimo: «lo scopriremo solo dopo i concerti. Se avremo ancora voglia di trovarci in sala prove lo faremo, altrimenti ci troveremo per altri motivi (pranzi e cene, direi).»
Duccio: «Non ne abbiamo ancora parlato. Siamo troppo vecchi per pensare a due cose contemporaneamente. Per ora ci concentriamo sul preparare al meglio i live.»
Vittorio: «Certamente! In cambio di un congruo cachet, tutto è possibile!»

Che reazione vi aspettate dal pubblico? Chi sperate di ritrovare sotto il palco?

Massimo: «Io sarei molto felice di ritrovare amiche e amici che non vedo da anni, e farò di tutto per portare anche i miei figli, così vedranno che non suono solo in cameretta. La reazione del pubblico? La stessa del periodo 2005/2011 spero!»
Duccio: «Sinceramente non ne ho idea. Mi aspetto qualcuno della vecchia guardia, sicuramente. Sarebbe molto bello vedere anche qualche ragazzino sotto il palco, ma considerando l’età media che vedo ai pochi concerti a cui vado, sono un po’ pessimista.»
Vittorio: «Mi aspetto reazioni convulse e lancio di indumenti intimi. Solite cose insomma.»

Guardandovi indietro, che ricordo conservate degli anni in cui i Canadians erano in piena attività?

Massimo: «Sicuramente son stati alcuni degli anni più belli e divertenti della mia vita. Suonare con i Canadians ci ha permesso di arrivare in posti che mai avremmo pensato di raggiungere, e per questo sarò sempre grato ai miei compagni d’avventura.»
Duccio: «Beh, ricordi fantastici, chiaro. Ormai sono passati vent’anni, e per come corre il mondo, siamo entrati nel mitologico. Diciamo che abbiamo avuto la fortuna di vivere l’ultimo colpo di coda di una scena che, obiettivamente, oggi non esiste più.»
Vittorio: «Ho i ricordi piuttosto sfocati, dev’essere per via delle medicine che prendevo. Per fortuna ci sono i resoconti dettagliati degli altri membri.»

Com’è cambiato, secondo voi, il modo di fare e vivere la musica indipendente in Italia rispetto ai vostri esordi?

Massimo: «Ti confesso che nell’ultimo decennio ho seguito pochissimo “il modo di fare e vivere la musica indipendente in Italia” quindi qualsiasi risposta sarebbe basata su supposizioni probabilmente infondate.»
Duccio: «Non saprei fare un paragone, visto che sono assolutamente fuori dal giro da parecchi anni.»
Vittorio: «Adesso è molto più facile fare musica , basta avere un laptop, una scheda audio e l’autotune. All’epoca con il due piste della Tascam, dovevi suonare giusto anche se eri marcio. Peccato non essere giovane oggi. All’epoca era difficile emergere, perché c’erano un sacco di artisti bravi, ma ce l’abbiamo fatta e siamo diventati famosi. Meno male. Adesso sarebbe stata ancora più difficile con tutta questa offerta.»

Cosa ascoltate oggi? Ci sono artisti o scene attuali che vi entusiasmano come un tempo?

Massimo: «Io sono in fissa con i The Beths, band neozelandese che ha pubblicato quattro dischi e zero canzoni brutte. Poi negli ultimi anni ho amato alla follia il disco delle boygenius. Parlando di Italia, secondo me la più brava artista italiana dell’ultimo decennio è Adele Altro (ancora mi bullo spesso di aver pubblicato il primo disco di Any Other con l’etichetta Bello Records che avevo messo in piedi con Rossana Savino e Martino Migli).»
Duccio: «Essendo un nostalgico di base, continuo imperterrito ad ascoltare musica che arriva principalmente da oltreoceano, o al limite dall’Inghilterra. Negli ultimi anni, comunque, ascolto davvero tanta roba diversa, anche a livello di generi. Se devo farti due nomi che rientrano nello stile dei Canadians, direi Momma e Wednesday
Vittorio: «Non mi entusiasma la scena attuale. Neanche quella vecchia. Ma è perché sono anziano. Lo sono sempre stato.»

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