Tra passato e presente al Museo Archeologico Nazionale
Venerdì 10 ottobre si terrà un incontro con il fotografo senegalese Abdoulaye Touré, autore della mostra “Guet Ndar. Il mare, la nostra vita”

Venerdì 10 ottobre si terrà un incontro con il fotografo senegalese Abdoulaye Touré, autore della mostra “Guet Ndar. Il mare, la nostra vita”

Il Museo Archeologico Nazionale di Verona si apre al dialogo tra passato e presente, già al centro della mostra “Guet Ndar. Il mare, la nostra vita” del fotografo senegalese Abdoulaye Touré, ospitata nelle sale del Museo stesso fino al 6 gennaio. Proprio Touré sarà presente venerdì 10 ottobre per un incontro con il pubblico, in un dialogo con Alessandra Volpe, storica dell’arte e responsabile della didattica del museo per la società archeologica SAP, che si soffermerà sulle relazioni tra fotografie moderne e gli oggetti preistorici del territorio veronese.
Sarà un’occasione per scoprire o riscoprire il Museo Archeologico Nazionale sotto una lente inedita: l’esposizione del Museo è, infatti, legata a un passato percepito come distante, ma in realtà molto più attuale di quanto si pensi. «L’obiettivo è riunire il nuovo e il vecchio, soffermandoci su alcune tematiche che sono sempre attuali», spiega Volpe. «Nel nostro museo facciamo una vera e propria passeggiata nel tempo, attraversando epoche differenti e scoprendo pian piano cosa ci ha permesso di arrivare fino a oggi, a come siamo ora. E che la preistoria, che è sempre stata considerata qualcosa di molto distante, in realtà non lo è poi così tanto, ma è addirittura moderna.»
Abdoulaye Touré si concentra soprattutto sul mare, le barche, gli elementi quotidiani della vita di una comunità di pescatori del Senegal. Anche questo si riflette negli oggetti esposti nel Museo Archeologico Nazionale, che mostrano come, sin da tempi antichissimi, l’Uomo abbia viaggiato, migrato, si sia spostato per scoprire nuove culture e tecnologie: «Il viaggio è spostamento, conoscere posti nuovi, ma anche migrazione, andare in un altro posto e tornare arricchito di culture nuove, oppure a volte non tornare. Abdoulaye fotografa la barca come mezzo di sostentamento per una comunità di pescatori, ma ci sono anche immagini molto belle di questa barca spinta verso il largo, che può rappresentare il desiderio di un mondo migliore, di un futuro migliore.»
L’incontro con Abdoulaye Touré si svolgerà alle 17.30. Il costo è di 10 € a persona (escluso il biglietto d’ingresso al Museo). L’evento è aperto a tutti, senza limiti di età, con prenotazione obbligatoria entro il 9 ottobre. Per informazioni e prenotazioni, visitate il sito ufficiale del Museo Archeologico Nazionale di Verona.

Abbiamo avuto modo di conversare con il fotografo Abdoulaye Touré a proposito della mostra “Guet Ndar. Il mare, la nostra vita” e degli altri progetti a cui ha lavorato, tra cui una mostra sul cambiamento climatico tenutasi a Este nel 2022.
Com’è nata l’idea di fotografare la comunità di pescatori da cui proviene?
«Io sono figlio di pescatori, e questo progetto è nato in Senegal quando sono andato a fare visita alla mia famiglia e ho visto i miei fratelli che ancora fanno i pescatori. Mi sono detto che questa cosa è sempre uguale e, quando sono venuto a vivere in Italia, mi è venuta voglia di documentarla.»
Come ha lavorato con i soggetti delle foto per mantenere la loro naturalezza?
«Le persone che vedete nelle foto sono i miei fratelli e mio cugino, che lavorano come pescatori. Non è semplice prendere una persona che non conosci e dirle di mettersi in un certo modo, ma se lo fai con una persona che ti conosce, puoi avere la possibilità di fotografarla.»
Ha altri progetti all’attivo, altre mostre?
«Sì, ho fatto una mostra che parla del cambiamento climatico, che si è già tenuta a Este [“Démb Ak Tey“, all’Ex Chiesetta dell’Annunziata di Este nel 2022]. Una serie di ventisei foto che ho scattato in Senegal, non in bianco e nero, ma a colori, che mostrano il livello del mare che sale e i danni che fa alle case. E poi forse porterò “Guet Ndar” all’Institut Fondamental d’Afrique Noire in Senegal. Ho un cugino che lavora lì e mi ha detto che se vorrò potrò mettere in mostra lì le mie foto.»

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