Albert Einstein non è solamente uno dei più grandi scienziati della storia, è diventato una vera e propria icona che nel nostro immaginario rappresenta l’ideale stesso dello scienziato. Attorno alla sua figura sono nate alcune leggende che prendono spunto da episodi reali della sua vita, ma che li distorcono a tal punto da portare ad una narrazione completamente falsa. Oltre ad alcune bufale legate alla sua vita, ci sono anche un gran numero di frasi, sugli argomenti più disparati, che gli vengono erroneamente attribuite.

Molte di queste leggende non sono affatto recenti e circolavano già prima dell’epoca dei social media. Un monito per ricordarci che le fake news sono sempre state tra noi, negli anni recenti è solamente cambiato il modo e la velocità con cui si possono diffondere.

Einstein andava male in matematica

Si tratta senza dubbio della leggenda più diffusa e per questo della più difficile da estirpare. Ci sono varie versioni della storiella: a volte si dice che fu bocciato, altre volte che andava male in matematica. Questo mito viene spesso usato per sostenere l’idea che il sistema scolastico non funziona, oppure che chi va male a scuola può sempre rivelare le sue doti in futuro.

La realtà è ben diversa. Einstein mostrò fin da piccolo una forte propensione nei confronti della matematica. All’età di 12 anni cominciò a studiare da autodidatta analisi matematica e a 14 anni era ormai molto bravo nel calcolo differenziale e integrale. Questi argomenti si studiano attualmente negli ultimi anni di liceo a 17-18 anni.

I suoi risultati scolastici erano così eccellenti che a 16 anni cercò di essere ammesso al Politecnico di Zurigo con un anno di anticipo. Einstein ottenne voti molto alti in matematica e fisica ma non fu ammesso a causa dei risultati insufficienti in altre materie, in particolare francese.

Questo è l’avvenimento da cui nasce il mito riguardo alla sua bocciatura: provò ad entrare all’università in anticipo e non riuscì a causa della sua preparazione incompleta nelle materie umanistiche. A questo punto Albert frequentò un ulteriore anno di liceo e l’anno successivo venne ammesso al politecnico.

Einstein ha inventato la bomba atomica e poi si è pentito

Nel 1939 alcuni fisici ungheresi rifugiati negli Stati Uniti si attivarono per cercare di convincere gli USA a sviluppare la bomba atomica prima che lo facessero i nazisti.

Due di loro, Leo Szilard ed Eugene Wigner, fecero visita ad Einstein e gli spiegarono come alcune recenti scoperte scientifiche avrebbero permesso di costruire bombe di un nuovo tipo, estremamente distruttive. Einstein fino a quel momento era ignaro di questa possibilità per cui l’idea che abbia “inventato” la bomba atomica è completamente infondata.

A seguito di queste iniziative, sempre nel ’39, Einstein firmò assieme ad altri scienziati una lettera per il presidente Roosevelt, sottolineando la loro preoccupazione e mettendo in guardia il presidente sul pericolo che Hitler potesse riuscire a costruire questi ordigni per primo.

Roosevelt istituì inizialmente una commissione per stabilire se era possibile costruire tali bombe, ma con finanziamenti molto limitati. Solo nel 1941, dopo il loro ingresso in guerra, gli Stati Uniti investirono moltissime risorse nel Progetto Manhattan, dedicato allo sviluppo della bomba atomica.

A causa delle sue idee pacifiste e progressiste, Einstein non partecipò al Progetto Manhattan in cui lavorarono molti altri scienziati famosi. Più avanti negli anni Einstein si pentì di aver firmato quella lettera del 1939 e questo fatto ha portato alla creazione del mito dello scienziato che si rivolta contro le sue stesse scoperte.

Per riassumere possiamo dire che Einstein ebbe un ruolo nel fare pressione sul presidente Roosevelt in modo che gli Stati Uniti sviluppassero la bomba atomica prima della Germania. Di certo non la inventò, né partecipò alla sua progettazione.

Citazioni e storielle erroneamente attribuite

Qui entriamo in un campo potenzialmente molto vasto. La fama e l’autorevolezza di Einstein sono state sfruttate e vengono tutt’ora sfruttate nei più disparati campi per dare una maggiore forza ad un messaggio… Se l’ha detto Einstein, chi sei tu per contestare?

Vediamo allora quali sono le più diffuse citazioni falsamente attribuite ad Einstein e scopriamo in che periodo sono nate. Questa informazione è un ulteriore segnale della loro inconsistenza perché vengono citate per la prima volta decenni dopo la morte di Einstein avvenuta nel 1955.

Chiunque è un genio. Ma se giudichi un pesce dalla sua abilità nell’arrampicarsi su un albero, vivrà tutta la vita credendo di essere uno stupido.

Quante volte mi sono imbattuto in questa citazione durante corsi, presentazioni o sui social! Capiamoci, il messaggio è giusto, ci sono diverse forme di intelligenza, non una sola. Ognuno di noi è più portato a sviluppare certi tipi di abilità piuttosto che altre. Tuttavia, non ci sono prove che Einstein disse o scrisse questa frase, le cui prime tracce risalgono solamente al 2004 (vedi questo articolo su quoteinvestigator.com).

Follia è ripetere sempre le stesse azioni più volte e sperare di ottenere risultati diversi.

Sì tratta di una frase dal grande impatto, ma non c’è alcuna prova che sia stata detta dal grande scienziato. In altri casi viene anche attribuita a Benjamin Franklin, Mark Twain o Confucio. La frase compare per la prima volta nel 1981 quando fu pubblicata nel libro “Alcolisti anonimi” utilizzato negli omonimi gruppi di sostegno (vedi Wikipedia: Narcotics Anonymous).

Se le api scomparissero dalla faccia della terra, agli uomini non rimarrebbero più di quattro anni di vita. Niente api, niente impollinazione, niente uomini.

Pare che questa falsa attribuzione sia nata nel 1994 a partire da una protesta degli allevatori di api (vedi questo articolo su www.snopes.com).

La storiella degli stuzzicadenti

Da un po’ di tempo circola sui social una storia di come Einstein avrebbe sfidato dei colleghi che non credevano alle sue teorie a costruire quattro triangoli con sei stuzzicadenti.

Immagine tratta da un post su Facebook che parla di un presunto indovinello posto da Einstein ad altri scienziati.
Immagine tratta da un post su Facebook che parla di un presunto indovinello posto da Einstein ad altri scienziati.

Dopo aver composto la figura di un tetraedro con gli stuzzicadenti avrebbe detto: “Se non sapete usare la terza dimensione, che sperimentate tutti i giorni, come sperate di capire la quarta?”.

L’indovinello è anche carino ma l’aneddoto è completamente inventato. Einstein era rispettato dai suoi colleghi e non avrebbe comunque reagito in questo modo altezzoso nei loro confronti.

Leggendo con un po’ di attenzione si notano un paio di elementi che fanno capire che si tratta di una storia inventata:

  • i comportamenti stereotipati che vengono attribuiti agli scienziati (non abbastanza aperti di mente) e allo stesso Einstein (genio incompreso);
  • la mancanza di qualsiasi riferimento su quando e dove sarebbe avvenuto l’episodio.

Riflessioni finali

Sono un insegnante e mi è capitato più volte di sentir raccontare questi falsi miti su Einstein durante i corsi che ho frequentato. A volte non ho detto nulla per non interrompere il relatore del corso e per non passare per il guastafeste o il contestatore di turno. Trattenersi è però ogni volta più difficile!

In una occasione (un corso on-line per aspiranti docenti) ho, in modo pacato, cercato di spiegare che no, Einstein non andava male in matematica. Il relatore reagì stizzito dicendo: “Be’, ma è lo stesso, era solo per fare un esempio”. A questo punto non replicai ulteriormente per evitare di ingigantire un episodio comunque di poco conto.

Rimase tuttavia in me un malessere, un fastidio, che davanti a molti insegnanti si tenesse un atteggiamento di questo tipo: dare poca importanza al fatto che l’episodio fosse vero o falso, visto che il messaggio era giusto.

Avere l’obiettivo di far capire o spiegare un qualche concetto non ci autorizza a raccontare cose false. Anche se il messaggio finale è positivo, nel rispetto del nostro interlocutore, dobbiamo essere corretti e sostenere le nostre tesi con eventi o dati reali.

Nel mondo attuale non sono solamente i libri e i giornali a diffondere informazioni e notizie, ma tutti noi. Di conseguenza ciascuno deve prendersi la responsabilità di quello che afferma, soprattutto se sta comunicando con molte persone.

Abbiamo gli strumenti per controllare rapidamente se certi fatti sono veri o falsi. Usiamoli ed evitiamo di essere anche noi diffusori di fake news.

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