Un altro viaggio a pedali si è concluso. Il Giro d’Italia 2025, 108° edizione, è stato vinto da Simon Yates (Visma Lease a Bike) davanti a Isaac Del Toro (UAE Team Emirates XRG) e Richard Carapaz (Education First), al termine di una corsa più che mai incerta e divertente, pur priva di un mattatore come lo è stato Tadej Pogačar nel 2024.

Le ventuno tappe che ci hanno portato da Tirana (Albania) a Roma hanno regalato tante emozioni lungo i 3443,3 km totali. Abbiamo scoperto campioni come Isaac Del Toro e Giulio Pellizzari, ritrovato ad alti livelli atleti come Richard Carapaz, Egan Bernal e il vincitore stesso, Simon Yates.

Il Giro 108 ha avuto in Mads Pedersen (Maglia Ciclamino) un cacciatore di tappe straordinario (4 successi) e ha visto la rinascita di un campione come Wout Van Aert, tornato al successo a Siena e poi determinante nel ribaltone finale di Yates nella penultima tappa con Colle Delle Finestre e Sestriere.

Ogni giornata ha lasciato storie ed immagini, con il gran finale che ha visto lo storico passaggio dai giardini di Città del Vaticano dove i 159 ciclisti arrivati in fondo (su 184 partenti) hanno ricevuto la benedizione di Papa Leone XIV. Abbiamo così provato a raccogliere in dieci cartoline, da ogni parte d’Italia (e d’Albania), i momenti più belli e significativi di questa edizione.

Il Landismo rimane in Albania

Il Giro d’Italia 108 parte, per la prima volta, dall’Albania per quella che è la 15° partenza fuori dall’Italia (l’ultima nel 2022 dall’Ungheria). Se da un lato lo spettacolo sportivo si rivela di buonissimo livello – con la volata thrilling tra Pedersen e Van Aert nella prima tappa, la cronometro in cui la Maglia Rosa cambia padrone per un solo secondo da Pedersen a Roglič, con il danese della Lidl Trek che se la riprende con determinazione vincendo la terza frazione – tutto il contorno è decisamente più sottotono.

L’atmosfera intorno alla Grande Partenza del Giro d’Italia in Albania non è quella delle grandi occasioni, complice la contemporaneità con le elezioni politiche nel paese balcanico che ha sottratto attenzione alla Corsa Rosa. Aggiungiamoci anche – come riportato in diversi podcast – l’eccessivo zelo della Polizia albanese che a Tirana (dove si svolgevano prima e seconda tappa) ha impedito, in zona arrivo, con ore di anticipo ogni attraversamento costringendo i cittadini, non proprio entusiasti per usare un eufemismo, a fare km a piedi per tragitti da poche centinaia di metri.

E infatti pochi sono stati gli albanesi a seguire sulle strade il Giro d’Italia, mentre invece tanti stranieri hanno raggiunto l’Albania. Un ulteriore paradosso è legato alle strade: se da un lato si è fatta molta attenzione agli attraversamenti dall’altro non è stata fatta un’ottima segnalazione dei pericoli né la loro messa in sicurezza. Ne fa le spese nella prima tappa Mikel Landa (Soudal Quick Step) con una scivolata in discesa verso Tirana terminata nella conca di un marciapiede. Frattura della vertebra T11 e ritiro per lo sfortunato scalatore spagnolo.

Il tempismo di Plapp e la classe di Ulissi

Il Giro d’Italia 2025 iniziava anche nel segno di una domanda: “Riuscirà l’Italia a tornare a vestire la Maglia Rosa?”. Erano infatti 4 anni che un ciclista italiano non indossava il simbolo del leader della corsa, dalla 5° tappa dell’edizione 2021, ultimo giorno in Rosa di Alessandro De Marchi.

La fuga che si forma all’inizio dell’ottava tappa, da Giulianova a Castelraimondo, accende i sogni italiani. Perché i due atleti meglio piazzati in classifica sono Diego Ulissi e Lorenzo Fortunato (entrambi della XDS Astana). Con il vantaggio dei fuggitivi che rimane di 5 minuti a meno 60 km dall’arrivo la sensazione che possa finalmente concretizzarsi il sogno rosa di un italiano si fa sempre più concreta.

A risvegliare il tifo italiano dal sogno ci pensa l’australiano Luke Plapp (Jayco Alula), che sfruttando la marcatura tra Ulissi, Arrieta (UAE Team Emirates XRG) e Kelderman (Visma Lease a Bike) sulla salita di Montelago si invola in solitaria negli ultimi 46 km. Dietro Ulissi fatica a trovare collaborazione ma arriva al traguardo con quei 5 minuti scarsi di vantaggio sul gruppo Maglia Rosa che gli consentono di indossare per la prima volta in carriera l’iconico simbolo del primato. Un premio alla carriera per il 35enne di Cecina, che scoppia in lacrime quando riceve la notizia che aspettava fin da bambino: sei Maglia Rosa Diego!

La rinascita di Wout Van Aert a Siena

Non deve essere facile essere Wout Van Aert. Il fenomeno belga dalla Visma Lease a Bike, arrivato come un terremoto al ciclismo su strada nel 2018 con un podio incredibile alla Strade Bianche e poi protagonista di una rivalità entusiasmante con Mathieu Van Der Poel nelle Classiche, nel 2025 è stato protagonista di un avvio di stagione complicato e sfortunato.

Mai veramente in condizione e beffato anche nelle giornate in cui una sua vittoria sembrava scritta (vedi Dwars door Vlaanderen e Freccia Del Brabante), Van Aert era comunque uno degli atleti più attesi al via del Giro 108, la sua prima partecipazione alla Corsa Rosa.

Le prime tre tappe in Albania però – complice un’infezione virale – rivelano un Van Aert sottotono: all’ennesimo secondo posto di questa stagione, colto nella tappa inaugurale, segue una cronometro opaca e una terza tappa da dimenticare, con il belga che perde le ruote del gruppo nella salita conclusiva.

Dal sogno di vedere uno dei più forti ciclisti di questa generazione sulle strade del Giro all’incubo di ammirare un suo lontano parente. Nelle prime cinque tappe in Italia Van Aert è sempre lontano dalle posizioni che contano. La 9° tappa però ha in programma le Strade Bianche e l’arrivo in Piazza del Campo a Siena che sette anni prima furono lo scenario del primo capolavoro di Van Aert e che in una calda giornata di maggio riaccendono il suo talento.

Van Aert corre una tappa perfetta, all’attacco, sfruttando l’impeto (e l’inesperienza) di Isaac Del Toro, che quel giorno dà uno scossone alle gerarchie interne della UAE Team Emirates XRG e alla classifica del Giro d’Italia, strappando la Maglia Rosa a Ulissi. Sul muro finale di Santa Caterina la resistenza di Van Aert all’ennesimo scatto di Del Toro è commovente, una volta in cima con grande intelligenza il belga si mette davanti al messicano che non riuscirà più a passarlo. Wout è tornato.

Soave in rosa

Verona ha aspettato con particolare trepidazione l’edizione 108 del Giro d’Italia perché era dal 2022 che la Corsa Rosa non passava nel veronese. La data cerchiata in rosso sul calendario era il 23 maggio e i comuni di Cologna Veneta, San Bonifacio e Soave hanno risposto “presente” a questo appuntamento.

In particolare Soave ha ospitato anche la partenza di tappa del Giro-E (manifestazione parallela al Giro d’Italia per bici elettriche), vivendo il passaggio della Carovana del Giro con il suo corpo di ballo che ha animato l’attesa del passaggio degli atleti.

Le ore che precedono il passaggio della Corsa Rosa sono sempre ricche di emozione, si può sentire sulla pelle l’entusiasmo delle persone di ogni età che aspettano il gruppo: da chi di edizioni ne ha viste tante ai più piccolini, accompagnati dai loro genitori o nonni, che si distinguono con la maglietta o il cappellino rosa.

Passano le macchine degli ospiti e degli sponsor – l’unica occasione in cui si è contenti di essere nel mezzo di un frastuono di clacson – poi l’arrivo dei mezzi d’ordine porta sull’attenti il pubblico: manca sempre meno. E poi in un battito di ciglia arrivano i ciclisti. Nemmeno la rotonda davanti a Porta Verona riesce a rallentarne a sufficienza il ritmo, dopo pochi secondi la strada torna deserta e c’è come un enorme sospiro. Dentro c’è la liberazione di tutta l’emozione accumulata e il desiderio di rivivere ancora una volta questa magia.

Giro d'Italia Maglia Rosa a Soave 2025
Il passaggio del gruppo della Maglia Rosa (Isaac Del Toro) davanti a Porta Verona a Soave. Foto – Donato Cafarelli

Mads Pedersen forza 4

La tappa con arrivo a Vicenza non rimarrà nel cuore degli appassionati veronesi per il passaggio nella nostra provincia ma anche per un finale al cardiopalma, che ripropone il duello della prima frazione tra Pedersen e Van Aert, questa volta sulle pendenze del Monte Berico.

La Alpecin Deceunick lavora nell’ultimo km per Quinten Hermans ma ai meno 400 metri dal traguardo sulla ruota di Edward Planckaert non c’è il suo capitano ma un terzetto composto dalla Maglia Rosa Del Toro, la Maglia Ciclamino Pedersen e Van Aert. La volata è la più bella di questa edizione del Giro perché Pedersen la lancia con coraggio dai meno 250 metri, riuscendo a tenere sempre dietro il rivale belga e staccando nettamente la Maglia Rosa.

Per Mads Pedersen quella di Vicenza è la 4° vittoria al Giro d’Italia, dopo quelle di Tirana, Vlorë e Matera (anche questa ottenuta con una rimonta finale spettacolare). Una prestazione dominante quella del danese – campione del mondo nel 2019 – al Giro, con tanto di 5 giorni in Maglia Rosa.

A Nova Gorica finisce il sogno italiano

Quanti Grandi Giri si sono decisi per dei dettagli? Quante volte da tifosi ci siamo chiesti cosa sarebbe successo se quella caduta o quella foratura non ci fosse mai stata? Il punto di svolta per il Giro d’Italia dei portacolori italiani si materializza in una innocua curva a sinistra nel centro di Nova Gorica, nei chilometri finali della 14° tappa.

Il porfido umido e la sede stradale che si restringe. Basta poco a provocare una scivolata in testa al gruppo. Roglič, Ayuso, Bernal, Tiberi e Ciccone rimangono attardati dalla Maglia Rosa Isaac Del Toro ma di fatto il Giro d’Italia per Giulio Ciccone (Lidl Trek) e di Antonio Tiberi (Bahrein Victorious) finisce lì.

L’abruzzese della Lidl Trek è costretto al ritiro per una lesione muscolare, il ciociaro della Bahrein Victorious soffrirà per tutto il resto della Corsa Rosa a causa dei dolori all’anca che lo faranno sprofondare al 17° posto finale a più di 45 minuti da Simon Yates. Una grande delusione per i tifosi italiani visto che entrambi avevano iniziato il Giro con ambizioni importanti confermate da buone prestazioni nelle prime due settimane.

Una vita da Carlos Verona

Una vita da mediano
Con dei compiti precisi
A coprire certe zone
A giocare generosi

Sempre lì
Lì nel mezzo
Finché ce n’hai stai lì

Nel 1999 Luciano Ligabue descriveva bene il lavoro di quelle persone, quegli atleti nel nostro caso, che stanno nelle retrovie, a collaborare ai trionfi dei più talentuosi compagni di squadra. Il Giro della Lidl Trek, perfetto fino alla 13° tappa, cambia radicalmente a Nova Gorica. Con il ritiro di Giulio Ciccone non rimane che la difesa della Maglia Ciclamino di Mads Pedersen e nelle tappe mosse e di salita tutti i gregari, fino a quel momento sempre “lì nel mezzo”, ottengono via libera.

Ed ecco che nel primo vero tappone di montagna (15° frazione) da Fiume Veneto ad Asiago Carlos Verona indovina la fuga – 43 km in avanscoperta – e va a regalare il 6° successo al Giro 2025 per la Lidl Trek. Per Verona è il secondo successo in carriera, tre anni dopo il primo, che nobilita la carriera di un eccellente uomo squadra da 12 anni, come dimostrato dalle sue prime parole dopo la vittoria: «Abbiamo perso Ciccone ieri. Oggi ho pedalato con lui con la mente e le gambe. Ho spinto con tutto il mio cuore per la squadra».

La doppietta Scaroni-Fortunato

Tra le note negative di questa edizione del Giro d’Italia c’è il numero di vittorie italiane: una sola, quella di Christian Scaroni nella 16° tappa da Piazzola Sul Brenta a San Valentino di Brentonico. Un record negativo che non si verificava dal 2017, quando Vincenzo Nibali vinse a Bormio e – casualità – era sempre la 16° tappa.

La prima tappa della terza settimana del Giro d’Italia 108 è in realtà un piccolo trionfo italiano. Christian Scaroni infatti arriva in parata sul traguardo con il compagno di squadra della XDS Astana Lorenzo Fortunato, mentre terzo arriva Giulio Pellizzari della Red Bull Bora Hansgrohe, diventato capitano dopo il ritiro di Primoz Roglič, partito dall’Albania con ambizioni di vittoria e fermato dalle cadute a Siena e nella ricognizione della cronometro di Pisa.

Per Scaroni si tratta della prima vittoria al Giro, la terza di questa stagione in cui la “volpe di Botticino Sera” sta mettendo in mostra il suo talento. Una vittoria cercata partendo in fuga fin dai meno 143 km al traguardo, in una giornata da tregenda con una pioggia battente sulla corsa che provoca le cadute di Martinelli della VF Group Bardiani CSF Faizané (spaventosa, con l’atleta che scivola in uno strapiombo dal quale viene recuperato cosciente) e Tarling della Inoes Grenadiers.

Sull’ascesa finale di San Valentino, Scaroni e Fortunato sfruttano al meglio la superiorità numerica mettendo in scacco il compagno di fuga rimasto con loro, Jefferson Cepeda della Movistar, e collaborando fino al traguardo dove il vincitore della Maglia Azzurra di miglior scalatore del Giro lascia la vittoria al giovane compagno di squadra, per una foto che rimarrà nei cuori di tutti gli appassionati italiani.

“Valanga” Del Toro a Bormio

Nonostante una vittoria generale sfumata nell’ultima tappa di Sestriere (ci arriveremo), il Giro d’Italia 108 ha rivelato la nuova stella del ciclismo mondiale, il messicano della UAE Team Emirates XRG Isaac Del Toro.

Classe 2003, già vincitore del Tour de l’Avenir (il Tour de France degli Under-23) nel 2023 e quest’anno della Milano-Torino in cima a Superga, Isaac Del Toro conclude questo Giro fedele alla tradizione vitivinicola del suo paese natale di Ensenada, al confine con la California.

Ha mostrato infatti di essere un talento cristallino, dirompente, che con il tempo – come un Barolo pregiato – potrà maturare ulteriormente e, chissà, iniziare ad infastidire i “fantastici 3” Pogačar, Vingegaard ed Evenepoel nei Grandi Giri.

Dopo aver attaccato con coraggio nella 9° tappa degli sterrati di Siena, andandosi a prendere la Maglia Rosa e guadagnato con personalità i galloni di capitano della UAE a scapito di Juan Ayuso con grandi prestazioni a Castelnuovo ne’ Monti e Asiago, a Bormio Isaac Del Toro ha realizzato un capolavoro.

Dopo la mini-crisi della 16° tappa con arrivo a San Valentino, nella successiva frazione con arrivo a Bormio Del Toro ha controllato con autorità, frenando l’istinto e dimostrando una crescita mentale incredibile. Si gestisce quando viene staccato sul Mortirolo, attende sornione sull’ascesa finale di Le Motte prima di scattare a poche centinaia di metri dallo scollinamento per poi lanciarsi come una valanga verso il traguardo di Bormio.

Solo Richard Carapaz riesce a rispondere ma in discesa Del Toro dimostra di avere anche grande padronanza del mezzo dando in una sola curva 20 metri a Carapaz e al fuggitivo Romain Bardet, involandosi verso la prima vittoria al Giro. La prima di tante in futuro, c’è da scommetterci.

Yates e un destino scritto nella polvere

Abbiamo scritto di un nuovo fenomeno, Isaac Del Toro, che però non è riuscito a completare l’opera. Forse poca lucidità nel marcarsi a uomo con Richard Carapaz o forse indicazioni sbagliate arrivate all’ammiraglia. Rimane solo la polvere, dove Simon Yates trova la redenzione dopo 7 anni.

Il britannico della Visma Lease a Bike nella 20° tappa sfrutta alla perfezione la marcatura tra i due latinoamericani, che prendono il Colle Delle Finestre (18 km di salita al 9% medio con 8 km finali su sterrato) a tutta, attaccando prima di Chris Froome nel 2018, che aspettò lo sterrato per mandare KO un Simon Yates che quell’anno era stato padrone del Giro prima di quella 19° tappa.

Nel 2018 Simon Yates prese la Maglia Rosa dopo 6 tappe, ne vinse successivamente 3 (sul Gran Sasso, a Osimo e Sappada) e si presentò alla vigilia delle ultime due temibili frazioni con 28″ su Tom Dumoulin, 2’43” su Domenico Pozzovivo e 3’22” su Chris Froome. Sul Colle Delle Finestre, a 80 km dall’arrivo Froome sferrò il suo attacco entrato nella storia del ciclismo, Yates perse più di mezz’ora.

Non bastò la vittoria della Vuelta a Espana nello stesso anno, quando si parlava di Simon Yates il ricordo non poteva non andare a quella tappa. Il suo trionfo al Giro non poteva allora che materializzarsi così, plasmato dalla polvere del Colle Delle Finestre, con la mano sapiente di un monumentale Wout Van Aert, che esaurita la fuga e raggiunto dal suo capitano, lo ha guidato nel falsopiano tra la fine della discesa del Finestre e l’attacco della salita per Sestriere, facendo lievitare il vantaggio da 1’40” a più di 4 minuti.

Il Giro d’Italia si chiude così. L’ultima cartolina ce la spedisce da Roma Simon Yates, sul podio davanti al Colosseo vestito di un rosa brillante. La polvere non c’è più, solo l’oro del trofeo senza fine, come le emozioni del Giro.

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