Incontro Meloni-Erdogan e l’ipocrisia sulla gestione dei migranti
I due leader si sono incontrati a Roma per trovare accordi commerciali sulle armi e per parlare dei flussi migratori.

I due leader si sono incontrati a Roma per trovare accordi commerciali sulle armi e per parlare dei flussi migratori.
“Abbiamo parlato anche della cooperazione in ambito migratorio che sta funzionando molto bene e che ha portato in questi anni all’azzeramento delle partenze di immigrati irregolari dalle coste turche”
Queste sono le parole che Giorgia Meloni ha pronunciato durante la conferenza stampa che si è tenuta martedì, dopo l’incontro tra la Presidente del consiglio e il presidente turco Erdogan, a Villa Pamphilj a Roma.
Parole che esprimono un giudizio positivo sul lavoro fatto dal governo turco ma che probabilmente considera solo degli aspetti numerici senza tener conto della gestione delle persone migranti all’interno di un Paese governato in maniera autoritaria da Erdogan stesso.
Un Paese che ha visto di recente l’arresto di molte persone per motivi politici, il più eclatante quello di Ekrem Imamoglu, ex sindaco di Instabul e principale avversario di Erdogan nella corsa alle presidenziali. Arresti che hanno portato la popolazione turca a protestare in massa nelle strade e nelle piazze, contestando la politica dittatoriale di Erdogan in questi undici anni di Presidenza. Arresti e proteste che hanno portato ad un indebolimento politico dell’attuale Presidente, gli ultimi sondaggi danno Imamoglu favorito con oltre il 60% di preferenze.
L’ex Presidente del Governo italiano, Mario Draghi, ha definito Erdogan un dittatore e Giorgia Meloni stessa, mentre era all’opposizione, chiese che venisse revocato alla Turchia lo status di paese candidato all’ingresso all’interno dell’Unione Europea.
Martedì invece il clima era estremante cordiale, di collaborazione e, appunto, di ringraziamenti per il lavoro svolto per l’azzeramento della partenza dei migranti dalla Turchia verso l’Europa.
Ringraziamenti e giudizi positivi che sembrano fermarsi solo alle apparenze, cioè ai numeri, ma dato che i migranti sono persone che scappano da guerre, dittature e fame, è necessario non fermarsi ai numeri. È necessario capire perché questi numeri ci dicono che sono calate le partenze dalla Turchia e non solo. Non farlo significherebbe credere che i Memorandum, gli accordi che vengono fatti dall’Unione Europea con la Turchia e con i Paesi Nordafricani, siano accordi giusti, fatti bene e che stanno dando dei buoni risultati.
I risultati di questi accordi sono tutt’altro che positivi, a partire dal primo accordo firmato proprio con la Turchia nel 2015. L’accordo tra l’Unione Europea e Erdogan fu firmato mentre erano in corso la guerra civile in Siria e le violenze dell’esercito del dittatore siriano Bashar al Assad. Guerre e violenze che portarono alla fuga in massa del popolo siriano verso l’Europa, passando appunto dalla Turchia. Un viaggio tragico che portò alla morte di oltre 800 persone, tra cui moltissimi bambini. Ricorderete le immagini di un bambino morto, sdraiato sulle rive di una spiaggia, con addosso la sua maglietta rossa: Quel bambino si chiamava Alan Kurdi e aveva solo 3 anni. Alan morì in quella fuga di massa dalla Siria verso l’Europa, una di quelle fughe che gli accordi, di cui si compiace Giorgia Meloni, vogliono impedire.
Accordi che non vogliono impedire altre stragi, ma servono solo ad ostacolare le persone che scappano da guerre, dittature e dall’impossibilità di poter costruire un futuro nei loro luoghi di origine.
Anzi, al contrario, questi accordi favoriscono queste tragedie, ne sono la prova le continue stragi nel Mar Mediterraneo, nella tratta della Canarie e lungo le rotte balcaniche.
Numero di morti che continuerà a crescere fino quando esisteranno questi accordi che l’Europea ha fatto e continua a stipulare, con i vari Paesi del Mediterraneo.
Dopo quello del 2015 con la Turchia, nel 2017, l’Italia, firmò l’accordo con la Libia. In questo accordo l’Italia garantisce allo stato libico, anno dopo anno, aiuti economici per comprare motovedette più veloci per riprendere in mare i migranti in mare, soldi per costruire i centri di detenzione per migranti, centri in cui avvengono continui atti di tortura e violazioni dei diritti umani, luoghi definiti lager da Papa Francesco.
Accordi fatti successivamente anche con la Tunisia, Paesi in cui è documentata una tratta di essere umani tra la Polizia tunisina e quella libica per deportare i migranti nei lager libici. Tratta umana che fa calare il numero di persone che partono dalle coste tunisine verso l’Europa.
Quindi, ringraziare ed esprimere giudizi positivi, così come ha fatto Giorgia Meloni, non è solo improprio, ma è anche ipocrita perché non tiene volutamente conto delle violenze citate, dell’esistenza dei lager e delle tratte di essere umani. Ringraziamenti che non tengono conto delle parole di Papa Francesco che durante il suo papato ha più volte chiesto ai governi politiche più umane e giuste nei confronti dei migranti.
Richieste che tenevano conto dei numeri di morti in mare, di uomini, donne a bambini in fuga da guerre, dittature e dalla fame, parole che tenevano conto della continua violazione dei diritti umani. Parole e richieste rimaste inascoltate.
Mentre scrivo questo articolo giunge la notizia che sono stati trovati cinque cadaveri non distanti da Lampedusa e altri otto a bordo di un’imbarcazione al largo della Tunisia, tutti migranti. Tredici cadaveri in un solo giorno, tredici morti che si sommano agli oltre 31mila degli ultimi dieci anni di cui si ha certezza.
Numeri che sono maggiori per storie di uomini, donne e bambini di cui non si è mai saputo nulla. Morti che continueranno ad aumentare fino a quando si continueranno a fare accordi volti ad ostacolare i migranti, piuttosto che accordi per creare corridoio sicuri e umani.
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