Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge delega per il ritorno del nucleare in Italia, definito come sostenibile. La delega stabilisce che il governo adotti, entro 12 mesi, una serie di decreti legislativi per regolare in modo organico l’intero ciclo di vita di questa nuova iniziativa attraverso l’elaborazione di un Programma Nazionale sul Nucleare.

Un programma ad ampio spettro, illustrato nella relazione tecnica di accompagnamento, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica al 2050, comprende:       

  • la sperimentazione, localizzazione, costruzione ed esercizio dei nuovi impianti
  • la  fabbricazione e riprocessamento del combustibile con una visione di economia circolare
  • la disattivazione e smantellamento degli impianti esistenti
  • la gestione dei rifiuti e del combustibile esaurito
  • la ricerca, lo sviluppo e l’utilizzo dell’energia da fusione
  • l’istituzione di una Autorità indipendente per sicurezza, vigilanza e controllo.

La delega prevede anche la formazione di nuovi tecnici e specifiche figure professionali.

I soddisfatti

Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria: «Crediamo fermamente che il ritorno al nucleare rappresenti una scelta strategica […]  È il momento di collaborare con le categorie economiche e sindacali per sensibilizzare l’opinione pubblica sul cambiamento e dimostrare come i piccoli reattori modulari offrano maggiore sicurezza e un impatto territoriale significativamente ridotto rispetto alle grandi centrali del passato».

Adolfo Urso, Ministro del Made in Italy: «Il nostro obiettivo è sviluppare in Italia i reattori di nuova generazione basati sulla fissione». Per quanto riguarda la fusione, aggiunge: «Rappresenta una prospettiva rivoluzionaria, ma le sfide tecnologiche restano significative e la ricerca è ancora in una fase meno avanzata».

Con alcune importanti precisazioni, Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera per FdI, dichiara: «Per l’Italia è meglio essere all’avanguardia nella fusione piuttosto che rimanere indietro con la fissione. Tuttavia, sappiamo già che né la fusione né i mini-reattori a fissione saranno disponibili prima del 2040. Almeno la fusione è chiara nel suo funzionamento, mentre la microfissione (gli SMR, ndr) resta poco comprensibile. Spero che la fusione arrivi prima».

Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, sottolinea: «Il panorama dell’energia nucleare, sia attraverso la fissione nel medio termine (dal 2035) che con la fusione (intorno al 2050), ci proietta verso un futuro realizzabile».

Tutto chiaro? Obiettivo veramente raggiungibile? 

Come emerge chiaramente dalle dichiarazioni delle forze politiche di maggioranza e degli operatori economici, l’entusiasmo e le aspettative si concentrano su due fondamentali reazioni nucleari: la fissione, già conosciuta e impiegata fin dagli albori dell’energia nucleare, e la fusione, una tecnologia ancora in fase di sviluppo.

PNIEC 2024 sviluppo generazione nucleare in Italia

Tale visione ha guidato la stesura del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), trasmesso a Bruxelles per approvazione nel settembre 2024. L’obiettivo è raggiungere entro il 2035 una capacità nucleare operativa di 0,4 GW, tramite una minicentrale a fissione, e arrivare a 7,6 GW entro il 2050, includendo una quota di energia prodotta attraverso la fusione nucleare.

Tale programma è veramente conveniente? Realizzabile nei tempi previsti?

Fissione nucleare, è economica?

Quando si parla di reattori a fissione, ci si riferisce ai SMR (Small Modular Reactors), versioni in scala ridotta dei tradizionali reattori nucleari. La loro potenza massima è di circa 300 MW, una cifra tutt’altro che trascurabile se consideriamo che la centrale nucleare di Trino Vercellese aveva una potenza di 270 MW.

Schena reazione nucleare di fissione

L’entusiasmo per i reattori modulari SMR nasce principalmente dal fallimento dei progetti legati ai reattori convenzionali, caratterizzati da dimensioni cinque o dieci volte superiori.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), a livello globale sono in fase di sviluppo oltre 80 tipologie di SMR. Attualmente, solo due reattori SMR sono operativi: il russo Klt-40S da 70 MW, in funzione dal 2019 come motore di un rompighiaccio, e l’HTR-PM cinese da 210 MW, entrato in servizio nel 2021. Altri quattro sono in costruzione: due in Cina, uno in Russia e uno in Argentina.

Non esiste ancora un prodotto SMR commerciabile, affidabile e sostenibile dal punto di vista dei costi.

Due rilevanti progetti sono stati recentemente cancellati a causa dei costi troppo elevati: NuScale nello Utah (USA), che prevedeva sei reattori SMR da 77 MW, e Nuward, il progetto francese avviato nel 2019 per una minicentrale con due reattori da 170 MW, il cui lancio era previsto per il 2030.

Fusione nucleare, oggetto misterioso

La fusione nucleare è una reazione che avviene tra due isotopi dell’idrogeno, il deuterio e il trizio. Quando si raggiunge una temperatura di circa 200 milioni di gradi in forma di plasma, si genera elio, accompagnato dall’emissione di un protone e una significativa quantità di energia. Questa energia dovrebbe superare quella necessaria per avviare e sostenere la reazione.

Schema reazione nucleare di fusione

Attualmente, lo sviluppo della fusione nucleare si trova ancora in una fase sperimentale di laboratorio. Gli scienziati sono impegnati nel tentativo di avviare la reazione, un processo che finora è stato possibile solo per brevissimi istanti: di conseguenza, il combustibile per la fusione nucleare non è ancora stato realizzato.

Superata con successo questa fase, sarà fondamentale sviluppare la capacità di controllare la reazione, ossia determinare come mantenere la fusione stabile e sotto controllo, rifornire costantemente il plasma con nuovo combustibile ed eliminare i suoi residui. Inoltre, sarà necessario garantire la produzione continua di Trizio, un elemento che non si trova in natura.

Una volta raggiunti gli obiettivi precedenti, sarà necessario concentrarsi sulla costruzione del reattore vero e proprio, l’elemento fondamentale capace di catturare l’energia generata dalla fusione e convertirla in energia elettrica. Questo richiederà lo sviluppo di materiali innovativi, attualmente inesistenti, in grado di resistere alle estreme sollecitazioni termiche e neutroniche trasmesse dal plasma.

Secondo Danilo Pacella e Fabrizio Bonemazzi, tecnici con quarant’anni di esperienza di alto livello nel settore della fusione e delle energie rinnovabili, tutte le attività legate alla fusione nucleare rappresentano oggi un fenomenale campo di ricerca per la fisica, uno stimolo per lo sviluppo di strumentazione diagnostica avanzata, nuovi materiali e soluzioni ingegneristiche. Tuttavia, sono molto difficilmente un’opzione per la produzione di energia, almeno nel corso di questo secolo.

Il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, durante la sua audizione alla Camera dei Deputati, ha dichiarato: «Attualmente, i costi dell’energia solare sono nettamente inferiori rispetto a quelli del nucleare. Nelle città ci sono ampi spazi inutilizzati dove è possibile installare impianti, così come nelle campagne attraverso l’agrivoltaico» ha sottolineato Parisi. «I costi del nucleare sono cresciuti, principalmente a causa delle stringenti regolamentazioni sulla sicurezza, senza contare che in Italia rimangono irrisolti problemi come il deposito dei rifiuti, questione di cui si discute da anni».

Foto da Unsplash di Johannes Plenio

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