L’era dei Fab 2 è iniziata. Jannik Sinner si è aggiudicato il torneo di Flushing Meadows l’ultimo Major della stagione, dopo aver vinto quello d’esordio in Australia. Con la complicità del rivale Carlos Alcaraz, capace di primeggiare a Wimbledon e al Roland Garros, non ha lasciato nulla agli altri rivali. Era l’inizio gli anni 2000 quando vennero i Fab 4, composti da Roger Federer, Rafal Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray. Perso quasi subito quest’ultimo, il dominio dagli altri tre campioni è stato pressoché totale, fino ad ora.
Dopo anni in cui lo si attendeva e non arrivava mai, assistiamo dunque al definitivo ricambio generazionale. Sinner e Alcaraz, nemmeno ventiquattrenni, hanno preso in mano il tennis mondiale. E promettono di dominarlo a lungo.

Il percorso di Sinner a New York

L’atleta italiano, capace con questa vittoria di registrare ulteriori e innumerevoli record, era arrivato sui campi del Queens con le tante scorie ereditate dalla vicenda doping. Pur agevolato in principio da accoppiamenti piuttosto semplici, non era scontato che Sinner potesse avanzare nel torneo, proprio per una condizione psicologica non ottimale.

Eppure, non brillando, ma crescendo di giorno in giorno, il nostro portacolori è sopravvissuto alla prima settimana per poi scatenarsi nella seconda. Spazzato via uno degli idoli di casa Tommy Paul, Sinner ha effettuato il proprio personale capolavoro contro Daniil Medvedev ai quarti di finale. Il match, da tutti definito strano per andamento, ha dimostrato la raggiunta maturità dell’italiano e la sua superiorità a livello mondiale sui campi veloci. L’azzurro ha vinto utilizzando armi diverse rispetto allo sfavillante inizio di stagione in cui ha espresso un tennis sopraffino. Solidità, infatti, è la parola chiave del Sinner di questo fine estate. Sornione, letale nei momenti importanti, lucido a livello tattico, a partire dal servizio. In una parola sola: maturo, un vero numero uno.

Il prevedibile epilogo

Tali considerazioni hanno avuto conferma anche nella partita successiva contro il compagno di doppio Jack Draper, Il britannico ha disputato una delle migliori gare della sua giovane carriera almeno per i primi due set. Non ha dato ritmo a Sinner, ha giocato profondo e mettendo a segno svariati vincenti. Si è preso i giusti rischi, non è mai uscito di testa nell’affanno di stare al passo. Ha fatto, insomma, tutto quello che poteva fare. Eppure l’altoatesino ha vinto in tre set, dimostrando una completezza ineguagliabile e una superiorità evidente più che appariscente. Nel tennis, quando accade questo, significa che sei forte sul serio.

Contro Taylor Fritz in finale il copione è stato quello che si poteva prevedere. L’americano, in affanno fin dal primo game del match, non è mai stato capace di prendere le redini del gioco o di dare la sensazione di poter ribaltare le sorti dell’incontro. Ennesimo 3-0 per il nostro portacolori che, per effetto dei risultati raggiunti, chiuderà la stagione al primo posto mondiale con ampio margine sulla nutrita concorrenza.

Gli avversari, il borsino

Già, la concorrenza. Alcaraz è quello che tiene il passo, che ha dimostrato di poter anche aver qualcosa di più di Sinner in diverse occasioni e, in primis, sulla terra rossa. Però, occorre rilevarlo, la gestione psicofisica dell’atleta non è stata così virtuosa come accaduto per Sinner (onore a lui e al proprio staff che non ha mai fretta). Lo spagnolo è il massimo talento tennistico, ma ha un’emotività e un’esuberanza non facilmente arginabili. Un bene in campo, il più delle volte, un difetto invece quando c’è da programmare una carriera. Dalle interviste si colgono sintomi di burnout, fisiologico data la incredibile precocità dei suoi successi. Speriamo che sappia recuperare il miglior equilibrio perchè è lui il grande rivale di Sinner.

Per quanto riguarda Novak Djokovic il discorso è diverso. Quest’anno aveva l’obiettivo dell’oro olimpico ed è straordinario pensare che lo abbia raggiunto dopo una stagione problematica a livello di infortuni, senza nemmeno un torneo vinto (tranne appunto quello olimpico). Mai dare per finito il serbo, ma è evidente che nel futuro potrà competere solo per singoli allori e non per la classifica generale.

Alexander Zverev sarebbe un cliente molto pericoloso, ma è un atleta ormai maturo che difficilmente potrà farci vedere qualcosa di diverso. Gli è sempre mancato qualcosa per arrivare in cima. Potrà forse concretizzare di più nei major, potrà mettere insieme una stagione di gran spessore, ma il miglior Sinner di oggi è una spanna sopra alla miglior versione del tedesco ammirabile.

Un discorso simile può valere anche per Medvedev, forse più capace di primeggiare nei tornei importanti rispetto al tedesco, ma con il tallone d’Achille di non essere un polivalente assoluto. Gli altri giovani? ce ne sono tanti, ma tutti, per un motivo o per l’altro stanno percorrendo strade più tortuose e non hanno ancora dimostrato di poter ambire alla top 3.
La differenza tra loro e Sinner è nella mentalità, nella capacità di avvalersi dei giusti collaboratori, nel fare scelte opportune e sagge. Non sono elementi di poco conto.

Cosa può migliorare Sinner

Difficile trovare dei difetti alla stagione realizzata da Sinner (solo cinque sconfitte). Di sicuro, però, continuerà a lavorare per migliorarsi. Gli elementi principali, al di là dell’aspetto fisico, potrebbero essere:

a) aumentare ulteriormente la variabilità del suo tennis, la possibilità di giocare match con spartiti diversi. Il passo avanti fatto quest’anno è stato notevolissimo, ma non completo;
b) migliorare l’inizio gara. Sinner, lo ha dimostrato più volte, soffre un pò l’inizio gara, specie nei propri primi turni di servizio. Difficile capire se siano circostanze anche fortuite, ma era un tallone d’Achille molto evidente negli anni scorsi, reso allora meno gestibile da un servizio immaturo;
c) il servizio. La crescita nella battuta che l’italiano ha avuto quest’anno è stata netta, impensabile prevederla così rapida. Questo trasferisce la sensazione che l’altoatesino abbia ulteriori margini di crescita per diventare anche uno specialista nel fondamentale;
d) il gioco a rete. Qua è più una questione di confidenza, di numero di accadimenti che gli permettano di acquisire esperienza in campo in situazioni agonistiche, migliorare il tocco, sentirsi in zona di confort anche vicino rete. Tra due, tre anni, ci stupirà.

Peccato oscurare gli altri italiani

L’ascesa di Sinner ha in parte oscurato a livello mediatico la straordinaria stagione di diversi altri azzurri che, dietro al numero uno, stanno evidenziando quanto eccezionale sia questa fase del tennis italiano.

Jasmine Paolini ha fatto due finali major, è diventata numero 5 al mondo, ha vinto un’oro olimpico in doppio con Sara Errani, capace a sua volta di vincere a New York nel doppio misto con Andrea Vavassori. Lorenzo Musetti è tornato tra i top 20 e ha portato a casa un bronzo nel torneo individuale di Parigi 2024. Nel frattempo, Flavio Cobolli, Matteo Arnaldi e Luciano Darderi stanno crescendo di giorno in giorno e sono ampiamente nei top 50. Senza poi dimenticare Matteo Berrettini che, se farà una stagione priva di guai (condizionale d’obbligo), tornerà tra i 15.

Il tennis italiano, che da decenni non aveva nemmeno più lacrime per piangere, salvo gli acuti di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta e Roberta Vinci, oggi è il modello di riferimento a livello mondiale. Questo, va precisato, a prescindere dal fenomeno Sinner, un atleta che, proprio per la sua eccezionalità, esula da ciò che un movimento può programmare.

Ora il riposo

Dopo una stagione, pur non ancora terminata, così densa a livello sportivo ed extra sportivo, Jannik deve trovare il tempo per riposare la testa più che il fisico (a New York è apparso in forma migliore rispetto agli avversari). Il primo posto ATP messo al sicuro virtualmente, se non a livello matematico, suggerirebbe una pausa. Giocare un paio di tornei prima delle Finals e delle possibili finali di Coppa Davis potrebbe essere un buon epilogo di stagione, lasciando agli altri le fatiche di giocare ancora su molti fronti. Sinner e il suo staff, in questo senso, sapranno identificare il programma più idoneo. Sempre e comunque con uno stile inconfondibile, pacato e determinato. Dovrebbe essere la normalità, è l’eccezione.

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