Non passerà certo agli annali l’attuale stagione europea delle squadre italiane. Giunti agli ottavi di finale, solamente una ha guadagnato l’accesso ai quarti. Tutte le altre, chi prima e chi dopo, hanno dovuto mestamente alzare bandiera bianca. La prima ad abbandonare le competizioni è stata l’Inter, attualmente prima nel nostro campionato, eliminata già nel girone preliminare di Champions League. La formazione nerazzurra di Antonio Conte è finita addirittura ultima, mancando anche l’accesso all’Europa League dalla cosiddetta “porta di servizio”, ancora di salvataggio che viene garantita a chi si classifica al terzo posto. La pesante dèbâcle ha, purtroppo, trovato la sua consacrazione nel recente turno che ha visto eliminare tutte le altre, con la Roma unica superstite. In Champions League Juventus, Atalanta e Lazio si sono arrese rispettivamente a Porto, Real Madrid e Bayern Monaco e in Europa League medesima sorte è toccata al Milan contro il Manchester United mentre il Napoli si era arreso già nei sedicesimi agli spagnoli del Granada.

Davanti a un panorama di questo tipo, inutile girarci intorno. Ci troviamo davanti a un vero e proprio fallimento, per certi versi annunciato, dove i numeri ne sono chiara testimonianza. L’ultima italiana a vincere una Champions, infatti, è stata l’Inter nel 2010 mentre se guardiamo l’Europa League, per trovare una nostra formazione dobbiamo tornare indietro fino al 1999 con il Parma, preceduto l’anno prima dall’Inter di Ronaldo, vincitrice in finale contro la Lazio. Identificare le ragioni di tutto questo non è facile. La crisi parte probabilmente da molto lontano ovvero da un impoverimento tecnico che si è via via accentuato con il passare degli anni. Paghiamo, inoltre, anche una differenza di ritmo che in Europa appare decisamente superiore rispetto a quello che si vede settimanalmente sui campi di casa nostra.

Trovare la medicina non è semplice. Sicuramente serve trovare qualche soluzione per cercare di ripartire e tornare competitivi, condizione sine qua non per poter nuovamente ambire alla conquista di qualche trofeo. Senza dubbio bisogna tornare a investire sui vivai senza farsi attrarre dall’ansia di vincere che spesso porta a cercare giocatori affermati, i cui lauti stipendi comportano importanti esborsi finanziari spesso non bilanciati dal raggiungimento di altrettanti obiettivi sportivi sul campo. In Italia, inoltre, siamo troppo attenti alla tattica supportata da assai poca lungimiranza mentre all’estero avviene proprio il contrario. Per cercare di cambiare radicalmente questa pericolosa inerzia serve dare una svolta abbandonando la strada intrapresa in questi ultimi anni. Quanto fatto vedere dall’Atalanta può essere una valida alternativa. Davanti ai “galacticos” non c’è stato nulla da fare ma quello che ci ha fatto vedere in questi anni la squadra di Gasperini può rappresentare l’esempio da seguire. Servono soldi, sicuramente, ma anche un pizzico di pazienza, per non lasciare spazio all’ansia da risultato. In questo caso sarebbe come cadere in un nuovo errore e come si sa, errare è umano ma perseverare è diabolico.