Quando nel calcio le cose non funzionano, si sa, a pagare è sempre l’allenatore. È una banalità assoluta in stile “il nuoto è uno sport completo” e “qui una volta era tutta campagna”. Non di meno, è un cliché sempre rispettato. Quando si vuol dare uno scossone, risvegliare dal torpore un ambiente su cui si sono addensate troppe nubi nere di negatività, i presidenti non trovano niente di meglio da fare che dare il benservito al tecnico. Fa parte del mestiere.

Il caso dell’Hellas e di Gabriele Cioffi è stato emblematico. L’allenatore toscano si è trovato a dover gestire una squadra senza punti di riferimento, uno spogliatoio se non ostile forse perplesso, un ambiente completamente sfiduciato. La magia di rimettere in piedi il gruppo e di trovare un gioco efficace non gli è riuscita, e quindi l’esonero ci può stare, ma le colpe – lo si è detto e stradetto – non sono certo sue.

Il dizionario del diesse Marroccu

La brutta piega di questa stagione è partita da quella ormai celebre intervista di presentazione in cui il direttore sportivo Marroccu, giunto a sostituire D’Amico, si è presentato a città e giornalisti. In quell’occasione i timori serpeggiavano, c’era nell’aria un curiosamente immotivato sospetto di smobilitazione, ci voleva qualcuno che tranquillizzasse la piazza o che per lo meno parlasse chiaramente. E invece è arrivato Francesco Marroccu.

Fino a quel momento la piazza si era fatta poche illusioni. Il metodo Setti ormai lo si conosce bene: scommessa, salvezza, plusvalenza, rendita, altra scommessa. Un circolo virtuoso fino a quando le cose funzionano senza intoppi, ma che certamente non si può vendere come un progetto. Basta chiedere a Juric.

Il diesse sardo invece è arrivato con la sua scelta lessicale infallibile: Caprari? Incedibile. Cioffi? Predestinato. La chiave della stagione? Mantenere l’identità. Si potrebbe continuare ma il senso è chiaro: Marroccu ha un dizionario tutto suo. 

“Incedibile” nel lessico del diesse sardo significa “più caro” (salvo poi essere ceduto in prestito). Sul concetto di “identità” basta mettersi d’accordo, c’è chi pensa che l’identità del Verona sia continuare a vincere scommesse azzardate, ci sta. Anche sul “predestinato” il diesse è inattaccabile: il destino del capro espiatorio è sempre già scritto.

Cioffi è andato, il caos resta

Cioffi ha tenuto il cerino in mano per qualche settimana, ha avanzato qualche richiesta, ha mandato qualche velata frecciatina, ma nel complesso il suo lavoro da parafulmine lo ha fatto abbastanza bene. Se fosse riuscito nell’impresa di portare anche a casa qualche punto in più sarebbe stato perfetto. E invece…

Di solito, però, un esonero ha la funzione di fare tabula rasa, tirare una linea sul passato della stagione e ripartire con un volto nuovo, idee nuove, stimoli nuovi. L’esonero di Cioffi invece è stato gestito in una maniera così caotica e improvvisata che ha avuto l’effetto opposto a quello sperato: ha riportato al centro della scena quella confusione assoluta che aveva contraddistinto l’inizio del campionato del Verona. Il messaggio giunto da via Olanda è il seguente: Cioffi è andato, i problemi restano qui.

Pantomima Lopez, speranza Bocchetti

Una volta sollevato il mister dall’incarico infatti il circo è ripartito. Marroccu ha chiamato  subito il suo pupillo Diego Lopez, allenatore uruguayano fresco di esonero dall’Universidad de Chile che lo stesso diesse si è portato ovunque, sin dai tempi di Cagliari, quasi sempre con risultati eufemisticamente non esaltanti.

Diego Lopez è arrivato a Verona e le cose parevano fatte, poi un altro colpo di scena: forse la squadra, certamente la piazza, pare anche il presidente Setti, ricevono il nome di Lopez con perplessità. Meglio puntare su Bocchetti: conosce lo spogliatoio, ha seguito il lavoro di Juric e di Tudor di cui è stato secondo, è apprezzato dal club.

Check, check, check.

Peccato non abbia il patentino necessario per allenare in Serie A, ma nulla che non si possa risolvere con una deroga o un prestanome, alla fine siamo pur sempre in Italia.

Forse in queste ore arriverà l’ufficialità e il Verona finalmente avrà il suo allenatore, a cui ovviamente va il nostro più sentito in bocca al lupo, e che tutti ci auspichiamo possa portare l’Hellas alla quarta salvezza consecutiva. Ma se in campo Bocchetti potrà certamente fare bene, non si commetta l’errore di delegare a lui il compito di coprire coi successi i problemi del club.

Se dalle parti di via Olanda servissero dizionari, il tifoso dell’Hellas non teme barriere linguistiche: è “born to tribular”, basta parlare chiaro. La sofferenza non è un problema, l’approssimazione sì.

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