Questa sera, nell’ambito della quinta giornata dell’Extra Sci-Fi Festival giunto alla sua terza edizione, è in programma, al Cinema Teatro Nuovo di San Michele Extra (Verona), Mars Express.

Il film di Jérémie Périn, in concorso al Festival, fin dai primi minuti non nasconde la propria ambizione. Se da un punto di vista prettamente visivo lo sforzo produttivo è evidente (d’altronde dietro c’è lo studio Je Suis Bien Content di Persepolis) anche sul lato della narrazione i riferimenti sono lampanti e soprattutto importanti: Blade runner, Terminator 2, Ghost in the Shell. Il noir si mescola con lo sci-fi mediante un world building che tiene testa ai grandi film d’animazione della tradizione francese, su tutti quelli di René Laloux.

La natura prettamente derivativa di Mars Express però non è assolutamente un limite, dato che le solide basi di partenza sono utili a delineare un mondo il cui futuro cyberpunk è già andato oltre al platform capitalism, neutralizzando quindi ogni forma di speranza nell’umanità.

Futuro prossimo o già realtà?

Siamo nel 2200 e il confine tra cloni, robot ed essere umano non esiste più. Aline Ruby, investigatrice privata, è sulle tracce di una studentessa accusata di aver manomesso un robot. L’incarico apparentemente semplice, come nei noir che si rispettano, si rivela essere un tunnel senza luce. La premessa narrativa dà modo a Jérémie Périn di esplorare ed elaborare il concetto di immagine nel futuro, anche se in realtà l’evoluzione che sta prendendo in questi ultimi mesi l’intelligenza artificiale non è poi così distante da quella designata in Mars Express.

Il trailer di Mars Express

Il divenire tecnologico in atto, che porta sempre più a una visione del mondo virtualizzato, mostra come nel futuro prossimo l’asservimento macchinico ci consegna a una dimensione esistenziale sempre più algoritmica. L’annullamento del non digitale e, come direbbe Gilles Deleuze, del “pensiero del fuori” è mostrato egregiamente in Mars Express , dove l’intuizione umana – perciò non generata da dati – provoca un cortocircuito distruttivo. La veridicità delle immagini – e il pensiero di Périn è già chiaro fin dalla prima sequenza – è ormai un concetto utopistico, avulso da ogni responsabilità socio-culturale.

La struttura orizzontale del mondo di Mars Express si bilancia con quella verticale nella narrazione, che partendo da un dato (la ricerca di una fuggitiva) risale pian piano la catena del potere arrivando a una soluzione finale quanto mai ancorata al passato/presente e futuro: colpa e responsabilità rispondono solo alle logiche del capitale.

Pessimista? Certo. Umano? Senz’altro.

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