Sharing is caring”: condividere significa “prendersi cura”. Prendersi cura di sé stessi, degli altri e della città. Il passaggio dalla proprietà alla condivisione dei mezzi di trasporto è un tassello decisivo e non eludibile della necessaria trasformazione urbana nel segno della sostenibilità. È un tassello decisivo per l’efficienza e la flessibilità che solo veicoli condivisi (dunque, in sharing) possono fornire all’utente.

Ed è un tassello ineludibile, perché – giustamente – i cittadini non vogliono limitarsi ad ascoltare prediche su quanto è bello utilizzare il trasporto pubblico o su quanto fa bene muoversi in bicicletta. Pretendono invece dall’Amministrazione comunale un servizio “completo”, che si possa rivelare complessivamente più efficiente rispetto all’utilizzo in città di una vettura privata. Di questo servizio fanno necessariamente parte:

– il miglioramento del trasporto pubblico, finalmente avviato dall’attuale Amministrazione nei modi possibili dati i vincoli esistenti, quindi con la partenza dei cantieri della filovia, con l’acquisto di alcuni autobus elettrici e con la partenza sperimentale di nuovi interessanti servizi (come il bus a chiamata in alcuni percorsi ed orari);

– il potenziamento della rete ciclabile in città, anch’essa avviata con energia in particolare nell’ultimo anno;

– la disincentivazione del parcheggio di superficie dei non residenti in centro e nelle zone limitrofe, timidamente avviata con alcuni aumenti del relativo costo;

– la disincentivazione economica dell’accesso al centro con l’auto privata (non ancora avviata in modo importante); su questo si potrà tornare in futuro, non senza sin d’ora segnalare che una recentissima sentenza del Consiglio di Stato (decisione 9 gennaio 2024 n. 282) ha ribadito la possibilità per i Comuni di disincentivare in vario modo il traffico privato, in nome dell’interesse pubblico;

– il potenziamento e l’attivazione di nuovi e migliori servizi di condivisione di bici ed auto.

Foto da Pexels di Matheus Bertelli

Un servizio di bike sharing esiste in città ormai da molti anni, con discreti risultati. Tuttavia questo servizio, per iniziare ad essere una vera alternativa all’utilizzo in città di un mezzo privato (bici, moto od auto che sia) richiede una serie di rapidi miglioramenti.

In primo luogo va ampliata la rete delle stazioni esistenti per la raccolta e la restituzione delle bici: attualmente quartieri con Borgo Nuovo, Parona, Porto San Pancrazio, Quinzano, Avesa, Alta Valdonega, San Massimo, Santa Lucia, Saval sono completamente privi di stazioni; è dunque impensabile che i residenti in questi quartieri possano utilizzare il servizio per muoversi comodamente in città partendo dalle proprie abitazioni.

In secondo luogo, per consentire di utilizzare il servizio anche a chi non è particolarmente sportivo, va esteso il numero delle bici elettriche, che la mattina dovrebbero essere rese disponibili soprattutto nei quartieri più lontani dal centro. In terzo luogo, il parco biciclette andrebbe gradualmente rinnovato, si tratta di bici (soprattutto quelle muscolari) che ormai sentono il peso degli anni.

In quarto luogo, la manutenzione andrebbe migliorata (negli ultimi tempi il numero di mezzi avariati è aumentato; inoltre da qualche settimana le bici elettriche sono state tutte asportate per manutenzione ai sellini: quanto tempo ancora servirà?).

E il car sharing? Non pervenuto, eppure c’è, e funziona, in gran parte delle città simili a Verona che la circondano: Bologna, Padova, Brescia, Bergamo, Trento, ….  I servizi di condivisione dell’auto sono utilissimi per consentire a chi – per una serie di ragioni – non può utilizzare la bici o il mezzo pubblico di muoversi in città in modo sostenibile, ma veloce.

Le auto condivise sarebbero tutte di elevato standard ambientale (euro 6 o elettriche) e manutenute con cura. Consentirebbero a molte famiglie di rinunciare alla seconda auto ed a moltissimi giovani di rinunciare anche alla prima, con un risparmio economico oltre che un beneficio ambientale per tutti. Insomma, non mi pare proprio che si possa fare a meno di questo servizio se si vuole muovere Verona nella direzione della sostenibilità.

Foto da Pexels di Jeremy Bishop

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