Arsenale: una grande opportunità per Verona
Torniamo ancora una volta sul manufatto austriaco che rappresenta da sempre un'importante occasione di rilancio culturale per la città. Una situazione che però sembra non riuscire a sbloccarsi.
Torniamo ancora una volta sul manufatto austriaco che rappresenta da sempre un'importante occasione di rilancio culturale per la città. Una situazione che però sembra non riuscire a sbloccarsi.
Prima di ipotizzare cosa fare del grande complesso austriaco, risulta necessario esaminare la sua storia e le diverse e spesso contradditorie proposte di utilizzo.
Il 4 febbraio del 1814, dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia del 19 ottobre del 1813, l’esercito austriaco entrò a Verona, accolto dagli abitanti come liberatore, ma dimostratosi ben presto oppressivo, dispotico e un grosso freno ai diritti civili e alle libertà personali.
Il 7 aprile 1815, il Congresso di Vienna sancì la costituzione del Regno del Lombardo-Veneto, affidato a Francesco I d’Asburgo-Lorena, imperatore d’Austria, che lo avrebbe governato attraverso un Viceré. La storia di Verona è sempre stata caratterizzata dalla sua collocazione geografica all’incrocio di numerose vie di comunicazione. Il collegamento diretto con l’Austria, tramite la strada per il Brennero, la portò a diventare il “deposito militare” del Regno del Lombardo-Veneto.
Verona divenne la “piazzaforte” più importante del Regno e, nel 1850, il punto cardine del cosiddetto “Quadrilatero” formato dalle fortezze di Peschiera, Legnago, Mantova e Verona. Nel 1854, il feldmaresciallo Josef Radetzky, incaricò il tenente colonnello Conrad Petrasch, di produrre un progetto ispirandosi all’ arsenale di Vienna, costruito tra il 1848 e il 1859.
La zona scelta, detta Campagnola, si trovava all’esterno della città storica, di fronte alla caserma di Castelvecchio. Si trattava di una vasta area pianeggiante all’interno di un’ansa dell’Adige. Soprattutto, era posizionata strategicamente sulle principali vie di comunicazioni stradali e ferroviarie con l’Austria e di difficile accesso in caso di insurrezione della città.
Il disegno che l’ingegnere austriaco presentò era tipico degli arsenali ottocenteschi. Aveva le imponenti dimensioni dell’arsenale di Vienna, 11-13 ettari con 16 corpi di fabbrica. Ma, nel 1859 fu ridotto e quando, nel 1861, venne realizzato, si estendeva su circa 6,9 ettari, di cui circa 2 coperti dagli edifici.
Su una pianta a forma rettangolare, furono costruiti tre grandi isolati a corte per separare gli spazi destinati ai laboratori dai magazzini e dalle scuderie, che furono ampliate rispetto al progetto iniziale. L’ingresso principale dell’arsenale era stato progettato per essere in asse con il ponte scaligero. Altri due ingressi si aprivano ai lati del Padiglione del Comando; e un terzo sul retro, verso la Campagnola.
L’area fu programmata come uno spazio urbano, con strade, piazzali, corti ed edifici a padiglione, architettonicamente omogenei e con dimensioni e volumi diversi. Il linguaggio architettonico fa riferimento allo stile neoromanico (Rundbogenstil, in italiano “stile dell’arco a tutto sesto”), interpretato sulla tonalità del romanico veronese, con listature di tufo e laterizio.
Nel 1935, all’interno dell’Arsenale furono costruiti due edifici in stile Rundbogen sul lato nord delle due corti laterali e vari capannoni a nord e a sud delle stesse. I bombardamenti della seconda guerra mondiale danneggiarono l’intero complesso. Il padiglione del Comando, l’edificio meridionale della corte centrale e il magazzino a due piani nella corte orientale furono colpiti e, terminata la guerra, le strutture distrutte furono ricostruite in calcestruzzo e laterocemento.
Nel secondo dopoguerra, l’ampliamento di Borgo Trento ha interrotto il rapporto tra l’Arsenale e il paesaggio naturale che la circondava. Negli anni cinquanta, per realizzare viale della Repubblica, fu demolito l’intero angolo nord-orientale del muro di recinzione con la torre di guardia e la testata dell’edificio a due piani adibito a magazzino.
Negli anni sessanta, vennero demolite altre due delle quattro torri di guardia, lungo il lato occidentale. Negli anni ottanta, l’edificio a due piani a nord della corte centrale, rovinato dai bombardamenti, fu ceduto alla Curia che, su progetto dell’architetto Libero Cecchini, realizzò la chiesa di San Francesco d’Assisi.
Nel PRG di Verona del 1954, al suo posto era previsto un parco pubblico e circa 1,4 ettari di lotti fabbricabili. Nella Variante Generale al PRG del 1975, la zona venne destinata a parco pubblico, ma non era prevista la demolizione degli edifici.
Il 15 giugno 1995, l’Arsenale fu acquistato dal Comune di Verona e messo a disposizione dai militari il 19 maggio 2009. Sino a quel momento, il complesso si trovava in buone condizioni fisiche e statiche. Dopo l’abbandono dei militari, fu sottoutilizzato e abbandonato al degrado. Vennero utilizzati solo:
Nel 1999, lo studio dell’architetto David Chipperfield vinse il concorso per la riqualificazione dell’Arsenale e, nel 2006, il progetto venne approvato.
Prevedeva la conservazione delle strutture storiche e la costruzione di due spettacolari e costosissimi elementi di architettura contemporanea per contenere il Museo di Storia Naturale. Avrebbe dovuto ospitare anche la Città dei bambini, la biblioteca, le collezioni di armi e monete antiche del Museo di Castelvecchio, alcune attività commerciali e un parcheggio sotterraneo da 500 posti.
Era prevista la ristrutturazione dello spazio esterno con la grande vasca natatoria e il restauro della fontana monumentale. Nel progetto era indicata la riduzione degli spazi asfaltati di piazza Arsenale e una migliore connessione tra le aree verdi a sud della ex vasca natatoria.
Con l’amministrazione Tosi, il progetto Chipperfield venne definitivamente accantonato e il Museo di Storia Naturale fu destinato a Castel San Pietro. Il nuovo progetto, si sarebbe dovuto realizzare in project financing, con gli operatori privati che avrebbero gestito, per molti anni, circa i due terzi dei volumi.
I privati avrebbero investito circa 42 milioni di euro, oltre a 4 milioni all’anno di spese di manutenzione; mentre il Comune avrebbe fornito un contributo di 14 milioni di euro, sui 18 ottenuti dalla vendita del palazzo del Capitanio.
Nella parte centrale erano previsti spazi per:
La corte centrale sarebbe stata coperta con una struttura di acciaio e di vetro in grado di essere utilizzata anche d’inverno, per ospitare negozi, bar, ristoranti, attività ricreative e per il tempo libero. All’esterno della palazzina di comando, era progettata un’area verde calpestabile di circa 8.000 mq, collegata alla vasca.
Nella zona ad est erano ipotizzati:
Era previsto un parcheggio interrato da circa 500 posti. Nella parte ovest erano pianificati spazi coperti dedicati al settore dell’alta moda.
Il costo previsto per il recupero dell’Arsenale era di 62 milioni di euro, 9 milioni per il consolidamento dei tetti e 53 milioni per la riqualificazione complessiva. A differenza delle precedenti esperienze, la giunta Sboarina ha realmente demolito alcune delle palazzine più recenti e non soggette a vincoli architettonici ed ha iniziato il rifacimento dei tetti.
Dopo la demolizione degli edifici non coevi alla struttura militare asburgica si sarebbe dovuto procedere con la bonifica ambientale e la ristrutturazione degli edifici storici con le seguenti destinazioni d’uso:
La palazzina antistante sarebbe stata destinata a ricevere eventi di varia natura.
Il PNRR, ha destinato oltre 18 milioni di euro per la rigenerazione urbana dell’Arsenale. L’amministrazione comunale, con quei finanziamenti, intende procedere al suo recupero e alla sua riqualificazione. Saranno oggetto dei primi interventi la palazzina di comando, le aree esterne e la corte centrale.
Sono previsti lavori di bonifica, di demolizione dei corpi edilizi non coevi con l’epoca di costruzione del complesso asburgico e di installazione delle diverse reti tecnologiche. Sul tipo di destinazioni d’uso, non c’è ancora nulla di definito.
“Il complesso va conservato per come è giunto sino a noi, per sé stesso, per ciò che rappresenta storicamente, ma anche semplicemente per il suo aspetto formale; elementi di interesse culturale assai rilevante. È pertanto urgente e necessario, non solo un intervento tampone, ma anche un intervento complessivo di alto profilo.
La proposta è, pertanto, quella di unificare le due sedi del Museo di Storia Naturale, utilizzando circa il 50% delle superfici dell’Arsenale e di utilizzare la parte residua delle superfici (circa il 50%) per la creazione di un “Centro culturale polifunzionale”.
Sarebbe necessario cogliere l’opportunità di utilizzare l’Arsenale come elemento fondamentale per la realizzazione di un percorso culturale e/o museale che, iniziando dalla Tomba di Giulietta, con il Museo degli Affreschi, prosegua con la Gran Guardia quale sede congressuale e di esposizioni estemporanee, con il Museo lapidario Maffeiano in piazza Bra, con il Museo di Castelvecchio, ampliato anche degli spazi ora occupati dal Circolo ufficiali, per concludersi proprio all’Arsenale, dove potrebbero essere collocate tutte le collezioni del Museo di Storia Naturale e i Magazzini della Cultura, per ospitare il patrimonio artistico attualmente chiuso nei depositi dei musei cittadini. Le rimanenti superfici potrebbero ospitare eventi estemporanei e, come da progetto del Comitato Arsenale 2016, un “Centro culturale polifunzionale”.
Gli austriaci, quasi due secoli fa, avevano capito l’importanza di collegare Castelvecchio con l’Arsenale e per questo avevano realizzato l’entrata principale del complesso militare, in asse con il ponte scaligero. A quel tempo l’esigenza era di carattere militare, ora lo sarebbe per motivi culturali.
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