Questa sera alle 21 andrà in scena alla Fucina Culturale Machiavelli il terzo appuntamento di “Mondovisioni”, la rassegna di cinema (organizzata da CineAgenzia con la collaborazione di Heraldo) che porta a Verona i documentari di Internazionale. In programma la proiezione di “Total Trust”, un film che scandaglia il tema delle libertà e dei diritti civili nella Cina di oggi.

Il dibattito della serata sarà moderato dalla giornalista Chiara Cappellina e vedrà protagonisti Guido Camera, Presidente dell’Associazione “Italia Stato di Diritto”, e Giovanni Michele Bianco, dirigente Informatica, Tecnologie e Comunicazione dell‘Università di Verona.

Total trust descrive la situazione dei diritti civili e delle libertà nella moderna e ipertecnologica Repubblica Popolare Cinese di oggi, in particolare attraverso le tre storie centrali di Zijuan Chen, Wenzu Li e Sophia Xeuquin Huang.

Zijuan Chen e suo figlio, Tutu, sono impegnati in una lotta kafkiana per liberare il marito, Weiping Chang, dalla prigione; è stato incarcerato a causa del suo lavoro come avvocato a difesa dei diritti umani. Il marito di Wenzu Li, Quanzhang Wang, è stato invece rilasciato dopo cinque anni di detenzione. Era uno dei 300 avvocati e attivisti presi di mira dalla repressione del governo nazionale nel 2015. La storia di Sophia Huang, infine, non racconta una vicenda di disgregazione familiare, ma la solitudine di un’attivista che vive oggi nella Repubblica popolare cinese. In tutti gli scatti è sola nel suo appartamento con solo il suo laptop come unico compagno. Vive come un dovere personale quello di lottare per maggiori libertà nel suo Paese, ma a causa di un articolo in cui chiedeva la liberazione di Weiping Chang è finita in carcere, dove porta avanti la causa in una condizione di estremo isolamento sociale.

Il documentario di Jialing Zhang oscilla delicatamente tra le storie personali dei tre protagonisti e il contesto più ampio della sorveglianza di massa e del riconoscimento facciale messo in atto dal regime cinese.

Un attivismo non gradito

Il film si sofferma, poi, sul sistema di credito sociale messo in atto in Cina dove, una volta guadagnato un certo numero di punti, si possono ricevere premi dal governo, ma tutto ciò viene “tracciato” attraverso il riconoscimento facciale, la nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale. Come si guadagnano punti? Svolgendo servizi per la comunità, come cucinare per gli anziani. Si perdono, invece, quando ad esempio si commette qualche errore, come lasciare la bicicletta nel posto sbagliato. Tutto questo viene tracciato costantemente dal governo attraverso il sistema di telesorveglianza e il tracciamento biometrico, che consente il riconoscimento facciale dei singoli cittadini. Un sistema che può condizionare pesantamente le vite delle persone perché ad esempio quando perdi un determinato importo di punti non puoi più entrare in luoghi specifici o ricevere regali speciali a cui avresti diritto.

Dura lex sed lex se non fosse che il sistema può essere manipolato dalle autorità: a Zijuan Chen, ad esempio, è stato impedito di entrare in un negozio a causa di gravi problemi di “cattiva salute” quando era perfettamente sana. In questo caso, la mobilità sua e di suo figlio è stata limitata non certo a causa della sua salute fisica, ma ovviamente a causa del suo attivismo, non certo gradito nelle sfere alte.

Attraverso il contrasto tra le inquadrature della società cinese in generale e le narrazioni personali, si ricorda al pubblico che gli attivisti non rappresentano il sentimento generale della popolazione. La maggior parte della società rispetta le leggi poiché la loro vita è dettata dal sistema di credito sociale. Inoltre la fiducia nei confronti del governo – a cui allude anche ironicamente il titolo del film – ha subito un’impennata durante la pandemia. E questo ha permesso di far “passare” alcune riforme più facilmente.

L’aspetto terrificante della cultura della sorveglianza dello Stato cinese non è infatti solo il modo in cui ha sfruttato la tecnologia  ma è il modo in cui la censura e il controllo sono stati interiorizzati da ampie fasce della popolazione cinese. “Prima ci tolgono le piccole libertà” spiega la giornalista Sophia Huang Xueqin. “Se le accettiamo, ce ne tolgono altre”.

La posta in gioco degli attivisti che mettono in discussione il sistema è altissima: Wenzu Li è ora libero ma ovviamente ancora sotto strettissima sorveglianza, Xueqin Huang è imprigionata e Zijuan Chen è stata esiliata, anche se nonostante tutto continua a combattere per la libertà del marito.

Un’uguaglianza “diseguale”

Il paradosso alla base del sistema politico cinese, che promuove l’uguaglianza socialista creando al contempo un insieme di divisioni sociali e politiche molto marcate, beneficia enormemente del recente afflusso di strumenti tecnologici che rendono il totalitarismo molto più facile da attuare. In tutta la retorica anticinese dell’Occidente sulle differenze economiche o addirittura sociali, il controllo completo di tutte le attività, fino agli spazi privati, è troppo insidioso e troppo effimero perché la maggior parte delle persone possa comprenderlo appieno, salvo appelli superficiali alla libertà. Il film di Jialing Zhang, straordinariamente equilibrato e giornalisticamente sofisticato, mette a nudo i meccanismi di controllo dello Stato con un occhio attento che documenta la portata massiccia di questi aspetti in Cina, con decine di milioni di persone che partecipano direttamente alla repressione dei comportamenti e persino dei pensieri espressi dai loro concittadini.  In un paese in cui mezzo miliardo di telecamere sono puntate sui suoi abitanti, la telecamera della regista di Total Trust  catturano qualcosa di straordinariamente preoccupante.

Il film è una panoramica approfondita dell’assalto su più fronti della Cina alla privacy e ai diritti della popolazione. La regista Zhang, nata in Cina e residente negli Stati Uniti, ha avuto la sua esperienza nell’ottenere lo status di “persona di particolare interesse” per le autorità. Dopo aver co-diretto con Wang Nanfu il film One Child Nation, vincitore del premio Sundance, Zhang è stata successivamente inserita nei registri della polizia e ora non può tornare in Cina. Total Trust è stato diretto a distanza. 

Questo film lasciato in chi lo vede una sensazione di terrore futuristico. A differenza del mondo teorico del “Nosedive” della serie “Black Mirror”, la tecnologia descritta non è fiction ma è parte della vita quotidiana in Cina. Un giorno potrebbe allargarsi al resto del mondo. Un documentario, dunque, che pone molte domande a cui ognuno di noi deve rispondere prima che sia troppo tardi.

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