Si è chiusa lo scorso ottobre la decima edizione del Festival della Bellezza, la prestigiosa kermesse culturale, partita lo scorso 27 marzo, e il cui itinerario ha compreso il Veneto e non solo, toccando 21 luoghi di grande tradizione storico-artistica, anche se il Teatro Romano e Verona sono rimasti la sua sede principale.

Si è passati dalle sponde del lago di Garda, nella cinquecentesca Villa Guarienti di Brenzone, a Venezia e ad alcune ville storiche della Valpolicella (Mosconi Bertani e Guerrieri Rizzardi a Negrar), dal Teatro Olimpico e la Basilica Palladiana di Vicenza al Palazzo della Ragione di Padova, fino ad arrivare al Parco di Selinunte in Sicilia, sottolineando la caratura e il respiro ormai nazionale degli eventi. 

Il tema di quest’edizione, dedicata a Philippe Daverio, “ambasciatore” della bellezza e più volte ospite del Festival, è stato incentrato su “La vita che imita l’arte”: su come l’arte determina la nostra identità, la nostra storia e le nostre esistenze. 

I 40 appuntamenti in programma hanno fatto registrare numeri da record, con oltre 47.000 presenze (+ 38% rispetto all’anno precedente) insieme ad un’annessa una partecipazione “social” assai attiva, con i dati online che sono quadruplicati, date le più di 12 milioni di visualizzazioni dei video del Festival sulle varie piattaforme, che hanno portato tra le altre cose al primato di follower Instagram (70.000) per un festival culturale italiano. 

Panoramica notturna e suggestiva del Teatro Romano gremito, sede principale del Festival

Arte, vita ed idee

Pensati intorno al concetto di “arte nell’arte”, un unicum a livello internazionale, in cui il pathos delle idee si fonde con quello degli scenari, gli spettacoli hanno proposto riflessioni letterarie, filosofiche, storiche e sul rapporto tra arte e vita da parte di alcuni dei maggiori protagonisti della scena culturale del nostro Paese e non, tra cui David Grossman, Massimo Recalcati, Suzanne Vega, Umberto Galimberti, Guia Soncini, Mogol, Vittorio Sgarbi, Arianna Porcelli Safonov, Massimo Cacciari,  Morgan, Federico Buffa, Patty Pravo, Aldo Grasso, Francesco Guccini

Il direttore artistico Alcide Marchioro ha ringraziato gli ospiti «per l’originalità, la varietà e la profondità con cui hanno affrontato il tema ‘la vita che imita l’arte’, mostrando quanto l’arte sia determinante nelle nostre vite, in quanto l’immaginazione artistica crea i nostri mondi mentali, cioè la nostra vita autentica, quella interiore. E alle grandi opere che più hanno influenzato la formazione della nostra identità e sensibilità sarà dedicata l’edizione 2024 su “Immagini e pensieri iconici”». 

Abbiamo quindi contattato Alessandra Zecchini, una delle fondatrici e coordinatrice generale del Festival, per commentare l’edizione appena conclusasi e per uno sguardo verso il futuro. 

Zecchini, anche per quest’anno il bilancio finale è positivo? 

«Sicuramente, a partire dai dati delle presenze, in netta crescita rispetto all’anno scorso, per Verona così come per le altre sedi del Festival. Abbiamo toccato più regioni con moltissimi appuntamenti, dando importanza agli ospiti e ai luoghi stessi, non perdendo mai di vista il tema dell’edizione di quest’anno e favorendo sempre le riflessioni e la diffusione delle idee.» 

Qual è stato l’impatto percepito a livello “nazionale”, considerando come detto i molti eventi al di fuori del territorio veronese? 

«La risposta delle varie sedi è stata bellissima, abbiamo percepito la crescente attesa in vista degli appuntamenti e il feedback del pubblico è sempre stato soddisfacente. Molti siti e luoghi facenti parte del patrimonio artistico – culturale italiano si sono fatti avanti, tramite enti e amministrazioni, per ospitare Festival, che nasce a Verona nel Teatro Romano e in questo modo si allarga in spazi storici, iconici e spettacolari.»   

Alessandra Zecchini con David Grossman. Foto da Festival della Bellezza Foto Gallery

A livello di organizzazione, come si prepara un Festival che in dieci anni ha incrementato sempre più il prestigio e le aspettative? 

«Ovviamente crescendo negli anni e aumentando gli appuntamenti, aumentano anche la pianificazione e l’organizzazione. Nel 2014 il tutto consisteva in 8-9 serate in una settimana, solo a Verona, ora è tutto molto più ampio. A livello di team però siamo la stessa associazione, i collaboratori principali sono gli stessi da 10 anni; per dare vita al tutto ci vogliono molte componenti, a cominciano dalla parte creativa, con tante idee che poi vanno concretizzate. Con un mix di coraggio, rischio e un po’ fortuna si riesce a mettere in pratica quello che poi è il programma finale, operando in determinate direzioni.» 

In quest’ottica qual è per voi l’importanza delle relazioni?

«Le relazioni sono molto importanti, sono alla base del mondo culturale così come della vita in generale, perché mettono in circolo le idee e aiutano a portarle a compimento. Con alcuni ospiti si sono instaurati così legami di amicizia profondi e duraturi, uno su tutti ad esempio è Philippe Daverio, che ricordiamo sempre e a cui abbiamo dedicato questa edizione. Philippe per noi è stato fondamentale, con lui per la prima volta siamo usciti da Verona portando il Festival in altri teatri e città, ci ha raccontato la storia dell’opera, i fasti di Venezia. In generale Daverio apriva nuovi mondi, ed è a questo che servono le relazioni. In questo modo è più facile e bello coinvolgere la gente e farla appassionare, e tutto ciò ci dà molta soddisfazione.» 

È nei programmi un aumento del numero di eventi in Arena? 

«Ce lo auguriamo. Le idee in cantiere ci sono e speriamo di poter fare un bell’annuncio prossimamente. Naturalmente non dipende solo da noi, ma anche dall’amministrazione comunale, trattandosi di Arena, sicuramente noi come Festival ci terremmo molto.» 

Massimo Cacciari al Parco archeologico di Selinunte, altra incantevole sede del Festival. Foto da Festival della Bellezza Foto Gallery

Abbiamo parlato di un parterre consolidato di ospiti. C’è invece un nome, un sogno nel cassetto, che vorreste raggiungere? 

«I nomi sono più di uno, tra chi è molto lontano (un’artista internazionale, ndr) e magari qualche grandissimo cantautore italiano. Noi ci proveremo però per adesso non mi sbilancio con i nomi.» 

È bello constatare la folta presenza di giovani nel pubblico. 

«Sì, l’età media degli spettatori si è notevolmente abbassata. Questo penso sia anche uno degli aspetti positivi dei social, spesso e giustamente criticati, ma in questo caso va sottolineato come grazie anche ai contenuti sulle piattaforme sia stato possibile raggiungere i giovani, creando una trasversalità tra le fasce d’età presenti agli spettacoli.» 

Anche per fare un po’ di chiarezza, come avete vissuto la vicenda della polemica tra Morgan e il pubblico, durante l’evento del Festival a Selinunte? 

«Ovviamente il tutto è stato amplificato per fare notizia, come spesso accade; in realtà Morgan è stato disturbato da alcuni spettatori e poi ha reagito come tutti sanno. Come abbiamo immediatamente dichiarato, noi ci dissociamo da qualsiasi tipo di turpiloquio e insulto. Sicuramente la situazione non è stata piacevole. Detto ciò, l’evento era su Battiato e Morgan ha cantato e suonato come testimoniano video e clip pubblicate sui nostri canali. Naturalmente Morgan è Morgan e all’interno del suo spettacolo può impostare il racconto su Battiato come vuole.» 

Per chiudere vogliamo dare uno sguardo all’edizione 2024 e al suo tema, “Immagini e pensieri iconici”?

«Continueremo la via intrapresa in questi anni di proporre eventi in nuovi luoghi di grande valore artistico e dal grande impatto emotivo, per dare l’opportunità a chi partecipa di vivere esperienze particolari, da ricordare; accanto a questo, il Festival intende promuovere riflessioni inedite e realizzare contenuti culturali video da diffondere a un ampio pubblico che mettano in relazione storia, luoghi e pensiero.» 

Alessandra Zecchini

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