C’è la foresta bavarese, quella in cui lo scrittore Herbert Achternbusch nacque e crebbe, a dare cornice e recinto a Susn, la protagonista che dà titolo alla pièce teatrale dal 16 al 19 novembre in scena al Teatro Laboratorio.

Nato nel 1938 – il 23 novembre sarebbero 85 anni – e scomparso il 10 gennaio 2022, Achternbusch è una figura che occupa uno spazio trasversale nella cultura contemporanea tedesca: legato ad altri registi della sua generazione, tra cui Werner Herzog, Wim Wenders, Volker Schlöndorff, trova particolare successo con questo testo nel teatro italiano, che ama metterlo in scena per la forza della struttura drammaturgica impiegata dall’autore.

Influenze autobiografiche

Gli elementi autobiografici sono molto presenti nei suoi lavori; possibile quindi vedere una connessione tra la protagonista Susn, abbreviazione dal suono dialettale di Susan – una compressione che rispecchia la diminutio cui è costantemente sottoposta durante tutta la sua vita – e la madre di Achternbusch.

Figlio di un dentista che non se ne prese mai realmente cura, sperimentò l’infelicità di una mamma che scelse infine di suicidarsi. Fare i conti con lei, oltre che con l’assenza paterna, è perciò una traccia ricorrente nei suoi lavori. 

Cinque decenni sul palco

Lo spettacolo prodotto da Akròama Teatro Stabile d’Innovazione e diretto da Lelio Lacis, vede in scena tre attrici, Julia Pirchl, Roberta Pasquinucci, Tiziana Martucci, a interpretare cinque versioni della protagonista, ovvero cinque storie che ritraggono una donna in altrettanti decenni.

Fasi diverse di vita ciascuna connotata da una propria crisi: l’adolescente che rifiuta la tradizione del suo ambiente di nascita, tra imposizioni familiari, scolastiche e religiose, a fronte di un passaggio verso i primi turbamenti sessuali. Quindi la giovane che si scontra con la difficoltà di avere nel partner un interlocutore all’interno della vita di coppia.

Il conflitto diventa collera quando si rende conto che il compagno in realtà le assorbe le energie spirituali e le fa proprie. Una perdita di vitalità che nel terzo ritratto diventa un monologo, che il regista Lacis definisce “un martellante tu-ed-io”, in cui si espande la presa di coscienza di quanto quel rapporto sia parassitario.

Le parole, i pensieri, persino i desideri, le rivolte, le speranze di Susn diventano materiale letterario del partner, che darà vita a un nuovo libro.

Nel soccombere a questo strapotere, lo scivolamento verso un’identità deteriore, offuscata dall’alcol, diventa una forma di sfida, che però la protagonista rivolge verso se stessa. Si rifugia nella propria mente per trovare un ordine, una protezione dalla mancanza di identità, anche professionale. I pensieri diventano una forma di evasione, ma anche il luogo in cui naufragare fino ad ammutolirsi.

Di quel silenzio il partner farà però ancora uso: l’intellettuale l’ha uccisa per farne opera poetica.

Una biografia resa collage

Scritta nel 1979, Susn è un “puzzle di una vita in cui l’azione nasce soltanto dal linguaggio – sottolinea Lacis, – un’opera atipica e originale per la forma con cui prende corpo, ma riconduce a contenuti molto presenti nella drammaturgia tedesca contemporanea, attenta ai destini femminili. Destini femminili che, pur nella sconfitta, rimangono sorretti dalla forza proterva del rifiuto, come estrema arma di opposizione.”

Achternbusch scrive un testo che è il risultato di tracce di romanzi, ma anche storie e sceneggiature di film di cui è autore: un collage che dà vita a un ritratto credibile, teso, di una donna non conforme al ruolo previsto dalla società e che nel suo opporsi si scontra con altri recinti. Soprattutto con quell’uomo che fa leva sulla sua mente, sulla sua passione, sullo spirito di contestazione e ricerca di sé per nutrire la propria creatività. Il cliché più difficile da scalfire, insomma, quello che sottende la massima della grande donna dietro un grande uomo, prende parola e occupa la scena con tutta la frustrazione possibile, fino all’autoannientamento.

Tutte le Susn di Achternbusch

Pittore, poeta, attore, sceneggiatore, produttore dei suoi film, Achternbusch non era considerato un intellettuale tout court, anomalo persino rispetto alla generazione del Sessantotto. Nel film del 1981 “Dal lezte loch” il protagonista Nil, anch’egli bavarese e di cui il regista veste i panni, incontra molte donne che si chiamano Susn.

Harald Bischoff, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Per dimenticare le uccisioni sistematiche degli ebrei da parte dei tedeschi, di cui viene a conoscenza, inizia a bere. A consigliarlo è il suo medico che gli prescrive 30mila litri di grappa, dicendogli che “con due centilitri ti dimentichi di un ebreo”. In tutto, il protagonista berrà sei milioni di bicchierini, un escamotage simbolico che ha irritato parte della critica: come potrebbe occuparsene un bavarese, con quel tedesco non del tutto corretto? Ma sta in quel sentire e rapportarsi con la tristezza proprio dei bavaresi il rendersi conto di quanto sia facile essere stravolti dal dolore. Sarà la lingua, sarà che la satira, il gioco dell’assurdo gli vengono così bene.

Susn, di Herbert Achternbusch, Teatro Laboratorio, Lungadige Galtarossa 22/A, giovedì 16, venerdì 17, sabato 18 alle ore ore 21, domenica 19 novembre ore 16.30.

Ingresso € 12,00 (intero), 10,00 (over 65 e under 25), 5,00 studenti, 1+1 persona disabile + accompagnatore. Per prenotazioni biglietteria@teatroscientifico.com www.teatroscientifico.com

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