Non occorre essere dei grandi fan di Zucchero per apprezzare il docufilm che racconta la sua lunga carriera, dagli esordi fino ai giorni nostri, presentato sabato sera al Roma Film Fest e nelle sale in questi giorni, il 23-24-25 ottobre 2023.

La pellicola, firmata dai registi Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano per la produzione della casa veronese Kplus, è un vero e proprio tuffo emozionale in un mondo, quello di Adelmo “Sugar” Fornaciari, che musicalmente ha sempre guardato altrove rispetto alla tradizione melodica italiana. E i racconti dei suoi esordi fallimentari, quando qualcuno tentò di “incastonarlo” in un contesto tipicamente sanremese che di certo non gli apparteneva, sono lì a testimoniarlo.

Una scelta vincente

Poteva, quella, essere la fine ingloriosa della sua parabola artistica, ma qualcuno si accorse della sua “differenza” e arrivò – in un puro stile “o la và o la spacca” – la possibilità di riappropriarsi del proprio background e del proprio gusto e provare a giocarsela con il soul e il blues.

Fu la scelta vincente. Volato a San Francisco, in California, Zucchero trovò il produttore e musicista Corrado Rustici, che attorno a lui seppe creare l’ambiente giusto per sviluppare idee e sound. Il resto, come si suol dire in questi casi, è storia. Da quel momento in poi Zucchero Fornaciari non ha fatto altro che portare in Italia un suono originale, diverso da tutto quanto sentito alle nostre latitudini prima di lui e che ebbe il merito di rendere estremamente credibile.

Zucchero “Sugar” Fornaciari fra i registi Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano

Non, quindi, una pura imitazione di ciò che si ascoltava da tempo negli States, ma una creatura nuova, locale-emiliana e allo stesso tempo internazionale, con un mix sapiente di storie intime e personali e temi più universali. Non è un caso se desta fin da subito l’attenzione di tantissimi “big” della musica inglese e americana, da cui nascono interessanti progetti: dal connubio a stelle e strisce con il mitico trombettista Miles Davis alle collaborazioni più british con i vari Eric Clapton, Brian May, Bono, Sting, Paul Young e molti altri. E il bello è che, nella maggior parte dei casi, furono proprio questi artisti a cercarlo, una volta ascoltata – spesso casualmente per radio – qualche sua canzone.

Momenti difficili e rinascite spettacolari

Il documentario per certi aspetti può essere considerato un flusso di coscienza emozionante, che ci porta alle radici della poetica di Fornaciari, dalle influenze ricevute a livello letterario e musicale fino al buen ritiro toscano di Pontremoli – la sua tenuta denominata affettuosamente “Lunisiana Soul” – che da trent’anni rappresenta quel guscio di protezione e riposo ma che sa anche essere luogo di incontri, creatività ed esplosioni di energia. Si scoprono nel film di Zanella e De Stefano i lati più nascosti e amari della vita dell’artista, alcuni dei quali probabilmente simili a quelli di molti altri uomini e donne che fanno lo stesso mestiere, ma anche quelli più teneri e inaspettati.

Zucchero, che ha da poco annunciato il suo tour 2024 negli stadi, non fa mistero della grave depressione che lo colpì dopo la separazione dalla moglie quando, fra la fine degli anni Ottanta e i primi anni dei Novanta del secolo scorso, era all’apice del suo successo mondiale. Fra Rispetto del 1986 e Spirito Divino del 1995 passando per Blues dell’87, Oro, Incenso e Birra dell’89 e Miserere del ’92 Zucchero scala le classifiche e si accredita in maniera convincente nell’olimpo delle star mondiali.

La locandina del film

Tanto che, dopo il mitico concerto del Cremlino nel dicembre del 1990 (in cui fu il prima artista occidentale ad esibirsi a Mosca dopo la caduta del Muro di Berlino), è l’unico italiano chiamato all’altrettanto mitologico Freddie Mercury Tribute, il grande concerto di Wembley che nel giugno del 1992 raccolse le più grandi stelle del firmamento mondiale (da David Bowie ai Guns’n’Roses, da Elton John a Annie Lennox, da George Michael a Lisa Stanfield e Liza Minnelli) per celebrare e ricordare il cantante dei Queen, scomparso alla fine dell’anno precedente.

Appuntamenti che possono rappresentare il sogno di una vita per qualsiasi artista e che invece, in quel momento, sono stati vissuti con ansia e voglia di scappare via da quel palco. Zucchero si racconta con sincerità, senza risparmiare battute amare o aneddoti divertenti, consapevole che più questo documentario risulterà vero e più saprà arrivare al cuore dei suoi tantissimi fan. Che lo hanno visto pian piano rinascere, con caparbietà e tanta autoironia, per tornare a calcare i palchi con piacere e grande determinazione. Da allora sono passati tanti anni ma per fare un esempio Kplus Film, nel seguire l’artista nel suo tour mondiale dell’anno scorso, ha percorso più di trentamila km, fra Europa, Nord-America e via dicendo, per poter raccontare gli abbracci di folla che il suo pubblico non ha voluto mai fargli mancare, ovunque fosse.

All’interno del film si ritrovano le testimonianze anche di tanti artisti e personaggi pubblici di casa nostra, da chi come Francesco De Gregori ha composto per lui il poetico testo “Diamante”, dedicato alla nonna di Adelmo Fornaciari, fino a Roberto Baggio, il calciatore che ha sviluppato una passione musicale per Zucchero sfociata in una solida amicizia con lui, passando per Francesco Guccini (di cui si scopre una stravagante passione per il brano “Baila Morena”), Salmo, Andrea Bocelli e molti altri.

In serata a Verona

Non occorre, dicevamo all’inizio, essere dei grandi fan dell’artista di Roncocesi (Reggio Emilia) per apprezzare le virtù di un documentario che permette di ripercorrere la stessa storia della musica di quegli anni. Una storia caratterizzata da rivoluzioni, cambiamenti epocali, contaminazioni e capacità di farsi riconoscere. Sting, uno dei grandi artisti internazionali intervistati nel docufilm, dice proprio questo di Zucchero: “La sua voce la riconosci subito”. Una voce di cuoio, potente come poche. Non è leggenda, infatti, che Fornaciari, prima dei concerti, non compia alcun esercizio per scaldare la voce o compia riti di “schiarimento”. “Tanto non si schiarisce”, spiega nel film. Sono proprio quel timbro e quel graffio, che l’artista emiliano sa indubbiamente modulare a dovere, a seconda del brano che sta interpretando, a decretarne il successo. Ma anche la determinazione e la volontà di seguire i propri sogni.

Per chi invece la musica di Zucchero è stata una colonna sonora indelebile di quegli anni, questo docufilm rimane un appuntamento a dir poco imperdibile. Per il pubblico veronese, peraltro, questa sera l’occasione è particolarmente ghiotta. Zucchero, infatti, sarà nella nostra città a presentare il suo film in due diversi cinema : al Kappadue in via Rosmini alle 21 e al Rivoli in piazza Bra alle 21.30.

La famiglia di Kplus Film, la casa di produzione veronese al completo sul red carpet del Roma Film Fest (Foto da Facebook)

Zucchero Sugar Fornaciari (regia di Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano), documentario musicale, anno 2023, Italia, durata 1h 40′.

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