La strada per la salvezza è un sentiero ripido e impervio, lo sanno tutti i club e tutti i tifosi nati con una provinciale nel corredo genetico, e quando si affronta un percorso così complicato è normale – specie per i meno attrezzati – inciampare. I dispensatori di buoni consigli dicono che la cosa più importante sia rialzarsi, certamente, ma prima ancora è necessario arrestare la caduta, prima di ritrovarsi a fondovalle.

In queste ultime settimane la squadra di Baroni ha corso il rischio di vedere il suo inciampo trasformarsi in una caduta rovinosa, sempre più veloce, tra le pietraie dei bassifondi della classifica. 

Ad arrestare la discesa è arrivata la pausa per gli impegni della Nazionale. I gialloblù hanno tirato il fiato, hanno contato le botte e i tagli, seduti sul sentiero hanno rattoppato qualche ferita e si sono preparati a rimettere lo zaino in spalla e risalire la china. Non c’è altra scelta. 

Il Verona è partito convinto, mettendosi dietro le spalle un buon dislivello grazie all’entusiasmo e la freschezza dell’inizio. 8 punti. 8 punti in 8 partite che oggi l’Hellas si gira a guardare come quelli che in debito di fiato cercano con lo sguardo il parcheggio a fondovalle, perché sono stanco sì, ma di strada ne ho già fatta parecchia…

L’Hellas è caduto con Atalanta e Milan, comprensibile, ha pareggiato in modo soporifero con il Bologna e il Torino, ma gli inciampi veri, quelli gravi, sono stati a Sassuolo e a Frosinone. L’ultima, in particolare, poteva rappresentare la chance giusta per riprendere entusiasmo e fare strada, e invece si è trasformata in una batosta ad opera dell’ex Di Francesco. Una legnata per il morale del Verona che – come il suo attacco – fatica a trovare punti di riferimento.

Come sempre accade, però, lo sguardo deve tornare – ancor prima che alle altezze della cima da raggiungere – al prossimo passo, al prossimo tornante. Qui il Verona rischia. I prossimi passi sono tra i più pericolosi ed esposti dell’arrampicata. Il Napoli in casa e la Juventus a Torino. Arrivare alla vigilia di queste gare “impossibili” con la tranquillità di aver fatto il proprio contro una diretta concorrente sarebbe stato completamente diverso, ma ora il Verona si trova ad affrontare queste sfide con il cuore pesante di chi è appena caduto. In questo senso la pausa non poteva essere più propizia.

In questi passaggi, inevitabili, l’Hellas può solo stringere i denti. A poco valgono i consigli tattici, le scelte tecniche, i moduli e tutte gli orpelli che complicano il gioco del pallone. L’intensità, l’adrenalina al massimo, la capacità di raccogliere le forze e il coraggio per aggrapparsi al più difficile e scivoloso degli appigli. Questi saranno gli elementi necessari per superare l’ostacolo, o – nel caso di una sconfitta – per uscire dal campo con la consapevolezza di avere le gambe per arrivare in cima.

Ci si può attaccare alle assenze eccellenti degli avversari, ci si può attaccare al nervosismo di nuovi scandali intorno al mondo Juve, si può confidare nelle nuvole nere che girano sulla testa di Garcia e persino alle abilità taumaturgiche dei re – o dei sindaci – del passato presenti in tribuna. Come sempre accade, alla fine il Verona potrà contare solo sugli undici che scenderanno in campo sabato, pronti a soffrire e andare avanti.

Un piede davanti all’altro, con determinazione e voglia di far bene le cose semplici, l’Hellas deve riprendere il cammino. La strada è lunga e il tempo è dalla sua parte. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA