Giorgio Bragaja, classe 1928, 95 anni, ci ha lasciato. Un altro raro uomo con la schiena dritta che abbandona questo mondo rancoroso e isterico. Lo abbiamo salutato sabato 5 agosto 2023 presso la Sala del Commiato del Cimitero Monumentale.

Giorgio Bragaja ha segnato profondamente la storia politica e culturale di Verona.

Insegnante di elettrotecnica al Giorgi, alla metà degli anni ’60 del secolo scorso, militante del Pci, consigliere comunale, poi regionale, giornalista, artista, tifoso dell’Hellas ma non dei curvaioli fascisteggianti.  Talvolta rigido, ma sempre ironico e dissacrante, amava il confronto personale.

Giorgio lo si poteva trovare in Piazza Erbe negli orari degli aperitivi. Noi andavamo al Bar Bolzano e lui al Filippini. Sfottersi era la prassi. Erano gli anni ’80, quelli della “Verona Bangkok d’Italia”, piena di eroina, spacciatori, tossicodipendenti e neofascisti eversori.

Bragaja fu in consiglio comunale dal 1964, poi il suo percorso politico proseguì in consiglio regionale, per due legislature, fino al 1990.

Giorgio mi aveva sempre colpito per la sua capacità di analisi e di lettura della realtà veronese. Lucido, attento e sempre rispettoso, esprimeva i suoi pensieri con pacatezza, ironia e molto disincanto.

Ebbi modo di conoscerlo più approfonditamente quando, da direttore di Radio Popolare Verona, volli coinvolgerlo nella programmazione assegnandoli uno spazio autonomo. In quel periodo ci sentivamo spesso, commentavamo la politica locale e la vita veronese. La sua collaborazione fu preziosa e aumentò il prestigio della radio.

Ricordo con molto piacere alcune “riunioni”  estive, dal Campe, a Boscochiesanuova. Ci trovavamo immancabilmente in orario di aperitivo, parlavamo di informazione, di radio e di futuro.

Giorgio Bragaja mi piace ricordarlo così, tenacemente abbarbicato al presente ma sempre proiettato a ragionare e parlare del futuro.

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