Non solo il nostro benessere, ma la sopravvivenza stessa delle future generazioni rischiano di essere compromesse.

Il riscaldamento della superficie della Terra, scrive l’IPCC (Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici), sta accelerando più del previsto e, a meno di interventi immediati e rapidi, evitare conseguenze disastrose irreversibili sarà praticamente impossibile.

Occorre cambiare il modo di vivere e  fare presto, suggeriscono implicitamente i 234 scienziati che hanno curato la stesura del documento e i cittadini più giovani devono essere informati e coinvolti.

Fondamentale quindi il ruolo della scuola nella transizione ecologica per la loro formazione poiché non hanno ancora avuto un futuro e rischiano di non averlo.

La Rete SOS

A Verona si è assunta questo compito la Rete SOS “Scuola Orientata alla Sostenibilità”, un’associazione spontanea nata nel 2012 sull’esperienza di un gruppo di insegnanti del Liceo Statale delle Scienze Umane “Carlo Montanari”.

Nel 2012 è stata costituita Rete SOS. Da sinistra le professoresse Angela Fara, Renata Simonetto, Manuela Righetti con Gianfranco Cauduro

«La Rete SOS vuole far crescere l’attenzione dei ragazzi verso i problemi ambientali, coinvolgerli in attività concrete e stimolanti affinché maturino conoscenza e senso critico. Alle sue iniziative partecipano già da anni molti insegnanti e un migliaio di studenti» afferma la docente Angela Fara del Liceo Montanari.

«Ora sono più di venti gli istituti che condividono la missione di introdurre nella pratica educativa i temi della sostenibilità dei sistemi sociali, economici e ambientali.

La forza della Rete è la partecipazione attiva dal basso, che coinvolge studenti, docenti  ma anche operatori scolastici e famiglie, ognuno con le proprie idee e sensibilità.  Ciò che caratterizza questa rete è il lavoro di squadra, che dà sostegno alle idee di ciascuno, facendo da cassa di risonanza per le buone pratiche».

«Il Liceo Montanari funge da capofila» aggiunge Maria Barbera del Liceo Statale Guarino Veronese «e, per concretizzare le iniziative della Rete, curare i rapporti tra gli istituti, coinvolgere i soggetti istituzionali del territorio, si avvale di un coordinatore tecnico e di un collaudato Gruppo di Lavoro appositamente costituito».

Quali impegni si assumono gli istituti nell’aderire alla Rete SOS?

La professoressa Maria Barbera

«Le venti scuole che aderiscono si impegnano a organizzare percorsi di insegnamento curricolari trasversali sui principali temi ambientali, coinvolgendo la comunità scolastica nel suo complesso ma anche le famiglie, le Associazioni e gli Enti del territorio. In ogni istituto è presente un docente con il ruolo di referente». 

E gli studenti come vengono coinvolti?

«Fondamentale è il loro ruolo attivo. In ogni classe i ragazzi eleggono due referenti con il compito di promuovere nella loro quotidianità le  buone pratiche ambientali che la Rete ha riassunto nel cosiddetto “Decalogo”: dalla riduzione dei consumi energetici all’ alimentazione sostenibile, dall’uso razionale dell’acqua alla riduzione e raccolta differenziata dei rifiuti, dalla mobilità alla sostenibilità economica e sociale, rispetto e cura della natura e diffusione di buone pratiche per la cura del bene comune.»

La qualità e la profondità dell’emergenza climatica ha posto tutti di fronte a problematiche nuove e complesse, per molti poco conosciute. Quale ruolo la Rete vuole svolgere nell’aggiornamento degli insegnanti?

«Dopo il periodo difficilissimo che le scuole hanno dovuto fronteggiare causa Covid» spiega Renata Simonetto dell’Istituto Copernico Fasoli «ci siamo chiesti se non fosse arrivato il momento di rimettere al centro dell’insegnamento le questioni fondamentali che hanno a che fare con il futuro prossimo dei giovani.

La sfida del cambiamento climatico

Ben più rilevante della pandemia ci è apparsa la sfida del cambiamento climatico, per la quale sentiamo la necessità di capirne le cause e le conseguenze, immaginare le sue ripercussioni a livello globale sulla biodiversità, sull’economia, sulla convivenza tra i popoli e cercare di progettare efficaci strategie di contrasto.

Quando abbiamo letto il rapporto IPCC ci siamo chieste se non fosse arrivato il momento di coinvolgere i/le docenti, almeno i più sensibili, e insieme prendere atto della dura realtà.

Per questo abbiamo organizzato un corso di aggiornamento, suddiviso in 5 incontri online, con la disponibilità a titolo gratuito di Dino Zardi dell’Università di Trento, di Marco Giusti dell’Università di Verona e di Francesco Zampieri dell’Università di Venezia. Un approfondimento sui cambiamenti climatici, sull’IPCC e la transizione ecologica.

Devo dire il vero, non mi aspettavo un’adesione così massiccia: 100 docenti iscritti e una media del 75% di presenze».

Quali sono state le reazioni dei docenti alla fine del corso?

«Nell’ultimo incontro, un po’ smarriti di fronte a tanta ineluttabile realtà, ci siamo messi in gioco chiedendoci  quale approccio adottare per informare gli studenti, senza angosciarli,  e indirizzarli su scelte consapevoli in modo che si rendano protagonisti del loro futuro. Sono emerse proposte varie e interessanti. Ora vedremo come renderle operative, lavorando in sintonia tra docenti di diverse scuole».

Il volontariato ambientale

Nel frattempo quali iniziative sono in programma?

«In questo anno scolastico è partito il progetto “Associazioni per i cittadini del futuro”» continua  Renata Simonetto «nato da un’idea di Sandro Delaini responsabile dell’associazione Amici di Villa Bosco Buri, progettato e coordinato dal gruppo operativo della Rete SOS

Un’iniziativa che vuole avvicinare al “volontariato dedicato alla sostenibilità ambientale” le classi terze delle scuole superiori. Verona è una città ricca di gruppi impegnati nel volontariato sociale, molto meno in quello ambientale.  

Fra i giovani deve maturare la consapevolezza che dedicarsi all’ambiente, prestare attenzione alla natura  fa crescere il senso di appartenenza e l’amore per il bene comune.

Le classi, con i loro referenti ambientali, potranno “adottare” un progetto, tra quelli proposti loro dalle diverse associazioni ambientaliste, lasciandosi coinvolgere poi in attività pratiche, uscite sul territorio, promozione di assemblee di Istituto o di altre iniziative che credono opportune.

Non ci aspettiamo e non servono gesti eclatanti. È significativo che i ragazzi prendano coscienza che “possono” impiegare un po’ del loro tempo gratuitamente per un obiettivo importante e condiviso e che questo fa bene! ».

Quali associazioni territoriali hanno aderito?

«Nella giornata del 5 Novembre, in modalità on line, quasi 1000 studenti si sono collegati per ascoltare le presentazioni di sei associazioni ambientaliste: Plastic Free, WWF, Acli, World Biodiversity Association WBA, Amentelibera e Progettomondo MLAL. I docenti presenti hanno constatato una grande attenzione, curiosità e entusiasmo da parte dei ragazzi.

Questo ci fa ben sperare: si vuole finalmente uscire dalla logica che tutto ciò che impegna i ragazzi debba essere finalizzato a punteggi e valutazioni in pagella. Quale miglior segnale per una vera Educazione Civica?».

Programmi di questa portata richiedono risorse e sostegno da parte di tutti. Quali sono le principali criticità della Rete SOS? Che aiuto vi aspettate dalle istituzioni?

«La Rete SOS non è nata come proposta istituzionale e questo per noi fa una grande differenza» risponde Marilena Righetti del Liceo Messedaglia « Ci siamo però rese conto che l’essere sprovvista per statuto di contributi economici si sta rivelando un limite: senza una base minima di finanziamento non è possibile mantenere un livello organizzativo efficace.

Quest’anno abbiamo potuto realizzare il nostro progetto solo perché l’associazione Amici di Villa Bosco Buri ha ricevuto un apposito finanziamento.

Ci interesserebbe stipulare  un accordo con l’Università di Verona che, oltre alla disponibilità per incontri di formazione e convegni, avrebbe la possibilità di darci una mano attraverso le finalità del Terzo Settore.

Il Comune e la Provincia si mostrano disponibili ma alle parole non sempre seguono i fatti. Tanto per fare un esempio, il progetto presentato alla Provincia dalla Dirigente Anna Capasso, che prevede la sistemazione dell’area verde intorno al Liceo Messedaglia,  giace da più di un anno su qualche tavolo in Provincia».

Il messaggio lanciato dalla Rete SOS sembra chiaro: la scuola vuole essere parte attiva nella transizione ecologica della città di Verona.

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