La Regione Veneto boccia il taglio agli organici del Parco regionale naturale della Lessinia. La sconfessione dell’attuale gruppo di amministratori del Parco è netta e senza appello. Tutto il personale viene mantenuto, guardiaparco compreso.

La decisione della Giunta regionale è stata comunicata il 30 marzo 2023 e ufficializzata mediante l’approvazione delle linee guida relative al personale del Parco Regionale Naturale della Lessinia.

Vincono dunque le opposizioni in consiglio regionale, vincono le associazioni culturali e ambientaliste, gli operatori e tutte le persone che per prime hanno sollevato il caso, sollecitando le azioni delle minoranze in consiglio regionale del Veneto.

Vincono la logica e il buonsenso.

Non si può fare a meno del personale del parco

In questi mesi ci sono state lettere, appelli, sottoscrizioni, interrogazioni regionali, conferenze stampa e incontri pubblici, che hanno avuto il pregio di mettere pressione e tenere accesi i fari su una vicenda al limite del grottesco.

Gli attuali amministratori del Parco, guidati dal presidente Giuliano Menegazzi, avevano deciso che l’ente da loro diretto potesse fare a meno del personale, necessario e fondamentale per gestione, amministrazione e controllo dello stesso.

La prima a farne le spese è stata la figura del guardiaparco, presenza indispensabile e insostituibile all’interno di ogni parco che abbia un minimo di senso.

Foto di Agostino Mondin

Un ruolo di vigilanza indispensabile

Secondo la normativa il guardiaparco ricopre funzioni di vigilanza, controllo e tutela dell’ambiente e del territorio su cui insiste un parco e ha potere di intervento nella prevenzione e nella segnalazione di reati ambientali. 

Eliminare questa figura sarebbe come togliere il personale di controllo e sicurezza ad un museo. Ve lo immaginate un museo senza addetti alla sicurezza, videosorveglianza e altro? Se riusciamo a visualizzare tutto questo allora siamo in grado di immaginare cosa potrebbe accadere in un parco, come quello della Lessinia, senza personale addetto alla sorveglianza e al controllo.

La forza della mobilitazione popolare

Istituito nel gennaio del 1990, il Parco regionale naturale della Lessinia è sempre vissuto pericolosamente, superando attacchi su attacchi. Questo, appena sventato, è solo l’ultimo. Il precedente in ordine di tempo, molti se lo ricorderanno certamente, risale al 2020 quando venne bloccato e respinto il taglio del 20% del territorio. Anche in quel caso servì una forte mobilitazione popolare che culminò con la marcia di protesta, in Lessinia, di oltre settemila persone.

Non si era mai vista, in Lessinia, una tale mobilitazione popolare. Per trovare qualcosa di simile bisogna compiere un salto indietro nel tempo di quasi vent’anni. Allora il popolo si mobilitò contro la realizzazione di una cava in Val Sguerza, nelle immediate vicinanze di Camposilvano e della Valle delle Sfingi.

La manifestazione contro il taglio di oltre 1.770 ettari del Parco della Lessinia ha riunito centinaia di persone domenica 26 gennaio 2020. Foto di Mouhamadou Coly.

Il parco non piace a tutti

In Lessinia il Parco non piace a tutti, molti sono i contrari. La maggior parte di questi ultimi pensa che il Parco sia un limite alla loro libertà di azione e un ostacolo ai propri interessi. Alcuni sono costruttori, cavatori, allevatori e cacciatori, gruppi di potere e pressione importanti, sono voti che contano quando si tratta di eleggere un sindaco oppure un consigliere regionale. Sono realtà abituate a fare il bello ed il cattivo tempo, non sopportando limiti, vincoli e lacci che il Parco comporta.

Certo si parla di limiti e vincoli ma assieme a questi, e grazie al Parco, in Lessinia sono arrivati anche molti fondi. Vale la pena ricordare anche queste cose, visto che si tratta di soldi pubblici.

Il problema della gestione dei fondi

In tutti questi anni il Parco ha visto un cambiamento enorme. Molti contributi economici hanno permesso la ristrutturazione di parecchie malghe e la loro trasformazione in “trattorie di alta quota”, dove si arriva prevalentemente in auto. Il post covid e il caldo estivo hanno poi portato un elevato aumento delle presenze umane. Tutto questo insieme di fattori ha portato a pensare che fosse arrivato il momento di poter forzare la mano, facendo passare l’idea che bisognasse modificare la montagna per renderla più usufruibile ed attraente per chi è passato dalle domeniche al centro commerciale, all’intasare strade e parcheggi in Lessinia.

Insomma, uniti dal grido “lasciateci lavorare” oppure “portiamo i giovani in montagna” c’è il disegno, più o meno conscio, di trasformare anche la nostra montagna in una sorta di divertimentificio industriale, dove la natura passa in secondo piano.

E così assistiamo alle iniziative con musica e dj set nei rifugi del Baldo e della Lessinia oppure a improvvisasti mercatini e karaoke, nelle aree di sosta e parcheggio in zona Carega.

L’impatto del turismo della domenica

La Lessinia, la montagna veronese tutta, però non è più territorio esclusivo di chi lo abita o di chi ci lavora. Ora una delle voci importanti è quella di tutte quelle decine di migliaia di persone che ogni fine settimana si recano sui nostri monti ricercando pace, tranquillità e refrigerio d’estate, oppure bellezza e neve durante l’inverno.

Non serve quindi abbassare o togliere limiti e vincoli, semmai necessitano progetti informativi ed educativi che permettano un approccio più rispettoso alla montagna.

Foto di Agostino Mondin

Questo dovrebbero fare i nostri amministratori, questo dovremmo fare tutte e tutti, se abbiamo a cuore la nostra montagna.

Nel frattempo bisognerà tenere le antenne dritte, gli occhi vigili e non abbassare la guardia, poiché i nemici del Parco e della montagna veronese sono ancora troppi, ben organizzati e presenti in tutti i luoghi decisionali importanti.

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