The Pink Cloud diretto da Iuli Garbase chiude la seconda edizione dell’Extra Sci-fi Festival di Verona. Se il filo tematico dei film che abbiamo visto in queste settimane aveva come perno il concetto di distopia declinato nelle sue varie forme, l’esordio della regista brasiliana pare riguardare un futuro che in realtà abbiamo già vissuto.

Siamo a Rio de Janeiro quando all’improvviso in cielo compare una nuvola rosa, i cui effetti portano alla morte. La popolazione di conseguenza è costretta al lockdown, un termine che ora conosciamo fin troppo bene ma che nel 2017 – anno in cui è stato scritto il film – non era ancora entrato nel linguaggio di tutti i giorni.

Un futuro che è già passato

I rimandi e le implicazioni sociali sono fortemente debitrici di Rumore bianco di Don DeLillo, sebbene la scrittura di Garbase utilizzi i pretesti del romanzo chiave del postmodernismo per analizzare la reazione al trauma di un ipotetico nucleo familiare.

Il tema della morte che si annidava nelle pagine di Rumore bianco viene perciò marginalmente affrontato, seguendo invece il processo di ambientamento alla convivenza forzata dei due protagonisti: Yago e Giovana. Avanzando con ellissi temporali, lo spettatore entra nella quotidianità della coppia, tra litigi, interazioni con la realtà esterna praticamente azzerate e un mondo che è diventato talmente piccolo da esser racchiuso in quattro mura.

The Pink Cloud si sviluppa in una narrazione molto canonica così come la regia di Iuli Garbase guarda al cinema mublecore, approfondendo quindi la carnalità dei rapporti umani. I rimandi durante la visione seguono inevitabilmente la situazione che abbiamo vissuto a inizio 2020, mostrando una certa preveggenza su certi problemi psicologici causati dalla pandemia. Quante coppie si sono lasciate a causa di una convivenza protratta verso una data di scadenza indefinita? E quanto sono cresciuti i casi di Hikikomori?

Renata de Lélis nei panni di Giovana in The pink cloud di Iuli Garbase.

Saremo in grado di affrontare un cambiamento imminente?

The Pink Cloud ci interroga sulla capacità di ambientamento dell’essere umano, sul nostro bisogno fisio-psicologico dell’appartenenza a un contesto sociale e soprattutto sul nostro egoismo di stampo familiare, dato che uno dei due protagonisti afferma di volere un figlio per non essere solo da vecchio.

Se il film di Garbase ha in qualche modo anticipato la pandemia da Covid-19, da un certo punto di vista può essere riletto anche in chiave ambientalista, dove la nuvola rosa diventa l’avanzare inesorabile del cambiamento climatico. Le domande quindi che The Pink Cloud pone sono di stretta attualità, anche se il film in un classico finale aperto ci fornisce un filo di speranza colorata, non a caso, di verde.

Extra sci-fi Festival si conclude con un lungometraggio che è un monito verso il futuro, sottolineando come il cinema fantascientifico sia utile anche alla nostra sopravvivenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA