Cecilia Gasdia ha incontrato la stampa estera nella sede romana per illustrare il cast degli otto titoli in cartellone per la centesima stagione del festival lirico dell’Arena di Verona. Nel giorno in cui il ministero ha indicato il nominativo del componente del consiglio di indirizzo di propria spettanza, Serena Cubico, già sindaca di Ferrara di Monte Baldo e aderente a Fratelli d’Italia (notare il partito di appartenenza), la nostra sovrintendente in proroga ha affrontato le domande dei giornalisti in perfetta solitudine istituzionale, portando un bilancio della sua gestione estremamente positivo e manifestando orgoglio per i nomi indicati nel programma, per il lavoro svolto e quello impostato.

Tra grandi nomi e scelte d’agenzia

Confermata la presenza dei grandi nomi della lirica e della danza, Anna Netrebko e il di lei consorte, Yusif Eyvazov, quindi Jonas Kaufmann, Roberto Bolle, Juan Diego Florez, malgrado tutto Placido Domingo e una serata orchestrale con La Scala di Milano, diretta da Riccardo Chailly.

A nessuno viene mai in mente di far osservare perché mai i cast operistici debbano vedere una girandola di nomi nei ruoli, al punto da far insorgere il dubbio se sia un valore aggiunto o una fatica insopportabile ed evitabile? Tanti nomi significa tanto lavoro di redazione dei contratti, tante prove, difficoltà di sincronizzazione nello spettacolo, aggravio di lavoro per la sartoria e il backstage. Nasce una domanda capziosa ma non peregrina: tutto ciò porta veramente vantaggio economico e di disponibilità degli artisti, oppure risolve implicitamente i problemi alle agenzie loro rappresentanti? Nessuno obietta qualcosa.

Bilancio positivo, ma è vera gloria?

Ascoltiamo numeri di bilancio che appaiono confortanti, senza sottolineare che alla Fondazione Arena di Verona la pandemia ha portato risorse intatte senza i costi delle produzioni; che i sacrifici sono stati a carico soprattutto degli stipendi a cui hanno dovuto rinunciare i dipendenti e che c’è una bomba pronta a esplodere, rappresentata dall’oltre centinaio di cause del lavoro in corso e che attendono il nuovo indirizzo in un’auspicata volontà transattiva, prima di arrivare alle temute sentenze che potrebbero vedere rompere la diga dei conti in ordine.

E non parliamo degli esposti e delle indagini che ipotizzano infiltrazioni mafiose, sovrafatturazioni e costi eccessivi per le operazioni appaltate a ditte esterne che sarebbero una sentenza inappellabile per chi fa dell’efficienza il valore del proprio periodo di gestione.

Un nome, una (in)certezza

La conferenza stampa è passata, ma non l’incertezza sul nome del successore, mentre si delinea la fisionomia del Consiglio di indirizzo che ha il compito di inviarlo all’attenzione del ministro Sangiuliano, il quale ha oltretutto avocato a sé il tema delle fondazioni lirico-sinfoniche.

Confermato il nominativo di competenza della Camera di commercio nella persona dell’attuale presidente (che però non è rieleggibile e quindi coprirà un ruolo con meno prestigio dell’attuale), in attesa che la Regione Veneto sveli il secondo componente di natura politica (con le caratteristiche che saranno del tutto simili a quello ministeriale, ma di partito diverso), Damiano Tommasi ha rinnovato la fiducia all’imprenditrice del vino Marilisa Allegrini per rappresentare il Comune, mentre rimane il dubbio della presenza di Cattolica Assicurazioni.

Alla volontà del consigliere Davide Croff, che non ha mancato di sostenere la candidatura di Gasdia con una lettera aperta di elogio e ringraziamento, si oppone la realtà di un’azienda non più autonoma e che deve affrontare l’opportunità di replicare a Verona quanto già fatto dalla capo gruppo per la fondazione di Trieste, dove Generali ha la storica sede sociale e il candidato sovrintendente Giuliano Polo ne è stato confermato alla guida per un altro mandato.

La non banale conferma di Croff

La presenza del socio privato nel Consiglio d’indirizzo non è questione banale per tre ordini di motivi: se confermato Croff, sappiamo che la querelle sul sovrintendente è destinata ad accentuare lo scontro dichiarato tra soci pubblici con diritto di presenza. verrebbero versati nelle casse della Fondazione 600.000 euro ogni anno, cifra mancante fino al reperimento di un nuovo socio privato, e, infine, ma non meno importante, si definirebbe quella parità di aventi diritto al voto che giustificherebbero la nomina del settimo consigliere (su indicazione del sindaco, come da statuto vigente).

Damiano Tommasi, ai calci di rigori per abusare della retorica calcistica, ha il faticoso compito di trovare una sintesi tra le molte questioni sul tappeto, di cui non si può escludere la recrudescenza per il complicato meccanismo che ha preferito adottare per l’individuazione del sovrintendente: una manifestazione di interesse che allunga i tempi e renderà la decisione terreno di battaglia per interessi politici e personali.

Quello che poteva avvenire con un confronto acceso ma ragionevole diventerà una decisione sofferta e problematica, con la sabbia che scorre nella clessidra e avvicina inesorabilmente il giorno dell’inaugurazione in mondovisione dell’edizione numero cento.

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