In questi giorni si è giustamente parlato dell’equilibrio di genere nei CdA delle società partecipate, ma si sono trascurati temi altrettanto importanti: a Verona le società partecipate sono troppe; in alcuni casi il Consiglio di Amministrazione potrebbe utilmente essere snellito o sostituito da un Amministratore unico; le sponsorizzazioni sono nella gran parte dei casi un inutile e clientelare sistema per sprecare denaro pubblico.

Troppe partecipate a Verona

Le società partecipate nella nostra città sono troppo numerose. Non vi è ragione per mantenere questa pletora di Consigli d’Amministrazione, funzionali solo, in numero così elevato, a garantire alle forze politiche cittadine un numero inutilmente elevato di poltrone, per quanto di modesta importanza, da spartire. Mi auguro che, chiunque vinca le elezioni, uno dei primi impegni della nuova maggioranza consista nel verificare quali partecipate sono veramente utili e giustificano i costi di gestione per una città come Verona. E quali, invece, no.

CdA talora troppo numerosi

Attenzione, però, perché anche nelle partecipate necessarie per la città, in alcuni casi i CdA risultano inutilmente numerosi. Un controllo collegiale può essere utile per le società più importanti. Ma l’art. 11 del Testo Unico che regola le partecipate (D. Lgs. 175/2016) prevede, come regola, l’amministratore unico e, come eccezione, un consiglio di amministrazione di 3 oppure di 5 membri. A Verona l’eccezione più larga (5 membri) è diventata quasi ovunque la regola. Anche questo dovrebbe essere subito rivisto da chi vincerà le elezioni.

Sponsorizzazioni costose, clientelari e ingiustificate

Da anni si è diffusa l’abitudine di impegnare denaro (pubblico) delle società partecipate per sponsorizzare qualunque genere di eventi o per comperare pubblicità redazionali prive di sostanziale utilità.

Questa pratica è sorprendentemente costosa nelle cifre complessive che alcune partecipate spendono annualmente e nella maggior parte dei casi non ha alcuna giustificazione di natura aziendale. L’unica vera motivazione è quella di distribuire molti piccoli favori, sperando in un ritorno elettorale per la propria area di appartenenza. Questa non è politica, è una forma di clientelismo che tutte le forze politiche dovrebbero saper abbandonare.

Foto di copertina di Osvaldo Arpaia

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