Questa sera, lunedì 23 gennaio, alle ore 21, secondo appuntamento con Mondovisioni alla Fucina Culturale Machiavelli di Verona. In sala il documentario “H2: The Occupation Lab” dei registi Idit Avrahami e Noam Sheizaf. Il film racconta la storia e la vita intorno ad una via lunga solo un chilometro, laboratorio dell’occupazione in Palestina e specchio dell’intero conflitto israelo-palestinese.

Hebron

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Hebron – Old City

La pellicola ci porta nella parte orientale di Hebron l’unica città palestinese con un insediamento ebraico. Hebron, circa 30 km a sud di Gerusalemme, è la più grande città della Cisgiordania ed è quasi totalmente abitata da palestinesi. C’è una zona, però, controllata completamente dall’esercito israeliano e abitata da circa ottocento coloni ebrei. È l’H2, un chilometro di strada che porta alla Grotta dei Patriarchi, luogo sacro sia per ebrei e musulmani dove si crede sepolto Abramo, padre comune per entrambe le religioni.

Sembra che la storia ad Hebron abbia segnato una sorta di “anno zero”: è qui che ha avuto luogo il massacro del 1929, è ad Hebron che è nato il movimento dei coloni ebraici e dove per la prima volta l’esercito ha imposto la politica di segregazione etnica. 

In un video del New York Times, pubblicato nel 2021, soldati israeliani di Hebron raccontano le provocazioni e umiliazioni che si ritrovano ad infliggere ai palestinesi seguendo ordini di cui spesso non ne capiscono le ragioni.

Laboratorio di un’occupazione

«Tutto ciò che vediamo che il regime israeliano sta facendo in tutta la Cisgiordania, e persino a Gerusalemme, è iniziato come tentativi ed esperimento a Hebron. Venire a Hebron significa vedere cosa accadrà in altri posti tra due mesi, tra un anno»

Avv. Michael Sfard – H2: The Occupation Lab
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La locandina di Mondovisioni a Verona

L’interesse dei registi, Idit Avrahami e Noam Sheizaf, nel racconto di Hebron nasce da un fatto di cronaca.Il 24 marzo 2016 un palestinese ferito – dopo un tentativo di accoltellamento ai danni di soldati israeliani – fu ucciso a distanza ravvicinata da un medico dell’esercito. Si scatenò una vera e propria tempesta politica che portò alle dimissioni del ministro della Difesa che voleva processare il medico. I due registi cominciarono a fare ricerche sull’H2 scoprendo che per anni era stato il posto più filmato del Medio Oriente, un luogo, come dicono loro, “dove vige una realtà surreale che è diventata la norma”.

Con il lavoro hanno provato a capirla. Attraverso filmati d’archivio e interviste hanno ricostruito le vicende di questo luogo e della sua gente. Nell’ora e mezza del documentario ripercorriamo passato, presente e futuro in un chilometro di strada in cui si riflette l’intera la storia del conflitto israelo-palestinese.

Oltre Hebron

Dicono i due registi «Crediamo che i film possano aiutare a dare un senso al mondo e a cambiarlo in meglio. Hebron è la chiave per comprendere i fallimenti del passato e i rischi del futuro. In un mondo che manipola e controlla le persone attraverso tecnologia, potere militare, recinzioni e muri, H2 sembra un messaggio proveniente da un futuro distopico, e rivolto non solo a israeliani e palestinesi. Ci mostra cosa accade quando le istituzioni falliscono, quando la legge cede il passo al potere, quando l’estremismo religioso diventa risorsa politica, quando l’uguaglianza lascia il posto al controllo etnico. E dimostra l’urgente necessità di un nuovo tipo di pensiero politico, fondato sulla parità di diritti, sul rispetto e sulla cooperazione

Al termine della proiezione si terrà l’approfondimento, a cura di Heraldo, insieme all’avvocata Sondra Faccio, ricercatrice presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, e alcuni componenti della Onlus veronese One Bridge To Idomeni (OBTI) che lavora sui confini europei della rotta balcanica in supporto alle persone migranti.

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