Ma quanto sarebbe stato più bello se avessero utilizzato sui titoli di coda, al posto di una scontata cover di Pet Sematary dei Ramones, quel gran pezzo ormai immortale e passato alla Storia della Musica – cavallo di battaglia di Phoebe nel telefilm cult Friends – che, tradotto, faceva più o meno “Gatto rognoso, troppo rognoso, che cos’hai sul muso? Gatto rognoso, troppo rognoso, non sei più peloso. Gatto rognoso, bel gattone, non è colpa tua”?Poesia.
Invece si va sul sicuro, che è un po’ il difetto di tutto il film.

Quando sentite dire dalla produzione «No no, il nostro non è un remake, ma una nuova interpretazione del libro di King, me potessero cceca’ se non è vero!» (dicono proprio così, con queste testuali parole), oppure se è lo stesso scrittore – con un passato di dipendenze da droghe e un presente di dipendenze da soldi – che scrive frasi del tipo «Questo è un film spaventoso. Siete avvertiti» (Twitter, 7 febbraio 2019), allora potete starne più che certi: il film sarà uguale al precedente e non farà nemmeno paura.
Stephen King è il peggior venditore di film tratti dalle sue opere e, ogni maledettissima volta che apre bocca, parla a sproposito millantando capolavori che tali non sono. Se sei uno scrittore e pure bravo, ma perché vuoi passare come uno dei tanti venditori di fumo che parlano per frasette fatte, manco dovesse concorrere alle elezioni europee? Terrore, brivido e raccapriccio.

Torniamo al film: riguardatevi quello del 1989 di Mary Lambert e a posto così. No, anzi, non avendo letto il libro mi fido di ciò che mi è stato detto: è molto meglio di entrambe le pellicole. Strano, nevvero?
Evitando qualsiasi tipo di spoiler, posso solo dirvi che un paio di cose vengono cambiate, alla faccia della fedeltà al romanzo, ma la spiegazione di questa scelta è piuttosto elementare: per quanto il pubblico del genere horror possa essere cerebralmente sottovalutato, in particolare modo dai genitori che guardano con tenerezza mista a rassegnazione i propri figli adolescenti che non aspettano altro che recarsi al cinema (*), bisogna ammettere che è anche molto, molto preparato in materia e che è praticamente impossibile che non abbia recuperato – in home video o streaming che sia – i vecchi titoli degni di nota. Quindi, tradotto: il vecchio Pet Sematary lo hanno visto quasi tutti coloro che vanno a vedere questa nuova versione. Perché allora spendere dei soldi per qualcosa che già si conosce? Forse nella speranza di coglierne le differenze e di spaventarsi più che con l’originale. È un maledetto giochino da nerd del Cinema, un esecrabile imbroglio sul quale punta la parte malvagia di Hollywood e, purtroppo per noi, funziona quasi sempre. Maledetti.

Se non esistesse John Lithgow bisognerebbe inventarlo (118 apparizioni tra film e serie televisive) ed è una delle poche ragioni per prendere in considerazione questo filmetto, ma per il resto non c’è davvero nulla di così memorabile; già quello di trent’anni fa non era niente di eccezionale, probabilmente a causa di una storia che solo sviluppata sulla carta aveva una sua ragione di essere, però qui non si va oltre al diligente compitino prevedibile e senz’anima. Esattamente come il gatto rognoso.

Voto: 2,5/5

Pet Sematary
Regia di Kevin Kölsch e Dennis Widmyer con John Lithgow, Jason Clarke, Amy Seimetz, Naomi Frenette, Jeté Laurence, Obssa Ahmed, Hugo Lavoie, Alyssa Brooke Levine e Sonia Maria Chirila

(*) Gli stessi adolescenti amabilmente compatiti (i maschietti, perlopiù), una volta cresciuti e mantenuta la passione per il genere, proveranno le medesime sensazioni quando diranno alle proprie compagne che devono assolutamente andare al cinema con gli amici perché è uscita una nuova, imperdibile pellicola horror.
(Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.)