Alla vigilia della prima partita, del Mondiale in Qatar si è detto e scritto veramente di tutto: richieste di boicottaggio, accuse di corruzione, riflessioni sulla sostenibilità e sospetti sul rispetto dei diritti umani. Di calcio nemmeno l’ombra. Saranno le polemiche roventi, sarà la disaffezione verso un calcio sempre più vittima delle logiche da show-biz, sarà che l’Italia li vedrà dal divano, ma questi Mondiali soffrono di un disinteresse calcistico così evidente che gli organizzatori si sono prodigati nel mettere insieme bande di supporter a pagamento pur di creare atmosfera.

Eppure si tratta di una delle manifestazione sportive più importanti al mondo e la Serie A – volente o nolente – ha lasciato orfani gli italiani per quasi due mesi. In più questa volta i Mondiali saranno totalmente in chiaro sulla Rai, fuori fa freddo…Piuttosto che andare per l’ennesima volta ad accalcarsi in qualche mercatino natalizio è meglio godersi in pace un bel Canada-Marocco il 1 dicembre, o un imperdibile Corea del Sud – Ghana, senza dimenticare la gara d’esordio Qatar – Ecuador. Una festa del calcio.

Le favorite

Senza nascondere la speranza di vedere qualche ribaltone clamoroso o la curiosità di scoprire quanto avanti riusciranno ad arrivare i padroni di casa, esordienti ai Campionati del mondo, pare che le squadre più quotate per giocarsi la coppa siano Francia, Brasile, Argentina e l’Inghilterra vice campione d’Europa. 

I primi hanno talento da vendere e sono i campioni in carica. I galletti hanno aggiunto qualche innesto fresco alla squadra vincitrice del torneo in Russia ma hanno perso due pedine fondamentali a centrocampo come Kanté e Pogba e il pallone d’oro in carica Karim Benzema in attacco. In compenso hanno una collezione di stelle incredibile nel settore offensivo con i vari Mbappè, Giroud, Dembelé, Griezmann e Coman a giocarsi il posto da titolare. Lusso.

Il Brasile è estremamente europeo: fa davvero paura. Gli unici a giocare in patria sono Everton Ribeiro e Pedro del Flamengo, oltre al terzo portiere che dietro ad Alisson e Ederson non vedrà semplicemente mai il campo. Tutti gli altri convocati si dividono tra Premier League, Serie A e Liga, con due terzi dell’attacco del Real Madrid (Rodry e Vinicius Jr) più Neymar. Se non perdono la testa, come spesso capita ai verdeoro, al Mondiale saranno tosti per tutti.

L’Argentina si gioca l’ultimo mondiale con Messi in campo. Un’ultima chance per levarsi il peso del confronto col pibe de oro e vincere finalmente il più grande dei trofei: l’unico che manca nella bacheca della Pulce. Oltre al fenomeno di Rosario, per cui gli anni cominciano a pesare, l’Albiceleste è una squadra non più giovanissima. La qualità non si discute, ma sulla tenuta fisica degli argentini qualche dubbio c’è.

Infine gli inglesi, sempre temibili sulla carta e dotati di un talento innato per festeggiare prima del tempo e puntualmente tornare a casa con le pive nel sacco. La squadra giovane e talentuosa vista all’Europeo è pronta a riprovarci con un paio d’anni di esperienza in più. Certo, hanno portato McGuire

Dietro queste quattro ci sono subito Germania, Portogallo, Spagna… tutto il gotha del calcio europeo. Tranne noi, ovviamente. Ma non intendiamo mettere il dito nella piaga: sarà comunque bello vedere un Mondiale assurdo, giocato nel deserto con i bengalesi residenti in Qatar a tifare Croazia il mercoledì e Messico la domenica. 

Gli stadi

Gli stadi sembrano meravigliosi, non c’è che dire. Otto cattedrali nel deserto – letteralmente – costruite a tempo di record e senza paura di rimetterci la vita di qualche operaio. Cento più cento meno. La prima partita si terrà allo stadio Al-Bayt costruito ispirandosi alla tenda tradizionale dei nomadi del deserto, prima che scavassero i pozzi s’intende. Un tendone bianco da 60mila persone che all’interno ricorda più un hotel di lusso che un impianto sportivo. Tutti gli stadi sono un omaggio alla cultura mediorientale, con forme ispirate a cappelli tradizionali, a lanterne, a navi porta container. Ora bisognerà riempirli, una sfida tutt’altro che scontata per gli organizzatori che hanno cercato di convincere i tifosi a venire allo stadio persino con l’aria condizionata. Tutto sostenibile naturalmente…

Chissà se il Qatar riuscirà a non unirsi al Sud Africa nel triste primato di unica nazionale ospitante uscita ai gironi (in quel caso nel 2010). Chissà se l’Iran riuscirà a battere sul campo gli Stati Uniti così com’era avvenuto nel lontano 1998. Chissà se Cristiano Ronaldo e Messi riusciranno a incontrarsi per l’ultima volta con le loro nazionali, magari per giocarsi la Coppa del mondo. Oggi, al fischio d’inizio (ore 19 locali, 17 in Italia) le polemiche e le ipocrisie taceranno per 90 minuti, e poi torneranno ancora più forti com’è giusto che sia. Il Mondiale però ha un magnetismo che è difficile ignorare. Anche provando a guardare oltre le luci e i lustrini degli sceicchi per puntare il dito contro l’inaccettabile. Anche se non c’è l’Italia. Anche se sarà il Mondiale più improbabile di sempre.

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