In occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà (17 ottobre), Caritas Italiana ha presentato il suo 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo L’anello debole.

Dal rapporto emerge che non esiste una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina.

Tra gli “anelli deboli” ci sono i giovani, colpiti da molte forme di povertà: quella ereditaria, per esempio, che si trasmette “di padre in figlio” per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito; o quella educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore, riesce a ottenere un diploma universitario.

Il contenuto del Rapporto

Il Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, nella sua edizione del 2022, si compone di cinque contributi.

Copertina del 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale

Nella prima parte vengono presentati i dati relativi alle persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto e servizi Caritas nel corso del 2021.

Solo nel 2021 quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas hanno effettuato oltre 1,5 milioni di interventi, per poco meno di 15 milioni di euro, con un aumento del 7,7% delle persone che hanno chiesto aiuto rispetto all’anno precedente.

Anche nel 2022 i dati raccolti fino a oggi confermano questa tendenza.

Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno. Tra questi, coloro che, pur lavorando, sono poveri (working poor), oggi rappresentano il 13% degli occupati.

La seconda e la terza parte del Rapporto si soffermano sul tema della povertà ereditaria. Vengono presentati gli esiti di due rilevazioni empiriche: una di taglio quantitativo realizzata su un campione rappresentativo di utenti Caritas; una di taglio qualitativo sul vissuto delle famiglie in povertà intergenerazionale nella quale vengono presentate anche alcune proposte utili a spezzare la catena della povertà.

Nel quarto contributo viene illustrata una indagine transnazionale condotta in 10 paesi europei congiuntamente con Caritas Europa e Don Bosco International, sul tema della transizione scuola lavoro dei giovani che vivono in famiglie in difficoltà.

Il volume si conclude con una valutazione delle politiche di contrasto alla povertà, con particolare attenzione alle prospettive di riforma e investimento derivanti dal PNRR e dal programma europeo Next generation EU.

La misura di contrasto alla povertà esistente nel nostro Paese, il Reddito di Cittadinanza, è stata finora percepita da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%) e solamente il 22,3% delle persone che si rivolgono alle Caritas.

Sarebbe quindi opportuno assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti.

Accanto alla componente economica dell’aiuto vanno garantiti adeguati processi di inclusione sociale. Ma al momento una serie di vincoli amministrativi e di gestione ostacolano tale aspetto.

I numeri

I dati Caritas, in linea con la statistica pubblica, confermano che la povertà non sembra diminuire.

Didascalia sulla provenienza degli assisititi Caritas

Dal 2020 al 2021 si è registrata una crescita del 7,7% del numero delle persone supportate, che ha riguardato soprattutto gli stranieri residenti nelle aree del Nord Italia.

L’anno 2022 è ancora in corso ma i dati raccolti fino a oggi non preludono a un‘inversione di tendenza: da gennaio a settembre il numero di persone aiutate ha superato quelle aiutate nell’intero anno del pre-pandemia (2019).

Si contano quindi 5,6 milioni di poveri assoluti in Italia, di cui 1,4 milioni bambini (Istat).

“Pavimenti appiccicosi”. Quando la povertà si tramanda di generazione in generazione

Caritas Italiana ha condotto il primo studio nazionale su un campione rappresentativo di beneficiari Caritas al fine di quantificare le situazioni di povertà ereditaria nel nostro Paese.

Complessivamente, i casi di povertà intergenerazionale pesano per il 59,0%; nelle Isole e nel Centro il dato risulta ancora più marcato, pari rispettivamente 65,9% e al 64,4%; il nord-Est e il Sud risultano le macro-aree con la più alta incidenza di poveri di prima generazione.

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Il rischio di rimanere intrappolati in situazioni di vulnerabilità economica, per chi proviene da un contesto familiare di fragilità è di fatto molto alto.

In Italia occorrono cinque generazioni per una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello di reddito medio.

Sei assistiti Caritas su dieci sono poveri intergenerazionali, rimasti invischiati nei “pavimenti appiccicosi”.

Per i nati in famiglie poste in fondo alla scala sociale (nell’ultimo quintile di reddito) diminuiscono le chanches di salire i gradini della scala sociale. Tra loro il 28,9% resterà proprio nella stessa posizione sociale dei genitori.

L’Italia infatti è all’ultimo posto per mobilità sociale tra i Paesi europei più industrializzati (Word Economic Forum).

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