In Italia, al di là della narrazione corrente, lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender non godono ancora di un vero, pieno e reale diritto di cittadinanza e spesso vivono situazioni di discriminazione nei diversi ambiti della vita familiare, sociale e lavorativa a causa del perdurare di una cultura condizionata dai pregiudizi.

Risulta pertanto particolarmente importante l’azione delle Pubbliche Amministrazioni nel promuovere, sul piano locale, politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone LGBTQIA+, contribuendo a migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi.

Verona contro le discriminazioni di genere

Anche per questa ragione assume ancor più importanza la notizia che vede il Comune di Verona schierarsi nettamente contro le discriminazioni di genere. Con l’approvazione nella Giunta arrivata ieri sera, infatti, l’amministrazione di Palazzo Barbieri entra a far parte ufficialmente della Rete RE.A.DY, la rete istituzionale antidiscriminazione per orientamento sessuale e identità di genere delle Pubbliche Amministrazioni del nostro Paese, approvandone la Carta d’Intenti.

Si tratta della Rete italiana – nata nel 2006 – delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati a prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, anche in chiave intersezionale con gli altri fattori di discriminazione – sesso, disabilità, origine etnica, orientamento religioso, età – riconosciuti dalla Costituzione, dal diritto comunitario e internazionale.

Un impegno che la Giunta Tommasi aveva preso in campagna elettorale e che ha in qualche modo ribadito con la presenza del sindaco al Pride andato in scena per le vie del centro il 16 luglio scorso.

Il sindaco Tommasi al Pride del 16 luglio 2022. Foto di Osvaldo Arpaia

Verona si associa ai tanti enti locali aderenti tra cui le città di Roma, Milano, Bologna, Genova, Palermo, Napoli, Firenze e Bari e le regioni Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana.

Non solo una scelta ideologica ma di buone pratiche

Si tratta di un segnale importante, in un Paese in cui, ancora oggi, sono numerosi i casi di violenza ingiustificati, e troppo spesso impuniti, verso le persone LGBTQIA+. Una buona amministrazione è quella che adotta buone pratiche per la promozione reale dell’uguaglianza e l’inclusione di tutte le cittadine e i cittadini. Battersi contro le discriminazioni e i pregiudizi è compito di ognuno di noi e delle istituzioni a tutti i livelli. È necessario non chiudere gli occhi di fronte a queste ingiustizie, e agire per contrastarli, sia da un punto di vista culturale sia dal punto di vista pratico.

Proprio in quest’ottica, l’adesione alla piattaforma non si limita solamente alla condivisione di intenti sul piano ideologico, ma rappresenta uno spazio di incontro e confronto di esperienze e buone prassi.

L’azione delle Pubbliche Amministrazioni è infatti fondamentale per promuovere sul piano locale politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone, contribuendo a migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi.

Auspichiamo che questa iniziativa rappresenti il primo passo di un percorso volto a rendere la nostra città sempre più inclusiva e dalla parte della tutela dei diritti. Una società civile è tale, infatti, solo se garantisce pari diritti e dignità a tutte le sue cittadine e i suoi cittadini e se si preoccupa di tutelare le fasce più vulnerabili promuovendo una cultura del rispetto e battendosi contro ogni discriminazione.

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