La nuova amministrazione veronese si è insediata ormai da oltre un mese. Abbiamo incontrato Michele Bertucco, assessore al Bilancio, al Patrimonio, al Personale e al Lavoro del Comune per vedere insieme lo stato di salute di Verona, in particolare per quanto riguarda i temi patrimoniali. Partecipazione, trasparenza e inclusione sono le linee guida già espresse anche in campagna elettorale e vedremo nei prossimi mesi come verranno applicate sui temi caldi per la città.

Bertucco, partiamo dalla situazione attuale del bilancio della città di Verona.

«In generale è buono, non abbiamo situazioni di debito fuori bilancio o di disequilibrio vero e proprio. Tuttavia c’è un tema che abbiamo già affrontato anche nella variazione di bilancio legata alla salvaguardia obbligatoria per legge da fare entro il 31 luglio sugli aumenti dei costi dell’energia e del gas che avranno un peso sempre maggiore sopratutto per quelle fasce della popolazione più deboli, con i redditi più bassi. Bisognerà porre una particolare attenzione a questi temi, una vera preoccupazione per il futuro. Riguarda tutte le amministrazioni comunali perchè le richieste di aiuti saranno molte di più rispetto al passato. Nemmeno le previsioni internazionali ci stanno dando segnali di tipo diverso. Per il resto, dovremo fare delle scelte legate per esempio al futuro delle partecipate del Comune di Verona, dove a mio parere si può arrivare ad una razionalizzazione che porti ad una riduzione dei costi. Bisognerà poi lavorare per valorizzare il patrimonio del Comune di Verona. Non mancano le sfide insomma.»

Sul tema dell’energia abbiamo letto del vertiginoso aumento degli utili di Plenitude rispetto allo scorso anno.

«Ho visto la stessa cosa anche per AGSM ed ENEL. Io eviterei di continuare a fare conferenze stampa in cui si dichiarano utili sicuramente molto più alti rispetto alle previsioni, per un discorso di rispetto verso le persone che fanno più fatica. Sappiamo che quegli utili sono legati a forniture presenti già prima e che hanno poi portato ad un aumento di costi per i cittadini. Su questo credo sia utile tenere un profilo basso in modo che quegli utili o extra utili vengano messi a disposizione della città e in particolare di quei cittadini e cittadine che sono maggiormente in difficoltà.»

Quali sono i problemi più evidenti di Verona a cui l’amministrazione dovrebbe rivolgersi in prima battuta?

«Credo ci sia l’aspetto legato alla qualità della vita nei quartieri. Negli ultimi tempi si è posto l’accento sulle cosiddette baby gang in Borgo Roma, ma c’è un tema che dovremo affrontare al più presto: dare quei servizi, fare quegli interventi all’interno dei quartieri di Verona che diano sicurezza, anche stradale, ma sopratutto che aumentino la qualità della vita delle persone. In tema di urbanistica e di edilizia, come Giunta e come Consiglio comunale, dovremo fare alcune riflessioni in relazione ad alcune scelte fatte nel passato e a quelle che possono essere ripensate. Sicuramente è necessario un nuovo piano di riassetto del territorio: quello attuale è legato al 2007 e abbiamo ampiamento superato i dieci anni di valenza prescritti dalla legge regionale. Sopratutto, quel piano prevedeva una crescita della città di 35 mila abitanti, quando invece siamo fermi a 254 mila.»

Sul sociale invece?

«Dobbiamo prestare una particolare attenzione alle fasce più deboli. E poi c’è il discorso che riguarda la cultura e la valorizzazione del patrimonio della città. Su tutto questo credo che dovremo lavorare per dare delle soluzioni, sopratutto per fare in modo che non sia una presenza – come dice qualcuno – mordi e fuggi, ma che duri nel tempo e porti a una ripresa delle attività economiche. I segnali sembrano positivi in queste settimane. A fine anno inoltre scade il mandato della sovrintendente della Fondazione Arena e dovremo capire anche come rilanciare la stessa fondazione e ridarle quel ruolo che ha già avuto in passato e meno negli ultimi anni. Poi dovremo intervenire sulle aziende partecipate per ridurre i costi a carico del Comune.»

Uno degli obiettivi del sindaco in campagna elettorale era dare continuità a quanto fatto dalla precedente amministrazione, salvando quel che di valido era stato fatto…

«Sul tema del filobus, lo dico da anni, abbiamo un contratto e sono stati assegnati i lavori. CI troviamo in una situazione pressochè irreversibile e possiamo solo cercare di migliorare quel progetto. Si faranno tutti gli interventi possibili ma non è un problema solamente di penali, come qualcuno ha detto. Il problema è che rinunciare a un progetto in corso significa incorrere anche nel danno erariale, ricorso alla Corte dei Conti e tutto quel che ne consegue. Su questo sicuramente ci dovrà essere un’attenzione molto forte perchè siamo l’unica città con oltre 250 mila abitanti a non disporre di un sistema di trasporto pubblico di quel tipo. Lo ha fatto Brescia con la metropolitana, lo ha fatto Padova con la metrotramvia.»

E dal punto di vista urbanistico cosa possiamo dire?

«Dal punto di vista urbanistico ci sono le varianti approvate, come la 29, e anche il progetto del mega albergo di lusso approvato dal precedente Consiglio comunale. CI troviamo di fronte ad atti definitivi, l’amministrazione non li può cancellare e ripartire da zero. Lavoreremo per la revisione del Pad e per intervenire per verificare la parte relativa all’urbanistica e all’edilizia.»

Poi c’è la questione dello stadio?

«La posizione della coalizione è quella emersa durante la campagna elettorale e cioè che rimanga dove si trova, altrimenti avremo altro consumo di suolo e sarebbero necessarie nuove vie per collegarlo. Il quartiere deve però essere riqualificato. Già prima della precedente amministrazione avevamo parlato di una ZTL da attivare in occasione di avvenimenti che altrimenti porterebbero a situazioni come quelle viste nei mesi scorsi.»

Quali sono invece le sue priorità?

«Una gestione molto trasparente della città, cosa che non è avvenuta in passato. Un coinvolgimento dei cittadini attraverso gli strumenti della partecipazione e a questo proposito stiamo lavorando sulle modalità di bilancio partecipato, sul tema dell’urbanistica partecipata. È importante soprattutto che i progetti vengano spiegati ai cittadini prima di essere realizzati. Avendo anche la delega al Lavoro c’è da parte nostra una particolare attenzione verso l’economia veronese e quello che potrà essere il futuro della città. Nelle prossime settimane ci confronteremo con tutte le categorie economiche e con le organizzazioni sindacali per vedere di riuscire a dare, come amministrazione pubblica, un indirizzo unitario per il futuro della città.»

Ritiene che debba essere migliorata anche la gestione del patrimonio?

«L’aspetto della gestione del patrimonio comunale, in particolare di quello immobiliare, dovrà essere migliorato e valutato per essere messo a disposizione della città. Questo in passato non è avvenuto. Vorrei inoltre che ci fosse più attenzione verso le fasce più deboli della popolazione, credo possa essere uno dei compiti più importanti dell’amministrazione, che vogliamo sia partecipata. Lavoreremo molto sulla comunicazione per spiegare i progetti nelle fasi iniziali.»

Cosa pensa della situazione del lavoro giovanile a Verona?

«Parlare di lavoro giovanile, a Verona come a livello nazionale, significa parlare di lavoro precario, poco garantito, con redditi molto bassi. L’amministrazione comunale ha poche leve trattandosi di una competenza che non è stata trasferita in maniera chiara ai Comuni dopo la riduzione dei compiti delle Province; possiamo lavorare però sia con le categorie economiche sia con le organizzazioni sindacali – come sto vedendo in altre città o regioni, come in Emilia Romagna dove è stato siglato il Patto per il Clima e il Lavoro – per aumentare le tutele e le garanzie che riguardano le persone. Logicamente ci deve essere attenzione verso le proposte lavorative, coinvolgere le aziende veronesi e le organizzazion sindacali per capire come muoversi, dare nuovi posti di lavoro che diano certezza e sicurezza. Bello sarebbe entrare nell’ottica di offrire posti di lavoro di qualità, che tengano conto della professionalità e dei percorsi di studi attivati anche a Verona. Un percorso difficilissimo lo sappiamo, ma ci vogliamo puntare.»

In queste settimane assistiamo a un coro disperato del settore del turismo sul Garda che non trova personale per la stagione estiva, ma nessuno sembra preoccuparsi dell’assneza di studenti e laureati stem all’interno di processi e strutture di qualità

«C’è questa narrazione per cui i giovani non hanno voglia di lavorare. Ma è altrettanto giusto che i giovani vogliano trovare una collocazione nel mondo del lavoro che abbia un senso, coerente con il percorso di studi che è stato fatto ad esempio. Il tema vero è che vengono spesso proposti contratti irricevibili, a volte persino al limite della legalità, e su cui bisogna porre attenzione. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma sicuramente a fianco di chi applica correttamente i contratti troviamo chi non li applica affatto o solo parzialmente.»

Tornando al patrimonio di verona, quale potenziale vede per Verona?

«Disponiamo di un patrimonio molto importante dal punto di vista degli uffici e storico, che deve essere gestito attraverso la partecipazione dei cittadini. Questo è stato fatto parzialmente, il percorso prevede che facciamo delle scelte patrimoniali, come il progetto dell’Arsenale che prevede il trasferimento della sede dell’Accademia delle Belle Arti. Bisogna capire se il progetto andrà avanti e quali scelte si faranno per esempio sul Palazzo Montanari. C’è poi tutto il risiko che riguarda Fondazione Cariverona legato a Castel San Pietro, a Palazzo Forti, al Palazzo del Capitanio, Sono scelte che avranno delle ripercussioni su Verona stessa, perchè aprire ad esempio il museo della città a Castel San Pietro rappresenta una trasformazione completa del museo della cità che può partire dal Museo Archeologico del Teatro Romano e poi risalire la collina per arrivare fino a Castel San Pietro. Su questo siamo partiti da poco, sono assessore da 15 giorni, dovremo quindi approfondire questo progetto.»

Qual è il suo pensiero sui rapporti tra patrimonio e associazioni?

«Dal punto di vista del patrimonio dovremo dare risposte alle richieste provenienti dalle associazioni, dalle fondazioni, da chi si occupa dal punto di vista benefico della città. Per dire, nelle prossime settimane incontrerò la Ronda della Carità con cui si sta ragionando sugli spazi che loro hanno in questo momento e su altri spazi che potrebbero avere per garantire che le persone maggiormente in difficoltà abbiano delle risposte. Nella stessa settimana avremo un incontro con l’associazione del Carpino che si è occupata della valorizzazione della Val Borago, spingendo tanto che buona parte di quell’area venisse ceduta poi ai comuni di Verona e di Negrar. Ci sono altre associazioni che incontreremo che in parte gestiscono porzioni delle mura magistrali, già passate al Comune o che passeranno in futuro. Sarà importante riuscire a mantenere questi contatti e riqualificare e migliorare il patrimonio immobiliare della città. Che comunque nel caso della nostra città è di alto valore storico, se pensiamo che la sola cinta muraria è una delle motivazioni per cui Verona è patrimonio mondiale dell’Unesco.»

Le associazioni che ha citato hanno più volte evidenziato la necesità di continuità e progettualità alle iniziative di inclusione e di sostegno, che quasi sempre hanno la durata di un bando o di un contributo ad hoc per il terzo settore…

«Dovremo lavorare su due aspetti, uno legato alla revisione del regolamento della sussidiarietà con un regolamento che permette di gestire beni comuni. Ci sono tante iniziative e tutte encomiabili, ma inevitabilmente di valore diverso fra loro e c’è differenza fra chi ha progetti in corso e porta beneficio a tutta la collettività e chi magari mette a disposizione il proprio tempo libero per iniziative meno impattanti. Il secondo aspetto è quello di rivedere il regolamento sui contributi, perchè crediamo che su questo ci sia il rischio di dare aiuti spot, sicuramente necessari anche per il futuro, ma vogliamo creare continuità nelle iniziative, permettendo alle persone di dedicarsi a queste attività con meno preoccupazioni. Un altro aspetto è quello legato all’idea di creare, per la prima volta, una struttura vera e propria che lavori sui finanziamenti, europei, del Pnrr o di altro ente, che possa dare aiuto anche alle associazioni e al terzo settore in generale.»

Chiudiamo con una domanda sulla qualità della vita e quartieri. Pensa ad un ritorno verso una amministrazione più decentrata rispetto alla gestione precedente?

«Alle circoscrizioni certamente sì. Nel corso degli anni le circoscrizioni hanno perso sia in termini economici sia in termini di competenza. Credo che sia necessario riportare alcune funzioni alle circoscrizioni per dare forza a quelle che possono essere le risposte da parte della pubblica amministrazione. Ragioneremo con le risorse a disposizione, ma questo è l’impegno che abbiamo portato avanti in campagna elettorale. Per la mia storia personale sono sempre stato attento al tema della qualità della vita e spero che questa amministrazione approvi il piano di gestione del Parco delle Mura, del parco dell’Adige e del Parco della Collina che ad oggi ancora non esiste. Sarebbe un segnale di un cambio di tendenza rispetto al passato e significherebbe anche un miglioramento della qualità dal punto di vista ambientale.  Vediamo i segni dell’inquinamento sia d’inverno con le pm10 che schizzano in alto nei valori, sia d’estate con il problema legato all’ozono, per non parlare delle isole di calore e della riforestazione urbana, che dovrebbe essere realizzata quanto prima; la nostra circoscrizione, la terza, è la più popolosa di Verona con oltre 60 mila persone. Ad oggi quest’area non dispone di un grande parco pubblico. La Spianà potrebbe essere una scelta importante in questo senso.»

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