Quando la cronaca serve impropriamente per interrogarsi su quale società.

Come tutti possiamo notare da qualsiasi chat social, è forte il disagio che scaturisce dalla percezione di essere in un momento storico particolare. Un momento in cui, coscientemente o meno, molti esprimono lo smarrimento nel vivere un passaggio epocale per la famiglia, le strutture sociali, i ruoli, la distinzione di genere. Pertanto, scopo di questi pezzi, che usciranno settimanalmente, è di chiarire alcune linee dominanti ma tra loro conflittuali per poter comprendere i termini della questione nella sua interezza. Conoscere per deliberare, diceva qualcuno…

La persistenza della famiglia, ovvero le ragioni del gruppo. «”Insomma l’ideale dell’ostrica!” direte voi. Proprio l’ideale dell’ostrica! e noi non abbiamo altro motivo di trovarlo ridicolo, che quello di non esser nati ostriche anche noi.
Per altro il tenace attaccamento di quella povera gente allo scoglio sul quale la fortuna li ha lasciati cadere, […] questa rassegnazione coraggiosa ad una vita di stenti, questa religione della famiglia, […] mi sembrano – forse pel quarto d’ora – cose serissime e rispettabilissime anch’esse.» (Giovanni Verga, da Fantasticheria in Vita dei campi, 1880).

Tra le ragioni dello Stato e del singolo c’è la famiglia. Una famiglia che, nella letteratura, è rappresentata come unico scudo e difesa contro un mondo spietato con l’individuo isolato (Verga, Pascoli…) ma anche tana dell’orco, in cui i figli e le madri sono vittime di un padre-padrone (Tozzi, Pavese, Kafka, per certi versi). Oppure, la perpetuazione della nevrosi e dell’infelicità (I Vicerè, Federico De Roberto)

Saturno che divora i propri figli

Le dinamiche all’interno della famiglia. La famiglia è caratterizzata da chiari archetipi, padre/madre/figlio-figlia, ciascuno con un doppio aspetto, terrificante e benigno. Il padre-padrone, che schiaccia i propri figli o ne è odiato, incarnazione del potere patriarcale ma anche difensore della famiglia, sostentamento economico, modello per i figli maschi e fonte di sapere professionale. La madre-matrigna, dura e spietata, anaffettiva (come Medea, che uccide i propri figli nell’omonima tragedia di Euripide) e insieme madre amorevole e rassicurante, porto sicuro. Infine il figlio che, come diceva Freud agli inizi del Novecento, ambisce al ruolo del genitore del suo sesso anche nell’amore (complesso di Edipo/Elettra) ed è stretto tra il senso di colpa per il desiderio di uccidere il padre/la madre e l’amore filiale. Ne risulta un insieme estremamente coeso nel difendersi dalle interferenze esterne e, al contempo, potenzialmente esplosivo, in quanto insieme di interessi in conflitto.

Il rapporto con l’esterno: la famiglia e contesto economico e sociale.

Queste figure, che compongono il nucleo familiare, si relazionano tra di loro in modo conseguente alla situazione economica e sociale in cui vivono. Chi ha qualche dimestichezza con le piramidi demografiche, estrapolerà da questa immagine non solo il parametro nascite (simile all’Italia degli anni Cinquanta), ma anche l’economia (primaria, agricola), il tenore di vita (basso, con poca o nulla assistenza; scarsa istruzione). Come sarà la situazione familiare? Tanti figli (indispensabili per colmare il saldo altrimenti negativo di una forte mortalità infantile) necessari al lavoro manuale dei campi, un padre-padrone, una madre relegata in casa a figliare e, quindi, esclusa dall’istruzione e dal lavoro autonomo. Una società giovane, con una distribuzione asimmetrica dell’autorità nello Stato così come nella famiglia.

Con la trasformazione per effetto del boom economico e del conseguente benessere, il modello classico patriarcale viene messo in discussione. Con la rivoluzione culturale degli anni Sessanta, il padre perde il ruolo economicamente dominante e, con l’industrializzazione, la posizione di unico possessore di saperi necessari alla professione (oggi, un padre non artigiano quale arte o segreto potrebbe tramandare al proprio figlio?). La donna, che ora ha accesso all’istruzione, vede progressivamente ridursi la finestra di fertilità (ovvero, il periodo in cui è più prolifica) che, dai 15 ai 30 anni, oggi parte – quasi sempre – con la fine del ciclo di studi o la stabilità economica (dai 25 ai 40). In generale, migliorano le condizioni di vita, diminuisce la mortalità ad ogni età. Più anziani, meno figli; l’asimmetria nei ruoli padre-madre tende a sparire.
Le certezze di ruoli incarnati per millenni si incrinano: una dinamica demografica, quella dell’Italia e del Giappone di oggi, che l’umanità non ha mai vissuto. Siamo nell’inesplorato.

Viviamo un momento, oggi, molto delicato, per il sommarsi di svariati cambiamenti. Da una parte, per effetto delle migrazioni, nuovi cittadini portano in Italia una weltanschauung che risulta adesso incompatibile con quella degli attuali italiani (per usanze, costumi, religioni, rigidità dei ruoli), con esiti che finiscono persino nella cronaca nera. Dall’altra, la famiglia italiana, con pochi figli; con un padre che, di fatto, non si sa bene che ruolo debba avere: duro e distante, accogliente e rassicurante? Guida per cosa? In più, la donna occidentale può scegliere di slegare il proprio futuro dalla relazione di coppia e dalla procreazione. Infine, nuove forme di famiglia (LGBT) portano a dignità non solo individuale ma anche progettuale modelli fino a qualche anno fa puniti dalla legge.

Nuovi stili, nuovi modelli comportamentali pongono in discussione certezze ataviche ritenute acquisite. Nuove pressioni dell’esterno spingono alla nostalgia del modello tradizionale di famiglia: la mancanza di lavoro, la frustrazione, l’assenza di scopo individuale, la solitudine per lo sfilacciamento sociale, il senso di irrilevanza in un sistema globalizzato. Così, anche i diritti civili recentemente conquistati (come la parità di genere, la libertà di orientamento sessuale) – non ancora depositati nella coscienza collettiva – traballano, mentre riaffiorano rassicuranti vecchi schemi patriarcali (cosa che si può costatare sui social nei giudizi verso donne controverse: raramente si entra del merito, ma si giudica l’aspetto fisico a partire dalle misure del seno…).

Su queste dinamiche (famiglia, famiglia e contesto socio-economico) si sovrappongono le ragioni delle Stato (viste nell’articolo precedente) e, soprattutto, della politica per le quali prima impaurire col metus hostilis (la paura del nemico) e poi rincuorare la famiglia, che è il primo rifugio naturale, diventa strumento di consenso. Il novecentesco motto Dio, Patria e Famiglia torna in auge anche nello spirito paternalistico dei governi, che rinunciano al recente approccio liberale e libertario per un modello di Stato che di contro indica ai cittadini anche qual è il modo giusto di vivere e comportarsi. In alcuni casi, come sulla procreazione, spostando l’aspetto decisionale dal singolo (la donna) allo Stato, paradossalmente proprio per ribadire lo scopo originario della famiglia, ovvero la continuità riproduttiva, osteggiando altri modelli.

Foto di Serena Dei

In conclusione, ci troviamo in un momento in cui lo schema familiare è obbligatorio per la tradizione ma facoltativo per la scienza, che con la tecnica fecondativa ne permette effettivamente altri alternativi. In cui i ruoli storici, a cui si ci aggrappa nei momenti di smarrimento, non sono più da tutti pacificamente condivisi come immutabili e indiscutibili. E, come vedremo nel prossimo articolo, è da considerare la definitiva affermazione delle logiche di un sistema economico – il capitalismo – che, nella famiglia, vede un ostacolo alla realizzazione ma soprattutto alla capacità di consumo del singolo individuo.