Grandi città turistiche, fiere internazionali, concerti negli stadi o in Arena. Tutti settori duramente colpiti dall’emergenza Covid-19 e che, giustamente, trovano un’importante cassa di risonanza sui vari media.

Chi invece sui giornali ci finisce un po’ meno sono le migliaia di Pro Loco, Enti Fiera, associazioni e Comuni impegnati nell’organizzazione di feste, sagre ed eventi di natura magari più ridotta, ma che costituiscono un punto di riferimento per il territorio e un fattore di aggregazione per le comunità. Un vero e proprio “settore economico” che, da qualche settimana a questa parte, sta provando a guardare al futuro. Cercando di capire come sarà possibile far sopravvivere feste e tradizioni.

Piccoli contadini alla Festa dell’Uva di Soave

Nel veronese, una delle realtà più attive ed esemplificative è quella di Soave, borgo medioevale e casa dell’omonimo vino, che negli ultimi anni si è distinto per l’attrattività turistica e per le numerose manifestazioni di successo organizzate lungo tutto l’arco dell’anno. La sua Pro Loco si sta appunto ponendo queste riflessioni.

«Noi siamo fortunati – esordisce il direttivo della Pro Loco di Soave, col suo presidente Giorgio Leccaperché Soave, con la sua storia e il suo territorio, conserva fascino e attrattività anche senza grandi eventi. Quindi nelle prossime settimane lavoreremo per valorizzare questi temi e per cercare di organizzare quei mercatini dell’antiquariato e dell’hobbistica che sono fermi dallo scorso marzo, al pari delle manifestazioni più grandi. Ci sono però tante altre Pro Loco che si sono dovute stoppare completamente, annullando ogni iniziativa fino a data da destinarsi. Bloccando anche tutto l’indotto che una manifestazione genera.»

Ingresso di Soave durante
una manifestazione

Perché organizzare una festa o una sagra di paese, infatti, non è affare che riguarda solo il mondo del volontariato, ma spesso garantisce lavoro a varie attività e professionisti. Partendo dai fornitori di cibi e bevande, passando per elettricisti e attrezzature, fino ad arrivare ad artisti e professionisti della comunicazione. Per avere un’idea di che tipo di contraccolpo economico si tratti, basti pensare che all’Unpli (Unione Nazionale Pro Loco Italiane) sono iscritte oltre 6.200 Pro Loco, con circa 600.000 tesserati. Se a questi numeri aggiungiamo le tantissime associazioni, consorzi e comitati, è facilmente intuibile quanto lo stop agli eventi si sia fatto sentire un po’ in tutta Italia. Senza contare tutte quelle attività ricettive o ristorative che sulle manifestazioni, piccole o grandi che siano, fanno conto per tenere in attivo la stagione.

Quale sarà allora il futuro degli eventi di piazza? «Ad oggi le grandi feste di piazza sono ancora ferme. Di certo, anche ragionando in ottica autunnale o spostandosi ancora più in là col tempo, è chiaro che la struttura della maggior parte degli eventi andrà ripensata. Sia per aderire alle normative di sicurezza ( che con tutta probabilità parleranno comunque di entrate contingentate, distanze di sicurezza ed uso di guanti e mascherine ndr) sia perché c’è la possibilità che siano le persone stesse a subire il contraccolpo psicologico di quest’emergenza e a non gradire più i grandi assembramenti di piazza».

Alla Pro Loco di Soave sono certi che il futuro chiederà sempre più eventi “diffusi” sul territorio. «Sarà l’unica possibilità per organizzare qualcosa in completa sicurezza. Invece di individuare un unico luogo come fulcro dell’evento, si dovranno trovare vari punti che permettano lo spostamento dei visitatori. A Soave, lo ripetiamo, siamo fortunati perché il borgo permette di realizzare tutto ciò. E per questo ci stiamo attivando, in collaborazione anche con altre realtà del paese, proprio per realizzare qualcosa che vada in questa direzione.»

Sindaci e autorità dell’est veronese inaugurano l’ultima Fiera del Gusto

Ma per quanti sarà sostenibile tutto ciò? Se pensiamo che buona parte delle entrate di chi organizza un evento è rappresentato dalla vendita di cibo e bevande, è difficile pensare che tutti riescano ad attrezzarsi per rispettare le prescrizioni di sicurezza e, allo stesso tempo, sopperire a dei probabili minori introiti.

Anche qui, per concludere, a Soave hanno le idee chiare. «Si dovrà necessariamente collaborare. E non solo tra realtà presenti all’interno dello stesso comune, ma anche tra associazioni e Pro Loco di diversi paesi. Fare fronte comune, magari unendo alcuni eventi, per non essere costretti a fermarsi. Da questa fase difficile potrebbe infatti nascere una rete di collaborazione che porterà vantaggi a tutti negli anni a venire.»