Il messaggio di Greta Thunberg «Basta parole, servono fatti », lanciato alle classi dirigenti mondiali durante la cerimonia di apertura a Milano del Youth4Climate Driving Ambition, chiarisce la posta in gioco nell’importante meeting COP26 (Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) che si terrà a Glasgow all’inizio di novembre: non solo si deciderà sul futuro del pianeta ma si misurerà anche la fiducia fra generazioni.

Dopo due giorni di lavoro, giovedì 30 settembre, 400 giovani delegati al Youth4Climate, provenienti da  197 Paesi,  presenteranno un loro documento finale sulla transizione ecologica ai ministri del clima e dell’energia di 50 Paesi  che, sempre a Milano, avranno un incontro preparatorio alla Cop26 di Glasgow.

Parteciperanno all’evento anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il capo del governo Mario Draghi, il premier britannico Boris Johnson e il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.   

All’inaugurazione del Youth4Climate i delegati, di età compresa tra quindici e ventinove anni, incitati da Greta, hanno urlato la loro richiesta di “Giustizia climatica!”.

Saranno infatti soprattutto i giovani a subire le conseguenze delle mancate azioni di contrato alla crisi climatica da parte degli odierni leader. Ci vuole Giustizia climatica fra le generazioni ma anche fra popolazioni, aggiungono.

Sul palco, Greta è stata affiancata da Vanessa Nakate, attivista ugandese di 22 anni«L’Africa» ha denunciato Vanessa «è responsabile per il 3% delle emissioni globali di gas serra, ma soffre più di altri l’impatto della crisi climatica. Abbiamo inondazioni devastanti e siccità fortissima. C’è sofferenza e morte. In Madagascar si muore di fame, Paesi come l’Uganda, la Nigeria, l’Algeria stanno soffrendo sempre di più tra caldo e siccità […] Si creeranno milioni di rifugiati climatici. Chi pagherà per tutto questo? Chi pagherà per le persone che muoiono, che scappano, per le specie che scompaiono? Per quanto tempo ancora sarà così? […] Basta conferenze e summit: agite. Agite ora!»

Il ministro Cingolani

Ad ascoltarli il ministro italiano della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, in streaming il ministro inglese presidente della Cop26 Alok Sharma, la segretaria esecutiva dell’UNFCCC (Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) Patricia Espinosa, e il sindaco di Milano Beppe Sala.

A Cingolani va riconosciuto il merito di aver voluto e organizzato l’evento. L’Italia ne sosterrà tutti i costi.   

Il ministro nel suo intervento ha spiegato che il Youth4Climate Driving Ambition è un’occasione unica di confronto fra generazioni. «Pochi mesi fa» ha affermato «ero uno scienziato nel mio laboratorio e la mia esperienza mi ha convinto che per affrontare questa crisi climatica non c’è una singola soluzione, ma più soluzioni. Per vincere davvero questa battaglia bisogna lavorare su nuove soluzione visionarie: è quello che mi aspetto da voi ragazzi e dalle vostre ambizioni».

Il messaggio ai giovani delegati di Alok Sharma è stato più esplicito: «Comprendo la vostra frustrazione e mi vergogno per come la mia generazione ha portato a essere questo mondo, ma oggi possiamo iniziare azioni concrete per mantenere l’Accordo di Parigi, proteggere il Pianeta e le persone dal surriscaldamento globale. Ora è il tempo di impegnarsi, di agire, di costruire il futuro insieme».

A queste dichiarazioni si può lecitamente associare la dichiarazione del nostro Premier Draghi, il 24 settembre scorso, all’assemblea generale dell’ONU: «Dobbiamo agire ora, per tutelare il pianeta, la nostra economia e le generazioni future. Negli ultimi anni sono stati spesso i giovani a essere portatori di cambiamento e a spingerci a fare di più. È nostro dovere ascoltarli perché saranno loro a ereditare il pianeta».

Alessandro in Corso Sant’Anastasia. Foto di Alice Canovi

I personaggi che si sono espressi sono importanti e influenti, le parole che hanno pronunciato sono impegnative e solenni, non sembrano bla bla bla. La verifica però della loro sincerità e del loro reale impegno si avrà già il prossimo novembre alla COP 26, quando si conosceranno i termini del nuovo (se ci sarà) accordo globale sul clima.

Saranno i fatti concreti che mitigheranno la preoccupazione di molti giovani come Alessandro che, nei giorni scorsi, seduto all’inizio di corso Sant’Anastasia a Verona, mostrava ai passanti il cartello: «Sono terrorizzato dall’incapacità di agire sulla crisi climatica e ambientale da parte dei sistemi politici, locali e nazionali».

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