Fidas Verona è una realtà ormai consolidata nel territorio, nata nel 1997 e costituita da ben 79 sezioni locali. Vanta, ogni anno, l’attività di circa 12mila donatori, tra i quali però si spererebbe di contare un numero maggiore di giovani. Per questo, nell’ultimo periodo, si sta cercando di mettere in atto nuove idee e modalità per avvicinare al mondo della donazione i ragazzi degli ultimi anni del liceo.

In proposito, sono stati presentati lo scorso mese i risultati del nuovo progetto denominato “Space 13 – Innovation Lab”, che mira a coinvolgere maggiormente i giovani nella realtà del donare sangue. Si tratta di un progetto finanziato dalla Regione Veneto nell’ambito del Bando Por Fesr 2014-2020 e promosso dal Comune di Legnago, in collaborazione con t2i – Trasferimento Tecnologico e Innovazione, ente delle Camere di Commercio di Treviso-Belluno, di Verona e di Venezia-Rovigo.

Stories, grafici, notizie per avvicinare i ragazzi alla donazione

È stato chiesto agli studenti di tre istituti superiori, il “Ricci” e il “Cotta” di Legnago, e il “Da Vinci” di Cerea, di formulare delle proposte per avvicinare i giovani al dono. Tra le proposte, naturalmente, anche l’idea di intensificare l’utilizzo dei social. I ragazzi hanno messo in luce la necessità di fornire informazioni grafiche tramite i social, mostrando ad esempio di quanto sangue ci sia bisogno ogni giorno o gli aggiornamenti periodici sull’andamento delle donazioni. Altrettanto importante, secondo i ragazzi, sarebbe la pubblicazione di storie con testimonial noti, in modo da invogliare ad avvicinarsi al mondo Fidas.

Leonardo Fantoni, 18 anni, a fine gennaio scorso ha raccolto l’invito a donare, seguendo l’esempio del papà Luca. Nella foto anche la presidente di Fidas Verona, Chiara Donadelli.

Quali sono le caratteristiche fisiche e le età richieste per donare? Occorre avere tra i 18 e i 65 anni, godere di buona salute e pesare almeno 50 kg. La donazione si prenota telefonando al numero verde gratuito 800.310.611 (solo da fisso), oppure allo 0442.622867, e al 339.3607451 (cellulare per telefonate/sms) o inviando una mail a prenota.trasfusionale@aulss9.veneto.it.

Erika, Samantha e Natasha: dal papà la grande lezione del dono

Il territorio veronese vanta la presenza di famiglie con una vera e propria tradizione del dono. Tra queste, la famiglia Leso, residente a Bosco Chiesanuova. Abbiamo parlato con le tre sorelle Erika (22 anni), Samanta (23 anni) e Natasha (19 anni), per capire come si siano avvicinate alla realtà del dono.

«Abbiamo iniziato appena compiuti i 18 anni, tutte e tre quasi nell’immediato, ma se avessimo potuto lo avremmo fatto anche prima – affermano le sorelle Leso -. Siamo state abituate fin da piccole a parlarne in famiglia: i nostri nonni, lo zio, ma soprattutto nostro papà ce ne hanno sempre parlato e lo abbiamo sempre accompagnato al centro trasfusionale».

«Un gesto piccolo che ci rende orgogliose. E i social sono utili a dare l’esempio»

La spinta al dono quindi nasce dalla famiglia però, aggiungono, «è un gesto piccolo di responsabilità personale che non costa nulla e che siamo orgogliose di compiere. Ci ruba appena dieci minuti del nostro tempo, ma ci riempie di gioia». Proprio per questo amore verso l’altro, Natasha e Samanta si sono iscritte anche al registro di donatori del midollo osseo, mentre Natasha è iscritta al registro di donatori di organi.

Da sinistra, Samantha, Erika e Natasha Leso accanto al papà Giuseppe, che ha introdotto le figlie alla cultura del dono.

Parlare della donazione anche nelle scuole però non ha come effetto una crescente disponibilità da parte dei loro coetanei. Lo evidenzia Samantha, secondo la quale «si tratta più che altro di una paura generale a bloccare molti giovani. Per questo i social possono aiutare, sono utilizzati da tutti».

E infatti proprio la sorella Erika ogni volta che va al centro trasfusionale posta una storia su Instagram e le capita di rispondere a richieste di maggiori informazioni dai suoi contatti: «Sono persone che vorrebbero donare ma non sanno come muoversi, per cui mi chiedono se abbia un costo o dove si debba andare. Quindi sicuramente i social possono aiutare i nostri coetanei a conoscere questo mondo».

Alla ricerca degli under 30

A confermare l’importanza del social nel coinvolgimento dei giovani, anche Chiara Donadelli, presidente provinciale di Fidas Verona. Durante lo scorso anno si è registrata una leggera flessione del numero di donatori a causa della pandemia. «Però le donazioni, di fatto, sono aumentate. La differenza maggiore è consistita nel contatto con i giovani delle scuole – sottolinea Donadelli -. Ogni anno, i nostri volontari si recano nelle scuole, di ogni ordine e grado, per presentare la realtà del dono, naturalmente con registri e modalità diverse a seconda degli studenti a cui ci rivolgiamo. Negli ultimi due anni, non si è potuto recarsi direttamente nelle scuole e ci si è dovuti accontentare di attività svolte da remoto. Sicuramente, però, è stato un tipo di intervento meno efficace».

Fidas Verona ha attivato anche un’app per avere tutte le informazioni necessarie a diventare donatori.

L’età media di un donatore Fidas si aggira tra i 30 e i 55 anni. I giovani che si recano ogni giorno al centro trasfusionale sono in media 4-5, quindi c’è bisogno un maggiore coinvolgimento per la fascia degli under 30. «Serve parlare loro di persona e spiegare la realtà e l’importanza della donazione.

Fidas si rivolge a tutti gli ordini scolastici, fin dalle elementari, anche se a quell’età raramente un bambino associa il sangue ad un messaggio di vita o di speranza. Proseguiamo con le scuole medie e, in seguito, le superiori. Di fatto, dopo ogni nostro intervento in una scuola superiore, accade sempre che 5-6 ragazzi si propongano di recarsi al centro trasfusionale con i nostri volontari per le visite di controllo preventive alla donazione», sottolinea la presidente di Fidas Verona.

Nelle scuole per un contatto diretto

Se la pandemia ha creato molti problemi nel promuovere la cultura del dono, ha dall’altro lato accelerato la conoscenza e l’utilizzo da parte degli adulti dei social e dei mezzi tecnologici. «Di sicuro, le nuove tecnologie sono il tramite principale con cui avvicinarsi agli adolescenti: abbiamo bisogno di essere pronti e ben disposti a capire e utilizzare il loro linguaggio e i loro strumenti – conclude Donatelli -. Space 13 – Innovation Lab ha prodotto ottimi risultati, che sicuramente ci aiuteranno nella progettazione. Continueremo a recarci nelle scuole e a favorire il contatto diretto con i volontari e con l’associazione ma, accanto alle più tradizionali modalità comunicative, affiancheremo anche nuove strade più vicine ai ragazzi».

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