Se c’è un verdetto sicuro uscito domenica 12 giugno dalle urne è che “il sindaco non è tornato”, a dispetto degli slogan che aveva usato in campagna elettorale. Flavio Tosi non sarà della partita – almeno formalmente – il 26 giugno e dovrà fare da spettatore al duello finale fra Damiano Tommasi e Federico Sboarina.

Una sconfitta? Per molti aspetti sì, ovvio, perché lui per primo (e molti suoi sostenitori) avevano creduto di potersi almeno presentare al ballottaggio. La verità è che nessuno si aspettava l’exploit dell’ex calciatore Tommasi, giunto a quasi il 40% dei voti e appoggiato da tutto il centro-sinistra, che ha tolto molti voti ai concorrenti

Dall’altra parte, comunque, pur con un risultato negativo per un sindaco uscente Sboarina ha tenuto, appoggiato a sua volta dai “partitoni” del centro-destra (Lega e Fratelli d’Italia) e portato a casa il risultato minimo, anche se per lui sarà durissima riuscire a spuntarla all’atto finale. Sette punti di percentuale di differenza da Tommasi non sono certo pochi da recuperare, anche se dalla sua il sindaco uscente può vantare il fatto che in passato rimonte anche più clamorose di questa sono già avvenute. Dalle parti di Tommasi gli scongiuri sono d’obbligo.

Tosi ha lottato oggettivamente come un leone, partendo prima di tutti per la sua campagna elettorale, che ha condotto in maniera aggressiva fin dall’inizio, da navigato politico qual è. Non gli è andata benissimo, alla luce dei risultati, anche se c’è da dire che il 23% è un risultato quasi “tutto suo”, se consideriamo l’apporto relativamente basso di Forza Italia e Italia Viva, gli unici due partiti nazionali che aveva con sé. Il voto dei veronesi, però, alla fine è stato inesorabile: se da una parte hanno quasi bocciato Sboarina, dall’altra hanno bocciato senza appello Tosi. La sensazione è che in generale gli elettori abbiano preferito la novità rappresentata da Tommasi e dalla sua campagna elettorale dai toni bassi e pacati alla vecchia politica fatta di inciuci (si veda alla voce “accordo con Croce”) o logiche di partito (come le spartizioni delle cariche nel periodo pre-elettorale).

Bocciatura, sì, ma non è finita

Però… c’è un però. E quel però è rappresentato paradossalmente proprio da Sboarina. Il quale ha già dimostrato in passato – si legga sempre alla voce Croce, un refrain che ritorna – di non guardare in faccia a nessuno pur di tirar su i voti necessari per vincere. Lo fece cinque anni fa, proprio in vista del ballottaggio contro Patrizia Bisinella, e potrebbe farlo anche questa volta. D’altronde a Roma le grandi manovre per ricompattare il centro-destra e non perdere un baluardo storico come Verona sono già in atto. Meloni-Salvini-Berlusconi staranno cercando un accordo per mantenere la bandierina sulla nostra città, ma potrebbe anche non bastare. Se anche gli elettori di Forza Italia (che ha raggiunto, lo ricordiamo, il 4,3% in riva all’Adige) votassero compatti per il sindaco uscente non è detto – numeri alla mano – che questo alla fine possa essere sufficiente per mantenere Palazzo Barbieri ancorato al centro-destra.

Occorre, insomma, che lo stesso Tosi si spenda, ma per far questo cosa chiederà in cambio? E qui sta il busillis. Tosi ha già chiarito di voler mettere (dal suo punto di vista in maniera del tutto legittima) sul piatto della bilancia il suo peso elettorale. Che, dovesse essere confermato il 26 giugno, farebbe saltare il banco a favore di chi lo “imbarca”.

Ma Tommasi ha già fatto chiaramente capire che la sua è una politica lontana da queste logiche e che in ogni caso preferisce perdere piuttosto di doversi piegare all’accordo con chi rappresenta il passato di Verona. Quello stesso passato da cui l’ex calciatore ha sempre detto di voler allontanare la città il più possibile. E quindi?

E quindi a Tosi non rimane che rivolgersi dall’altra parte, che in fondo è la sua parte, e cioè da Sboarina e la sua (eventuale) paura di perdere. Che, sia chiaro, non è affatto detto che lo induca a stipulare un patto con l’ex nemico numero uno. Quella stessa persona, cioè, contro la quale sono “volati gli stracci” per anni e anni e che lo stesso Sboarina ha spesso bollato come una calamità per la città. Il sindaco uscente, però, alla fine potrebbe cedere alle pressioni dall’alto e decidere di “turarsi il naso” e bere l’amaro calice dell’accordo con Tosi, promettendogli inevitabilmente in cambio qualche poltrona di lusso, come di solito si fa in queste occasioni.

Come reagirebbero gli elettori di centro-destra?

La domanda è: in questo caso come reagirebbe l’elettorato di destra? Siamo sicuri che i cittadini veronesi, anche se di quell’area politica, apprezzerebbero questo scenario? Non preferirebbero gli stessi elettori di Sboarina che il loro alfiere si presentasse “duro e puro” al ballottaggio, alla “o la va o la spacca”? E siamo sicuri, poi, che gli stessi elettori di Tosi andrebbero a votare “senza se e senza ma” per Sboarina?

Alcuni lo faranno, certo, anche senza inviti diretti da parte del loro condottiero, perché comunque è in quell’area che hanno sempre espresso il loro voto. Ma la maggior parte, come si comporterà? Dopo anni di pesanti polemiche da una parte e dall’altra si metterebbe all’improvviso tutto a tacere solo per “non consegnare la città alla sinistra”? Basterebbe, questa, come motivazione?

Se dall’altra parte della barricata sono gli stessi elettori del centro-sinistra a chiedere di non scendere a compromessi di questo tipo, perché non dovrebbero fare la stessa cosa gli elettori di centro-destra, che di certo non sono delle pecore acefale? E se un accordo di questo tipo alla fine andasse davvero in porto, come reagirebbero?

Qui sta il dilemma. Lo sanno tutti. Lo sa Tosi e lo stesso Sboarina. Tosi attende, fiducioso di poter alla fine monetizzare il suo tesoretto di voti. Sboarina per il momento nicchia, si appella a tutto l’elettorato di centro-destra evocando i fantasmi della sinistra e addirittura di una città che verrebbe trasformata in capitale transgender in caso di vittoria di Tommasi. Un’esagerazione per colpire l’elettorato, certo, ma ciò che più conta è che sicuramente nelle stanze dei bottoni la discussione verte anche – se non solo – su Tosi e su quel possibile accordo.

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