L’ampia coalizione che supporta la candidatura a sindaco di Damiano Tommasi vede al suo interno anche Azione, il partito fondato da Carlo Calenda e che ha a Verona il suo coordinatore in Marco Wallner. Fra i candidati al Consiglio comunale nelle liste del partito, federato con +Europa, c’è anche l’avvocato ed ex Presidente della Camera penale Federico Lugoboni, 49 anni.

Lugoboni, Verona è considerata da tutti “città a misura d’uomo”, dove la qualità della vita è fra le più alte in Italia. Ma tutto è migliorabile e in particolare le vorremmo chiedere quali sono secondo lei le esigenze della città sotto il profilo della sicurezza.

«Ci sono tre specifiche in materia di sicurezza che a mio avviso risultano essere marcanti per efficentare un piano sicurezza: luoghi sensibili più illuminati e quindi più controllabili per disincentivare la piccola delinquenza di sistema. Controllo della movida in una città che gode del privilegio di essere fulcro di attività ricettizia in ogni periodo dell’anno (somministrazione alcolici, presidi serali in zone ad alto rischio malamovida) Riforma della Polizia Locale in termini di tempistiche, digitalizzazione e coordinamento con le altre forze dell’ordine.»

Il centro storico, nei mesi scorsi, è stato oggetto di alcune risse fra giovani. Un problema esploso con la pandemia. Quali sono secondo lei le iniziative che dovrebbero essere approntate e che non sono già state prese a Verona? 

«Sono risse tra giovanissimi, molti dei quali probabilmente espulsi dal sistema scolastico. È necessario fare coordinamento per poter intervenire sulla mortalità scolastica e fare così prevenzione rispetto a quei comportamenti frutto di frustrazioni e indisponenza nei confronti della società risultante ora espulsiva, che generano episodi di violenza e vandalismo. È necessario tornare a parlare di legalità o meglio di educazione civica nelle scuole; la prossima amministrazione dovrà assumersi tale compito coinvolgendo magistrati avvocati forze dell’ordine e i giornalisti. La prevenzione è più efficace della mera repressione.»

I quartieri, soprattutto alcuni, risultano più abbandonati a sé stessi. E anche in questo caso la sicurezza può non sempre rappresentare un dato di fatto per i cittadini, che reclamano interventi. Lei che ne pensa? 

Federico Lugoboni

«Verona ha tante realtà territoriali minori e concentriche, rappresentate dai quartieri che vivono e sono espressione contingente del patrimonio umano in essi contenuti. Serve innanzitutto dialogo costante con i quartieri che devono essere rappresentati da chi ne conosce le specifiche e hanno bisogno di trovare garanzia che le loro istanze vengano ascoltate e attese.» 

Il turismo è una delle grandi risorse di Verona. Dopo la pandemia è tornato a “investire” Verona con grandi flussi, alberghi e ristoranti sono tornati a riempirsi e in generale si respira aria di ripresa per uno dei settori in assoluto più colpiti negli ultimi anni. Il bicchiere può essere considerato da questo punto di vista mezzo pieno? 

«Il bicchiere contiene un cocktail: adesso si è riempito fino a metà con quello che già prima della pandemia avevamo a nostra disposizione; ora serve introdurre l’elemento caratterizzante che deve per forza essere qualcosa di forte: una netta visione ampia e concreta che permetta a Verona di essere metà di turismo stanziale e non il mordi e fuggi fino ad ora caratterizzante la nostra realtà. Verona ha grandi possibilità per storia, cultura, geolocalizzazione e risorse private su cui convergere gli sforzi e le visioni pubbliche.»

Quali sono le iniziative che secondo lei sono necessarie per Verona da questo punto di vista? 

«Festival importanti in cui vi sia una visione ampia di tutto ciò che è arte: visiva, figurativa, musica, folclore e storia. Dare a Verona ciò che merita: si deve investire tra pubblico e privato per dare eccellenza. Occorre procedere a restauri conservativi che permetta una riqualificazione del patrimonio storico veronese che sia in grado di contemperare le esigenze del bene pubblico con quello privato.»

Il centro è vittima della gentrificazione: si sta spopolando di veronesi, anche per i suoi alti costi, e si sta riempiendo solo di turisti con b&b, hotel, ristoranti, etc. Questo è un ineluttabile destino proprio delle città turistiche e che in Italia ha già colpito Venezia e Firenze o si può realisticamente proporre un modello diverso? Qual è la ricetta per attuarlo, in caso?

«Io vedo i centri storici come grandi musei all’aperto come grandi spazi culturali e di ricezione che in un’ottica di economia circolare, possono contribuire a rendere la città più vivibile, nuova, abitabile, anche in zone che ad oggi ne sono cintura. In particolare, il centro storico deve diventare un luogo di eccellenza, il salotto dei veronesi e non solo, il biglietto da visita della nostra città. In altre parole oltre l’Arena e la casa di Giulietta occorre valutazione altri luoghi storici della nostra città creando percorsi turistici a tema: ad esempio la Verona Romana, la Verona Scaligera, la Verona Austriaca.»

C’è chi – come Carlotta Pizzighella (Forza Italia – Tosi) intravede nel dialogo fra le parti in causa il principale strumento per evitare di snaturare Verona…

«Indubbiamente, il dialogo è importantissimo ma sarà necessario che la maggioranza che governerà Verona nei prossimi anni sia disponibile in tal senso coinvolgendo tutte le parti interessate. Non mi sembra che l’ultima amministrazione abbia favorito il dialogo cassando molte proposte condivisibili che arrivavano anche dai tavoli dell’opposizione.»

Il vostro partito ha deciso di appoggiare Tommasi, confederandosi con Più Europa. Una scelta che porta una coalizione che va dal centro alla sinistra. Già si sono visti nei mesi scorsi alcuni problemi che non pochi grattacapi ha portato a Tommasi. Quali i punti di forza e quali le debolezze di questo tipo di situazioni?

«Per quanto riguarda i rapporti con i 5 stelle, Calenda è stato chiaro e la questione è stata ben gestita da Tommasi e dal nostro capo lista Marco Wallner. Non vedo problemi all’orizzonte.»

Qual è il vostro apporto alla coalizione?

«Il nostro vuole essere un apporto scevro da ideologie e concreto per rendere Verona una città migliore sotto i tutti punti di vista superando quell’immobilismo che ha caratterizzato le ultime amministrazioni. Occorre avere una visione più ampia perché non corrisponde alla realtà che non esiste un mondo al di fuori dalle mura di Verona. Esistono realtà migliori, più efficienti da cui trarre spunto per rendere la nostra città un gioiello a livello turistico, economico ed urbanistico. Insomma Verona, sul serio.»

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