I disturbi del comportamento alimentare (DCA) possono avere sulla vita di una persona ripercussioni molto forti e ben visibili quali perdita di peso, mancanza di energie, perdita di capelli, restrizioni sul piano alimentare.

Tuttavia, le conseguenze di tali disturbi spesso non si fermano a quelli che sono gli aspetti più conosciuti e ovvi.

Molte volte, infatti, capita che chi inizia a vivere un disagio legato al cibo, al proprio peso o al proprio corpo, possa vedere anche altri ambiti della propria vita e della propria quotidianità compromessi e uno di questi ambiti, molto importante nella costruzione di se stessi, è certo quello delle relazioni sociali.

Non è raro che persone affette da DCA inizino a “chiudersi in se stesse”, a confidarsi meno, uscire meno volentieri; talvolta sembrano distanti o mostrare poco interesse in situazioni che, prima dell’insorgenza del problema, parevano accendere l’entusiasmo nei loro occhi.

Le ragioni per le quali ciò avviene possono essere molteplici e certamente variano in base alla tipologia di difficoltà che la persona sta affrontando; nonostante questo, possiamo individuarne alcune che ricorrono piuttosto frequentemente.

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Prima fra tutte, come è facilmente intuibile, va sottolineata la vergogna nei confronti del proprio corpo. Chi soffre di un DCA può avere un notevole disagio nei confronti del proprio aspetto e questo può considerarsi sia causa che conseguenza del comportamento disfunzionale messo in atto. La naturale conclusione di un processo circolare come questo è il ritiro sociale sempre più marcato.

Una seconda motivazione è la carenza di energie. Coloro che si alimentano in modo poco funzionale al proprio fabbisogno energetico (quindi ci riferiamo ai casi di sotto-alimentazione) potrebbero avere un apporto energetico inadeguato per i propri contesti sociali; questo potrebbe così indurre a svolgere solo gli impieghi necessari durante la giornata, tralasciando ciò che viene ritenuto accessorio. Anche se non ci fosse una problematica nel modo di alimentarsi e si trattasse “solo” di un disagio a livello psicologico, i pensieri negativi richiederebbero comunque l’impiego un alto quantitativo di energie, facendo rimanere poche risorse per altre attività.

Il terzo fattore riguarda il timore di non essere compresi. Una persona con tali difficoltà vive una condizione problematica e particolare, sul piano fisico come su quello emotivo. È dunque comprensibile che si possa fare una grande fatica ad esprimere il proprio dolore, soprattutto quando ci si trova in un contesto sociale nel quale tali problematiche dovessero essere ancora troppo stigmatizzate.

L’ultima ragione è la preoccupazione di poter perdere il controllo. Chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare potrebbe trovare nel proprio ambiente familiare una sorta di “luogo sicuro”, poiché si ha la possibilità di mettere in atto i propri schemi comportamentali, seppur disfunzionali, in autonomia; ne consegue che le occasioni sociali, che prevedano la presenza di cibo, possono mettere a repentaglio abitudini e comportamenti oramai diventati ricorrenti e controllati, creando quindi un malessere non indifferente. Sbloccare meccanismi come questo è complicato e spesso è necessaria la presenza di una figura specializzata.

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Si possono comunque mettere in atto alcuni accorgimenti per aiutare chi ha questo tipo di difficoltà: prima di tutto cercando di evitare il giudizio e aprendosi piuttosto ad un ascolto sincero e attivo nei confronti di richieste di aiuto o sostegno; in secondo luogo, cercando di alleggerire la pressione sociale sulla persona coinvolta e cercare nei limiti del possibile di assecondare le sue necessità. In alcuni casi infine può essere pure efficace insistere sul fatto che stare in compagnia oppure fare attività divertenti sia la soluzione più opportuna ritrovare la serenità.

Tuttavia, è importante ricordare che quest’ultima non è una regola applicabile con chiunque: alcuni potrebbero avere semplicemente bisogno di più tempo, altri potrebbero ritrarsi ulteriormente nella solitudine. Forzare quindi un comportamento risulterebbe controproducente e fonte di disordine e confusione.

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