Sono questi giorni particolarmente intensi per i candidati alle prossime elezioni amministrative a Verona, la cui data al momento non è stata ancora ufficializzata. Presumibilmente si terranno, almeno il primo turno, in un weekend collocato fra fine maggio e metà giugno e l’eventuale ballottaggio sarà fissato due settimane dopo. Mancano, quindi, poco più di due mesi a quello che sarà l’evento politico più importante per la nostra città di questo 2022. Un’elezione che sulla carta potrebbe confermare il sindaco uscente Federico Sboarina oppure far tornare sullo scranno di primo cittadino chi ha già governato a Verona per ben dieci anni, dal 2007 al 2017, e cioè Flavio Tosi. Oppure ancora premiare la coalizione di centro-sinistra e il suo candidato, Damiano Tommasi, che per la prima volta nella storia della nostra città è riuscito a compattare sotto un unico progetto politico (Calenda permettendo) tutte le forze che compongono il variegato mondo progressista scaligero. Fra queste c’è anche il movimento civico Traguardi, attivissimo sul territorio, capitanato e rappresentato in Consiglio comunale da Tommaso Ferrari.

Ferrari, nelle ultime settimane con Tommasi avete avuto una serie di eventi importanti, fra la presentazione del programma di Traguardi, l’abbraccio di folla al mercato dello stadio e in piazza Bra e poi, nell’ultimo weekend, anche la conferenza stampa di Castel San Pietro di Rete! Qual è la sensazione che avete in questo momento dopo queste esperienze? 

«Direi che la sensazione è ottima. Noi crediamo che Damiano Tommasi sia il candidato ideale per Verona, perché da una parte è capace di ascoltare e provvedere alle esigenze dei cittadini, anche quelle più piccole, e dall’altra è una persona dotata di grande visione. Penso che al di là degli schieramenti, del centro-destra o centro-sinistra, ci siano tanti cittadini a Verona stanchi di un certo tipo di amministrazione. Una città, la nostra che in queste settimane si sta interrogando su dove voler andare in futuro.»

C’è qualche domanda che è stata fatta a Tommasi in questi giorni che l’ha colpita di più?

«La gente vuole vedere una politica credibile. Le persone ci fermano e ci chiedono per favore di fare le cose. Non prometterle e basta, dunque, ma di farle. E d’altronde l’ha detto lo stesso Tommasi in una recente intervista: Verona non ha bisogno di promesse ma di proposte credibili. Damiano dice anche che non dobbiamo vincere, ma governare, il che significa mettere sì insieme le varie sensibilità per avere la visione più ampia possibile, ma anche andare oltre le differenze in modo che non si blocchino le azioni da compiere per la città. E su questo penso sia evidente che su tantissimi “treni” Verona sia rimasta effettivamente bloccata.»

Ad esempio?

«Prendiamo l’aeroporto, ma la stessa AGSM che si è aggregata con AIM ma sicuramente non basta ancora, la Fiera, che non è riuscita a fare le sinergie corrette mentre altre realtà anche vicine si stavano aggregando fra loro. Per non parlare delle infrastrutture che mancano da una vita e mezza, la questione del Teatro Romano irrisolta da tantissimo tempo, il centro invaso dalle auto in questa perenne lotta fra residenti ed esercenti che dovrebbe prima o poi essere mitigata, una ciclabilità sicuramente migliorata ma ancora indietro anni luce rispetto a una qualsiasi città europea. Il problema è che il nostro obiettivo è governare e per governare serve scegliere ed è questo che i cittadini vogliono. Non progetti fantasmagorici, ma scelte per cominciare a tracciare il futuro.»

La scorsa settimana avete lavorato sul vostro programma. Quali sono i punti essenziali?

«Con il metodo partecipativo e collettivo che sempre abbiamo utilizzato in questi anni per le nostre attività, lo abbiamo discusso e approvato insieme in una bella assemblea a cui ha partecipato anche Damiano Tommasi. Il programma dì Traguardi è il risultato del lavoro dì tanti gruppi diversi che si sono confrontati anche con esperienze e competenze della società civile. È ora in fase di rifinitura ed a breve lo presenteremo alla città. Lo abbiamo sintetizzato in sette grandi macro-aree che poi si declinano ciascuna in vari elementi di attenzione: diritti, quartieri, ambiente, sociale, economia e smart city, cultura e, infine, istruzione. Noi crediamo che Verona debba tornare a essere una città attrattiva, inclusiva e che punti ovviamente su quella che è la trasformazione più importante dei prossimi anni e cioè quella ambientale.»

«Quando diciamo inclusiva intendiamo che punti sui diritti di tutte e di tutte: di una donna che possa conciliare il lavoro e la famiglia (intervenendo sui servizi all’infanzia che ci sono ma vanno potenziati) e che non discrimini nessuno sulla base del colore della pelle, dell’orientamento sessuale o dell’abilità fisica. E a proposito di questo, l’accessibilità deve essere una parola per tutte e tutti i cittadini veronesi. Una città accessibile ė una città che ognuno può e deve fruire. Da chi si muove con l’ausilio della carrozzina, a chi ha disabilità sensoriali ma anche per le mamme con il passeggino, gli anziani, e in generale tutte quelle persone che hanno difficoltà a deambulare. Ė rendere democratica una città. La nuova veronesità va declinata al 2022 e deve essere multiculturale. Un occhio di riguardo va dato al tema di genere e ai giovani, che deve diventare il tema centrale e di sviluppo della città.» 

Come si può rendere Verona più attrattiva?

«L’attrattività deve essere centrifuga e centripeta. L’internazionalizzazione di Verona è fondamentale e per far questo dobbiamo alzare e attrarre nuovi investimenti a Verona. Un driver in questo senso può essere la cultura, rendendo autonoma la Fondazione dei Musei Civici e rilanciando il Festival lirico, rendendolo diffuso in tutta la città. Ma la nostra deve essere anche una città che punta sulle competenze e sulla trasparenza. Abbiamo visto, ad esempio, come le Partecipate siano state ridotte a una sorta di “poltronificio” con nomine totalmente prive di qualsiasi criterio di competenza e questo nuoce anche a livello di credibilità verso l’esterno. Infine la tematica ambientale, che non deve essere vista come un freno, ma anzi può essere una delle chiavi per un nuovo sviluppo di città. In questo senso la transizione ecologica e l’innovazione sono tutti elementi che permettono di attrarre posti di lavoro qualificati a Verona, che – lo ricordiamo – negli ultimi anni ha perso tutti quegli asset finanziari che aveva e centinaia di posti di lavoro. Non possiamo continuare a scendere in basso, anzi, è arrivato il momento di dare un colpo di reni.»

Visto che la coalizione è larga ed eterogenea, qual è il principale apporto che Traguardi può dare ad un eventuale governo della città?

«Anzitutto siamo l’unico movimento civico della coalizione. Non crediamo di essere meglio dei partiti, ma ovviamente abbiamo delle caratteristiche diverse. Siamo concentrati su Verona e da cinque anni lavoriamo solo su di essa. Non abbiamo alle spalle la storia dei partiti, ma questo può essere anche un vantaggio. Ragioniamo su una città del 2022 in base alla nostra prospettiva di movimento, a trazione molto giovane. Gli attivisti di Traguardi sono quasi tutti under 40 e  molti in realtà sono anche under 30. Dal nostro punto vista possiamo guardare solo al futuro, non al passato.»

Cosa significa questo?

«Molte questioni per noi sono deideologizzate, nel senso che siamo un movimento con forti valori ma li applichiamo a una città che deve guardare al futuro. Vale per la transizione ecologica, per i diritti dei nuovi veronesi, così come per le infrastrutture e tutto il resto. Noi non abbiamo nessun pregiudizio. Nessuna infrastruttura è buona o cattiva in sé stessa ma deve essere valutata se, all’interno di una pianificazione urbanistica generale, può essere utile o no ad esempio a limitare il traffico. Un approccio concreto, insomma, che guarda dritto al problema, senza alcun filtro di partito che si porta necessariamente dietro le sue storie. Che sia chiaro, sono un valore aggiunto molto importante, perché la memoria storica è fondamentale, ma noi dal nostro canto possiamo portare un po’ più di dinamismo e freschezza.»

Damiano Tommasi con i rappresentanti della coalizione che lo sostiene

Ci potrebbero essere argomenti che vi possono fare discutere, litigare?

«Quando parliamo di coalizione stiamo necessariamente riferendoci a un aggregato di soggetti diversi. Ed è un bene che sia così. Questa unione è un avvenimento che consegna una maturità politica a Verona e rappresenta, a prescindere dal risultato finale, un’ottima notizia. Certo che ci saranno discussioni e differenze di vedute su tanti temi specifici, magari proprio tra Traguardi e le altre forze. E ben venga. Penso che le differenze siano solo un arricchimento. Ma se alla fine avremo l’obiettivo di governare e di non alzarci dal tavolo senza aver tracciato una soluzione, se tutti lavoreremo verso questo obiettivo alla fine necessariamente ci sarà sempre una mediazione. Ognuna delle forze in campo non può bastare a se stessa e porterà sempre qualcosa di buono, con idee e proposte concrete. È quello che potremmo chiamare “il metodo Tommasi”: soluzioni, non discussioni a caso.»

Il fatto che alla fine Tommasi (che proprio Traguardi propose per prima un anno e mezzo fa) abbia accettato la candidatura per tutto il centro-sinistra viene da voi considerata come una vostra vittoria? 

«Ma no, più che una vittoria di Traguardi la reputo una vittoria per la città. Sicuramente Tommasi lo conosciamo da molto tempo e lo abbiamo sempre ritenuto il candidato ideale. E questa è la prima volta che dopo tanti anni una persona con un enorme spessore umano e istituzionale presente in città si mette finalmente a disposizione della città stessa. Questo significa che la base progettuale che gli è stata proposta era attrattiva, altrimenti non avrebbe mai accettato. Sono molto felice che lui abbia aderito al progetto, ma credo che questa sia una vittoria della città perché finalmente ha un dibattito degno. Da troppo tempo a Verona non c’era uno scontro elettorale di questo livello.»

C’è qualcosa in cui, secondo lei, lui dovrebbe ancora crescere, da qui alle elezioni?

«Intanto sfatiamo un mito. Tommasi ha fatto politica per tantissimi anni. L’aver svolto per ben tre mandati il ruolo di presidente dell’Associazione Italiana Calciatori dimostra che in sé ha una buona dose di capacità politica. E credo che anche vedere come si sia mosso fino ad ora a Verona abbia dimostrato una certa attitudine al “mestiere”. Se devo riconoscergli un difetto dico però che, come tutte le persone che non vogliono mai promettere o dire cose che non sanno se possono poi mantenere, preferisce in genere fare un passo indietro. Ecco, credo che ogni tanto bisognerebbe lanciarsi di più.»

Tommaso Ferrari e Damiano Tommasi

Il risultato di Traguardi di 5 anni fa (all’epoca Verona Civica, che ha sostenuto la candidatura di Orietta Salemi) è stato per molti aspetti buono (5,07% e un seggio a Palazzo Barbieri, ndr). Da allora sono passati cinque anni durante i quali avete cambiato molte cose (a cominciare dal nome) e soprattutto svolto un lavoro importante sul territorio, dalle periferie al centro. Per queste elezioni che aspettative avete?

«Cinque anni fa con Verona Civica abbiamo ottenuto un grandissimo risultato, ma non credo si possa sovrapporre con la realtà oggi di Traguardi, che ha non solo il nome ma anche una sostanza diversa. Sinceramente credo che portare e fare banchetti ogni settimana in un quartiere diverso per incontrare le persone e che a questi banchetti ci siano tante ragazze, perché Traguardi è soprattutto un “movimento-donna”, in gran parte under 35, sia già in se stessa una grande vittoria, perché abbiamo posto le basi per fare attivismo politico con il sorriso, cresciuto in questi anni grazie all’interesse e all’entusiasmo di tantissimi giovani. Ci auguriamo, ovviamente, di prendere più voti possibile e speriamo che il nostro entusiasmo sia davvero contagioso.»

Il vostro modo di usare i social in maniera molto agile e smart può rappresentare un valore aggiunto?

«La politica dovrebbe esprimere le idee dei cittadini e delle cittadine veronesi. Oggi non è possibile comunicare la politica senza i social. Ovviamente, sia chiaro, la politica non si fa sui social, anzi, si fa nelle piazze e nelle strade, ma un buon utilizzo di questi strumenti può senz’altro aiutare, soprattutto considerando l’epoca che stiamo vivendo. Credo che Traguardi abbia ampiamente dimostrato che la vera politica si fa sui territori, però i social servono per fare una politica divulgativa, per avvicinare e, perché no, tirare a bordo le persone. Quando si parla di disaffezione dei giovani alla politica molto spesso non si analizza mai davvero il motivo. Se io uso un mezzo che per il giovane è indigeribile, è ovvio che il risultato sia la disaffezione. Invece una combinazione di linguaggi può essere utile per raggiungere il numero più ampio di persone. Come Traguardi, vista anche la nostra età media, siamo inevitabilmente quelli che utilizzano maggiormente e hanno più confidenza con le nuove tecnologie. Può essere un vantaggio? Speriamo. Per queste elezioni tanta gente continua a guardare gli stessi bacini elettorali del 2017 e spesso si parla di astensione. E noi è proprio lì che dobbiamo agire. Io credo che  Traguardi parli a tantissimi giovani, che magari cinque anni fa non potevano votare o preferirono astenersi. È ovvio che se a loro parla un settantenne con le stesse logiche che andavano in voga negli anni ’80 il risultato sia la disaffezione, ma noi vogliamo superare queste modalità e coinvolgere più giovani possibile.»

Al momento si parla di un Tommasi primo nei sondaggi rispetto agli avversari. Se il dato si confermasse nell’urna e il vostro candidato dovesse andare al ballottaggio, chi preferireste incontrare, fra Tosi e Sboarina, al secondo turno?

«Per vincere occorre una mentalità vincente. E quindi, per me, concentrarsi prima di tutto su noi stessi, che peraltro è quello che stiamo già facendo. Se alle persone raccontiamo bene il lavoro che abbiamo fatto, se facciamo capire la reale novità di questa nostra proposta di governo, se riusciamo a trasmettere quanto sia solida questa alternativa, ci potremo togliere delle soddisfazioni. Io non guardo a cosa fanno gli altri e i sondaggi mi interessano fino a un certo punto. Io sono convinto che quest’anno, forse per la prima volta, più che dagli altri dipendiamo da noi stessi.»

Ok, cambiamo domanda: se alla fine doveste andare al ballottaggio contro Sboarina cosa farete con Tosi?

«Io non sono più convinto che i cittadini, soprattutto al ballottaggio, seguano nel voto pedissequamente ciò che dice il loro leader, ma votino chi li convince di più. Se alla fine dovessimo scontrarci al ballottaggio contro il sindaco uscente per me dovremo semplicemente continuare a parlare ai cittadini della nostra idea di città. Sono altrettanto convinto che un accordo con Tosi ci renderebbe meno credibili. Dovremo continuare a fare quello che stiamo già facendo e faremo per tutta la campagna elettorale: battere le strade, le piazze, i quartieri e parlare con ogni cittadino raccontandogli quanto vogliamo cambiare la nostra bella Verona. Ce la possiamo fare: siamo in tanti, con tante liste e tantissime competenze e, soprattutto, con un candidato che non si vedeva a Verona da tanti anni.»

Cosa si porta dietro Ferrari da questi cinque anni come Consigliere comunale? 

«Sicuramente oggi conosco molto bene la “macchina” e ne capisco la complessità. Sono più attento e meno tranchant rispetto a cinque anni fa. Di certo non sono meno sicuro rispetto alle mia idee, ma ho maturato in più la convinzione che per realizzarle non ci sia un’unica strada, ma ce ne siano almeno due o tre possibili. Sono molto più convinto oggi che l’importante sia il risultato e non la testimonianza, che è una cosa bella e importante, ma purtroppo non cambia il volto di una città. Se veramente si vuole incidere bisogna governare e per farlo non occorre piantare le bandierine, anzi… bisogna fare esattamente il contrario: tutti dovremo toglierla per arrivare a una soluzione comune, per ogni singolo problema.»

Ipotesi dell’eventualità: alla fine vince Tommasi. Quale sogno ha Ferrari?

«Più che dirti cosa voglio posso dirti cosa sogno. E cioè una Verona a zero emissioni, che fondi una propria politica sull’ambiente e su una società sostenibile e che si adatti, infine, ai cambiamenti climatici.»

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