Nonostante le continue richieste per un cessate il fuoco, l’invasione russa in Ucraina prosegue ininterrotta da giorni, con la comunità internazionale che non ha esitato ad intervenire imponendo pesanti sanzioni a livello economico nei confronti della nazione guidata da Vladimir Putin. Uno scontro che ha già provocato gravi conseguenze sul piano umanitario, tra coloro che sono rimasti per difendere la propria patria e chi invece è fuggito per mettere in salvo la propria famiglia.

Seppur di fronte a questa enorme tragedia umanitaria altri aspetti più materiali del conflitto passino immediatamente e giustamente in secondo piano, la distruzione dell’An-225, l’areo più grande del mondo, ha rappresentato un momento di dolore per il mondo dell’aviazione.

L’unico esemplare prodotto, chiamato Mriya, era infatti fermo in un deposito vicino Kiev per delle operazioni di manutenzione. L’An-225 è caduto sotto i bombardamenti di chi l’aveva progettato, quelle truppe russe che ai tempi dell’Unione Sovietica ne avevano commissionato la realizzazione per trasportare le navette spaziali al Cosmodromo di Baikonur. Insieme avevano costruito qualcosa di maestosamente unico, divisi lo hanno distrutto.

Progettato per il Buran

In un contesto teso come quello della Guerra Fredda, dove il confronto a distanza si giocava anche nella corsa allo spazio, i successi degli americani spinsero i sovietici ad effettuare importanti investimenti per mettersi in pari con l’altra superpotenza. Denaro in parte impiegato nel “Programma Buran”, il progetto per la realizzazione di un velivolo riutilizzabile simile allo Space Shuttle che avrebbe dovuto portare gli astronauti nello spazio.  

La progettazione di Mriya iniziò negli anni Ottanta proprio per soddisfare alcune necessità del programma. L’obiettivo era quello di creare un aereo all’avanguardia che potesse trasportare grandi carichi, come la navetta Buran e il razzo Energia, sul dorso della fusoliera o attraverso l’ampia stiva interna. Con la caduta dell’Unione Sovietica, l’unico esemplare operativo di An-225 venne smontato e messo in un deposito. Un destino amaro, quantomeno fino al momento in cui la Antonov Airlines decise di riammetterlo nella propria flotta per il trasporto aereo pesante. Mriya sarebbe stata in grado di sorreggere un carico di 250 tonnellate, tanto da poter portare al suo interno anche delle carrozze ferroviarie già assemblate.  

Prodotto in un unico esemplare

Durante l’intera attività operativa, dell’An-225 fu costruito un singolo esemplare, anche se in realtà i piani iniziali prevedevano la realizzazione di almeno un altro velivolo. Complice una richiesta da parte del mercato sempre maggiore per il trasporto di grandi carichi, il progetto per la produzione di un secondo aereo tornò d’attualità all’inizio del nuovo millennio, ma la mancanza di fondi e continui ritardi ne impedirono il completamento.

Sul tavolo della compagnia Antonov giunsero diverse proposte, dalla Cina alla Turchia, ma del secondo esemplare tutt’ora rimane solamente parte della fusoliera ferma in un deposito in attesa che i lavori vengano ultimati. Mriya rappresentava qualcosa di unico per la sua maestosità con cui solcava i cieli, quella stessa eleganza che spingeva tanti appassionati a recarsi ai limiti degli aeroporti per ammirarne le forme.

La distruzione durante il conflitto in Ucraina

Il cargo è stato distrutto tra fine febbraio e inizio marzo sotto i colpi dell’armata russa, mentre si trovava in una struttura dell’aeroporto di Kiev-Homstomel. Data la rapidità dell’espansione del conflitto e i lavori di manutenzione a cui doveva essere sottoposto l’An-225, riuscire a spostare l’aereo sarebbe stato impossibile. Per giorni l’unico riferimento sono state le immagini satellitari, seppur quest’ultime non permettessero di quantificare precisamente i danni data la posizione del velivolo dentro l’hangar.

Immagine

Immagini che lasciavano già temere il peggio, considerando che le foto mostravano la coda di Mriya danneggiata in un mare di detriti. Solo le riprese di alcuni giornalisti nelle giornate successive hanno poi permesso di comprendere appieno la gravità della situazione. La cabina di comando giaceva sul terreno, mentre la fusoliera nella zona delle ali risultava completamente distrutta dal fuoco.

Si conclude così l’era di uno dei giganti dei cieli più apprezzato al mondo, un monumento dell’aviazione che simboleggiava il progresso tecnologico nella conquista dei cieli.

Mriya costituiva un’attrazione speciale per tutti gli appassionati di aviazione e la sua scomparsa, per quanto sia solo una piccola goccia in un contesto ben più drammatico, rappresenta una perdita che verrà ricordata a lungo.

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