Nei giorni scorsi sono avvenute le nomine dei CdA delle partecipate di Agsm-Aim in virtù della razionalizzazione delle due aziende multiutility a seguito della fusione, tanto agognata da alcuni rappresentanti politici cittadini.

Sorvoliamo, per il momento, sui pesi e contrappesi partitici che hanno identificato le personalità individuate per gli incarichi nei consigli di amministrazione, reso ancora più complicato dalla provenienza geografica degli incaricati. Quello è materiale di polemica politica utilizzato a man bassa per accusare l’amministrazione di preparare la campagna elettorale di primavera con questa cambiale sul tavolo. Uno dei nomi che salta all’occhio, però, è quello dell’ex assessora Edi Maria Neri, nota per essere passata dal partito di Michele Croce alla Lega non troppo tempo fa, con un risultato che la risarcisce abbondantemente dell’importo che un giudice le ha imposto di pagare per questa pratica, retaggio del paese che ha dato i natali al trasformismo di giolittiana memoria. Gli utenti della multiutility avrebbero il diritto di conoscere queste dinamiche, oltre agli emolumenti che verranno destinati per i vari incarichi. Alla testa della capogruppo c’è l’ex consigliere regionale e già vicesindaco di Verona Stefano Casali, di cui si mormorava di un recente e sostanzioso adeguamento, in compagnia del resto del CdA.

Alcune domande

Nel grafico che segue i colori segnalano le persone (e di conseguenza gli incarichi) nelle varie aziende dell’universo Agsm-Aim. A una prima occhiata sorgono alcune domande che sarebbe interessante ricevessero risposta: come mai troviamo un solo caso di una persona presente contemporaneamente in due consigli di amministrazione delle business unit? Siamo al cospetto di un uomo di tali e tante qualità da dover lavorare sia nell’azienda che gestisce gli impianti di produzione di energia elettrica sia in quella di gestione del servizio di teleriscaldamento e cogenerazione?

Per quanto riguarda invece l’organo di controllo il mistero si infittisce: si nota infatti che ogni azienda avrà presidente o revisore dei conti effettivo un professionista che in altra sarà supplente. Se il motivo fosse quello di voler risparmiare sugli incarichi, la cosa potrebbe anche andare bene. Se invece si tratta di una mera spartizione geografica e politica all’interno degli iscritti all’albo, vedere nominativi replicati due o anche tre volte stupisce non poco, perché di fatto impedisce l’accesso ai ruoli ai giovani iscritti, limitandone il contributo di entusiasmo ed energie. In realtà la sensazione è che si sia di fronte a veri e propri risarcimenti per chi ha avuto scarsa fortuna politica, in perfetto stile manuale Cencelli.

L’ultima nota è per la distribuzione delle quote rosa: la verifica trasversale segnala che per i vertici la presenza femminile è limitata al 20% (presidenze e deleghe). Un valore più equilibrato invece si registra per gli incarichi “ordinari” nei quali, evidentemente, le donne riescono a far sentire con più insistenza la loro voce.

Meritocrazia e programmi elettorali

Un augurio di buon lavoro ai nominati, di cui si attende la ratifica dalle assemblee delle rispettive aziende, non senza un pensiero amaro nel constatare che, malgrado le promesse elettorali, le procedure per individuare gli amministratori delle aziende partecipate dal Comune di Verona continuano a non misurare i titoli e le competenze, come invece avviene per le imprese private. I veronesi ed i vicentini non dovranno meravigliarsi se i risultati non saranno entusiasmanti o le bollette calmierate: gli obiettivi sono altri.

Per ovviare a quanto illustrato l’unica soluzione non è l’avvicendamento della maggioranza che governa una città o un territorio ma, piuttosto, l’impegno a contingentare la presenza pubblica nell’economia, in modo da eliminare la tentazione di barattare gli incarichi all’interno della dialettica politica. E molti di noi sono in attesa di un programma elettorale che inserisca questa promessa al primo punto.  

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