I temi chiave dell’industria del vino del futuro e delle nuove tendenze, a cavallo tra produzioni di nicchia, orange wines, vini a tiratura limitata, aperitivi e cocktail low alcol e i vini alcol-free, sono emersi dalla 54a edizione del Salone internazionale del vino e dei distillati (10-13 aprile 2022, Veronafiere) che si conclude oggi con un quartiere espositivo sold out, oltre 4.400 aziende provenienti da 19 nazioni, e più di 30 convegni e 76 super-degustazioni nei 4 giorni di fiera che registrano il record storico di incidenza di buyer stranieri in rapporto al totale ingressi: i 25.000 operatori stranieri (da 139 Paesi) rappresentano infatti il 28% del totale degli operatori arrivati in fiera (88.000). E ciò al netto della fortissima contrazione – legata alle limitazioni pandemiche agli spostamenti internazionali – degli arrivi da Cina e Giappone, oltre ovviamente ai buyer russi. 

Alle sfide dello scenario geopolitico attuale di particolare gravità, con una guerra in corso che ha effetti non solo attraverso la fisiologica sottrazione di spazi di mercato nei due paesi coinvolti (340 milioni di euro esportati nell’ultimo anno in Russia e Ucraina, con Piemonte e Veneto le regioni più esposte), ma pesa sulla fiducia globale e soprattutto sui costi delle imprese, secondo lo studio “Stress test: il vino italiano alla prova congiunturale” di Banco BPM e Prometeia, i produttori nazionali risponderanno con le carte di export e qualità di prodotto, elementi di un vero e proprio circolo virtuoso che alimenta l’upgrading del vino italiano, che con un peso dell’export medio sul fatturato del 66%, rappresenta oggi in molti mercati il primo prodotto del made in Italy alimentare.

#viniperlapace

Figlia dell’inaspettato scenario geopolitico l’iniziativa di solidarietà per l’Ucraina di Veronafiere. Il ricavato delle 76 super-degustazioni e di tutte le masterclass a pagamento di Vinitaly 2022, stimato in 80mila euro, sarà devoluto infatti alle iniziative della Caritas. «Mai avremmo immaginato un’edizione di Vinitaly fuori dal tunnel della pandemia ma dentro a quello della guerra – ha commentato Maurizio Danese, presidente di Veronafiere –. Uno scenario drammatico che ci interroga e che non ci lascia indifferenti. Per questo Veronafiere ha deciso di sostenere le iniziative della Caritas. Un gesto di solidarietà e di fratellanza che speriamo possa alimentare la speranza e il dialogo per un cessate il fuoco nel più breve tempo possibile». Solidale anche l’iniziativa firmata dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, dal Consorzio del Vino Chianti Classico e dal Consorzio Vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia, #viniperlapace, l’asta di 30 grandi lotti, battuta da Sotheby’s lunedì 11 aprile, nell’Auditorium Verdi di PalaExpo a Veronafiere, il cui ricavato andrà alla Caritas Diocesana di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino, per essere destinato ad una serie di strutture di accoglienza per famiglie di profughi ucraini.

«Il ruolo delle fiere italiane è sempre più legato all’aumento numerico delle imprese che si avviano all’internazionalizzazione, in particolare delle Pmi. Vinitaly, in questa edizione più che mai, si è concentrato molto su questo aspetto con un risultato molto positivo in favore di un settore morfologicamente caratterizzato da piccole realtà» ha dichiarato Maurizio Danese.

Vini “a tiratura limitata”

E proprio sulle aziende vitivinicole italiane caratterizzate da piccoli volumi di produzione con vitigni in via di estinzione o che contribuiscono alla salvaguardia e alla difesa territoriale si è concentrata una delle novità di questa edizione, con “Micro Mega Wines” la nuova sezione di Vinitaly dedicata ad alcune delle migliori espressioni dei vini identitari e distintivi italiani «vini assolutamente unici, veri portabandiera del Made in Italy vitivinicolo che non sono riproducibili al di fuori dei confini nazionali grazie all’unicità di uve autoctone che crescono solo in Italia o di uve internazionali ma che esprimono terroir specifici che esistono solo in questo Paese» ha commentato Ian D’Agata tra i massimi esperti e tra i maggiori divulgatori all’estero di vino italiano, ora direttore della rivista Terroir Sense Wine Review, che ha guidato, insieme al Wine Writer Michele Longo, le degustazioni di questa nuova sezione.

MicroMega Wines, Foto Ennevi

Tra i protagonisti di  “Micro Mega Wines” vale la pena citare dalle Marche il Maceratino (Ribona) dei Colli Maceratesi, dal Piemonte l’Albarossa, un incrocio tra Nebbiolo di Dronero (oggi più comunemente chiamato Chatus, per evitare confusione) e Barbera, la Freisa vinificata 12 mesi in anfora, la semi-aromatica Nascetta di Novello, dal Friuli Friuli Venezia Giulia il Tazzelenghe, una nobile varietà ridotta a pochi ettari in regione, un Pinot Bianco metodo classico e uno spumante Metodo Charmat atipico, prodotto con il Refosco del Peduncolo Rosso, dalla Sardegna un Cannonau in purezza e l’antica varietà Granatza, dalla Basilicata l’Aglianico del Vulture, dalla Puglia un vino da Susumaniello in purezza, e dal Veneto la rara Dorona dell’isola di Mazzorbo nella laguna di Venezia: venticinque aziende più l’Associazione Produttori della Nascetta del Comune di Novello e il Tazzelenghe Team in un’area espositiva a parte nel padiglione F. «È questa combinazione di fattori biologici (le varietà d’uva), fattori fisico-chimici (geologia, clima, topografia dei territori) e fattori umani (creatività, conoscenza, curiosità, capacità e voglia di lavoro, rispetto delle tradizioni e della storia, orgoglio, consapevolezza) che determina una produzione vinicola, quella italiana, senza pari al mondo. Chi lo dimentica, è perduto» ha sottolineato Ian D’Agata.

Dispiace non vedere in questa sezione uno dei gioielli della viticoltura eroica italiana, il Cinque Terre Sciacchetrà, un vino passito di limitatissima produzione, ottenuto dalle uve autoctone di Bosco, Vermentino e Albarola, al quale sono dedicati solo pochi ettari e la cui produzione è consentita sulle ripide e scoscese terrazze a picco sul mare, in alcuni comuni della provincia della Spezia, in Liguria. «In quest’area 100 anni fa esistevano 2000 ettari vitati – ha rimarcato Luciano de Battè, a Vinitaly in rappresentanza della Cooperativa Agricoltura Cinque Terre – oggi abbiamo poco meno di 100 ettari in tutte le Cinque Terre”. Un paradiso targato Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco, in cui i contadini affrontano importanti asperità naturali per riuscire a produrre vini di grande qualità, con vendemmie realizzate esclusivamente a mano in vigne che possono essere raggiunte spesso solo grazie alla monorotaia.

Il raro Sciacchetrà ligure

Il quarto colore del vino

Protagonista per la prima volta al salone di Veronafiere, anche uno tra i più recenti trend del settore, quello dei “vini arancioni” all’interno dell’OrangeWineFestival @Vinitaly: si tratta di vini bianchi macerati (orange) prodotti in modo sostenibile, a cui in fiera è stata dedicato un walk around tasting di 38 produttori selezionati da Slovenia, Italia, Austria, Georgia, Serbia, Croazia e Grecia. Un fenomeno di consumo in crescita, quello del quarto colore del vino che, pur rimanendo una nicchia di vinificazione, si sta diffondendo tra una platea sempre più ampia di wine lover, in particolare sul mercato italiano, ma anche in quello austriaco, tedesco, francese, spagnolo e statunitense.

Vinitaly Bio, Foto Ennevi

Tra le altre novità all’interno dei 17 padiglioni, l’Organic Hall che ha implementato l’offerta di Vinitaly Bio, che è cresciuto dai 69 espositori presenti nel 2020 (edizione poi annullata per pandemia), a ben 115 espositori provenienti da tutte le regioni italiane. 

Mixology & vino

Debutto assoluto a Vinitaly 2022 per la sezione Mixology che ha registrato il tutto esaurito, con un proprio format che fa da trend setter sull’evoluzione delle abitudini di consumo. Il vino irrompe infatti in maniera sempre più determinante nel mondo nei drink mixati, anche in virtù di una crescente domanda dei giovani verso calici meno alcolici e più facili da bere. L’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly sul mercato americano, evidenzia come le nuove generazioni “miscelino” sempre di più il vino con le nuove bevande socializzanti. Una sorta di spritz o Bellini 4.0, fatto di ready to drink, di nuovi cocktail come il Negroni con il vermouth o il Red splash – a base di tequila, vino rosso, limone, lime e agave –, di vino aromatizzato alla frutta (come l’Asti al pompelmo rosa) all’esordio qui a Vinitaly. Una categoria, quella della mixology che ha visto una crescita delle preparazioni free e low alcol, con risultati lontani dai classici analcolici: la cura e la ricercatezza di questi drink raggiungono quelle dei tradizionali cocktail alcolici, per garantire qualità e raffinatezza a qualsiasi livello di gradazione.

Vino alcol-free di qualità

E dopo cocktail e distillati, anche il vino si propone in veste alcol-free: in anteprima a Vinitaly 2022 il nuovo “Steinbock Selection Dr. Fischer”, la versione “ferma” del vino dealcolato “Steinbock Alcohol Free Sparkling” le bollicine analcoliche volute da Martin Foradori Hofstätter, titolare dell’omonima cantina altoatesina, con il marchio della sua linea di prodotti privi di alcol. «Alla base c’è la qualità – ha spiegato Martin Foradori Hofstätter – sia del vitigno base che dà vita a questo vino, un Riesling Kabinett, sia del metodo di produzione di questo prodotto». Il nuovo Steinbock Alcohol Free nasce infatti da un’attenta selezione di uve Riesling da vigneti di elezione per questo nobile bianco d’Oltralpe, la Mosella in Germania, e grazie ad un’innovativa tecnica di distillazione sottovuoto che in cantina preserva i delicati aromi del Riesling, togliendone solo l’alcool generato durate la fermentazione: all’interno di una speciale apparecchiatura viene ridotta la pressione atmosferica (a circa 15 mbar) e ridotto il punto di ebollizione dell’alcol da 78° C a circa 25-30° C, fino a raggiungere, una volta terminato il processo, una bevanda con un contenuto alcolico inferiore a 0,25 e solo 22 Kcal.

Il vino alcol-free a Vinitaly

Con una produzione di circa 8000 bottiglie per la versione ferma e di circa 50.000 per le bollicine analcoliche, Hofstätter ha portato così in Italia una rivoluzione che da tempo esiste nei paesi oltreoceano. «Da anni il vino alcool-free è presente all’estero, e adesso negli Stati Uniti, Inghilterra, Giappone il mercato sta aumentando- ha sottolineato Foradori HofstätterQui in Italia, invece, solo ora sta iniziando a diventare una realtà».

Nel nostro Paese, il vino dealcolato ha suscitato discussioni e malumori. «Si è cercato di bloccare o ritardare questa categoria – ha aggiunto il viticoltore altoatesino – senza capire invece che il “vino senza alcol” non fa affatto concorrenza al classico vino, ma solo alle altre bevande analcoliche presenti sul mercato».

Ambiente e risparmio energetico in cantina

Tema del momento, quello delle emissioni e quello del caro bolletta che sta diventando un elemento di forte attenzione e preoccupazione anche per le cantine italiane e che è stato al centro del convegno “Enartis e Vinoway: cosa fare per risparmiare energia e aiutare l’ambiente” di oggi 13 aprile in cui è stata affrontata la problematica dell’aumento dei costi energetici nel mondo vinicolo e di soluzioni che mettano al primo posto il risparmio energetico, la sostenibilità ambientale e che, al contempo, assicurino maggiore competitività. «Enartis investe ogni anno 2M€ in ricerca e innovazione col fine di sviluppare processi e servizi a minore impatto ambientale. Zenith e altre soluzioni nate negli ultimi anni, rappresentano un grande traguardo in termini di risparmio e sostenibilità, garantendo una riduzione del 90% delle emissioni di CO2 e dell’80% di energia e acqua potabile durante il processo di stabilizzazione del vino» ha dichiarato Gianni Triulzi, R&D Manager Enartis.

Tutela dei vigneti, dall’Indice Bigot al Passaporto Ambientale

È in vigna che nascono i grandi vini: lo afferma con convinzione Giovanni Bigot durante la premiazione dei trentotto vigneti che hanno superato i 90 centesimi secondo l’Indice Bigot. Il metodo di valutazione scientifico del potenziale qualitativo di un vigneto, ideato dall’agronomo friulano supportato dal suo team di Perleuve, lo scorso anno è stato calcolato in totale su 734 vigneti. L’Indice, frutto di vent’anni di ricerca sul campo in Italia e a livello internazionale, si basa su nove parametri di valutazione: produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto. Ogni parametro considerato va a influire su una precisa caratteristica del vino. La premiazione dei vigneti, che ha riguardato l’annata 2021, si è tenuta domenica 10 aprile durante Vinitaly, nello spazio della Regione Friuli Venezia Giulia.

Nella scia della tutela dell’ambiente e del patrimonio vitivinicolo locale si inserisce un importante progetto che pone al centro i vitigni resistenti: quello dell’iniziativa “Passaporto Ambientale” finanziato dal Programma di sviluppo rurale della Regione Veneto a seguito delle sempre più severe linee guida dell’Impronta Ambientale dell’Unione Europea, che vede le realtà coinvolte impegnate nel calcolo e nella riduzione dell’impronta ambientale di uno o più prodotti sotto la guida del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova. Tra le sette realtà che hanno stipulato l’Accordo volontario con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), l’azienda vitivinicola di Breganze Maculan, tra le 12 cantine venete selezionate da Wine Spectator, la più prestigiosa rivista americana di settore, che ha scelto i 130 migliori produttori italiani protagonisti della super-degustazione di OperaWine che ha aperto il sipario sul vino italiano il 9 aprile alle ex Gallerie mercatali di Verona. «Riteniamo che l’iniziativa Passaporto Ambientale sia un’occasione per costruire le basi di lavorazioni più sostenibili per il bene delle nostre colline e delle generazioni future – ha dichiarato Maria Vittoria Maculan, enologo – I vitigni resistenti permettono infatti di ridurre i trattamenti dai dieci/undici che si praticano generalmente nel territorio a solo uno o due.»
Dal 2017 Maculan ha scelto di percorrere la strada dei vitigni resistenti alle malattie fungine, conosciuti anche con l’acronimo tedesco PIWI, mettendo a dimora 4000 viti di Merlot Khorus e Sauvignon Rytos, due varietà selezionate dall’Università di Udine, e in seguito 4300 viti di Cabernet Volos. Il progetto prevede la sostituzione, nel corso di un decennio, dei vigneti più vecchi con PIWI, varietà ottenute da incroci intraspecifici con il cambiamento del solo 5% dei cromosomi, ovvero di quelli responsabili degli effetti delle malattie sull’uva.

Vinitaly 2022, Foto Ennevi

Nasce MUVIN- EcoMuseo del Vino a Verona

Un’altra tematica dal crescente interesse è sicuramente l’aspetto culturale che caratterizza il mondo vitivinicolo italiano, ecco dunque che a Vinitaly è stata annunciata la creazione a Verona di MUVIN-EcoMuseo Internazionale del Vino, un museo 4.0 strutturato su percorsi e spazi esperienziali con focus sulle eccellenze dei vitigni italiani ed internazionali, sui cambiamenti climatici che ne influenzano la crescita, sui processi di trasformazione dell’uva in vino, sulle tipologie dei vini e sulle tecnologie green per la loro produzione.

«Affiancheremo e sosterremo la realizzazione del museo del vino di Verona» ha sottolineato in conferenza stampa il Soprintendente per i Beni archeologici, belle arti e paesaggio di Verona Vincenzo Tinè, mentre il Prof. Diego Begalli, Direttore del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona, a nome del Comitato Promotore dell’EcoMuseo del Vino ha annunciato la nascita della Fondazione MUVIN, che verrà istituita entro fine maggio con l’obiettivo di supportare la realizzazione del progetto: una Fondazione aperta alla partecipazione di enti, imprese, società e gruppi di persone. «Stiamo lavorando ad un format innovativo, una piattaforma multidimensionale che prevede molte altre iniziative ed attività legate al museo che andranno a coniugare al meglio ciò che oggi troviamo nelle altre due realtà mondiali del settore, Bordeaux ed Adelaide. Un progetto che farà di Verona un brand di riferimento per il vino italiano nel mondo» ha annunciato il prof. Begalli.

All’interno dell’EcoMuseo MUVIN ci sarà spazio per presentazioni temporanee di vini italiani e internazionali, manifestazioni culturali in cui il vino incontra la musica, l’arte, la letteratura e la scienza, proposte educative e laboratori per i più giovani ma anche approfondimenti per esperti e ateliers esperienziali tematici. Dal vino degustato nell’apposita wine&food court a quello raccontato dai protagonisti del mondo wine e dai letterati nella Biblioteca Libreria dei vini.

Sostenibilità sociale in collaborazione con il carcere di Montorio

All’insegna della sostenibilità sociale l’iniziativa di Monte Zovo di Caprino Veronese che in occasione di Vinitaly ha utilizzato nel proprio stand alcuni Guéridon, tavoli di design, realizzati nel laboratorio della Casa circondariale di Montorio a partire dal recupero delle confezioni in legno dell’azienda agricola. All’interno del carcere, infatti, è presente uno dei laboratori di falegnameria e design gestiti dalla cooperativa sociale Reverse che, tra i vari obiettivi, si occupa del reinserimento sociale dei detenuti. «Un progetto concreto, di design sostenibile e responsabile – ha evidenziato Mattia Cottini – che ha la forma di un elegante tavolino di servizio ma che in realtà rappresenta molto di più: un percorso di rinascita e un esempio di inclusività». È dimostrato, infatti, che dopo un’esperienza lavorativa all’interno del carcere, il tasso di recidiva crolla. Ai detenuti viene offerta una seconda possibilità, in un percorso di responsabilizzazione e formazione che li aiuti a immaginare e costruire un futuro al di fuori delle mura del carcere.

Iconic Women in Italian Wine

Per la prima volta insieme a Vinitaly, la giornalista e critica enologica di Wine Advocate Monica Larner e la senior editor e critica enologica di Wine Spectator Alison Napjus hanno condiviso il podio per raccontare la storia di sei cantine italiane (tra cui anche l’azienda guidata da Marilisa Allegrini in Valpolicella) gestite da altrettante figure femminili in “Iconic Women In Italian Wine”: l’empowerment e le grandi donne della produzione e della critica del vino, sono andate in scena a Vinitaly, il 10 aprile, con nei calici i vini delle realtà portate al successo da Albiera Antinori (Marchesi Antinori), Priscilla Incisa della Rocchetta (Sassicaia), Marilisa Allegrini, Elisabetta Foradori, Elena Fucci, Arianna Occhipinti e Chiara Boschis. Un’omaggio al meglio del vino “al femminile”.

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