Sboarina si è mangiato il Carroccio. Perché, intendiamoci, dalle parti leghiste possono raccontarla finché vogliono sull’intesa raggiunta con il Sindaco, che avrebbe loro promesso – in caso di rielezione – la metà degli assessorati e posti negli enti. Da che mondo è mondo, i veri accordi, in politica, si fanno dopo le elezioni e non prima, in base al peso elettorale espresso dall’urna.

Oggi i sondaggi danno la Lega in discesa sul piano nazionale. Aggiungici che il Comune di Verona, storicamente, non è mai stato un feudo del partito, negli ultimi 28 anni sovrastato prima da Forza Italia, poi dalle liste del figliol prodigo Tosi e, nel 2017, da quelle del tandem Sboarina-Gasparato (la Lega non arrivò al 9% in una fase nazionale invece ascendente). Inoltre non si capisce perché Sboarina – che in questi anni da civico alla Lega ha dato le briciole (nessun ente che conta) –  se dovesse essere rieletto, dovrebbe comportarsi diversamente, specie ora che è in un partito più forte del Carroccio (Fratelli d’Italia) e da Sindaco si ritroverebbe al secondo mandato, generalmente quello nel quale, non dovendo più fare i conti con le urne, un primo cittadino ha le mani libere.

Il rischio, insomma, è che la Lega, ridotta al rango di gregaria, si sia auto-condannata a portare la borraccia al Sindaco e ai rivali di Fratelli d’Italia. Tra l’altro sfugge la logica, dal punto di vista della Lega salviniana (ma non di quella zaiana…), dello scambio regionale con Padova, dove i salviniani hanno un loro candidato dato perdente (Giordani del centrosinistra è favoritissimo). Lo scenario che si prospetta, alla resa dei conti, è una Verona consegnata armi e bagagli alla rivale di Salvini, Giorgia Meloni, e una Padova dove il salviniano civico Beghin cede al centrosinistra. Un disastro completo.

In questo contesto sorride Zaia, che con Verona e Padova fuori dall’influenza salviniana, avrà i numeri per vincere (con Marcato?) il vicino congresso per il controllo del partito in Veneto. I salviniani veronesi, insomma, assomigliano un po’ a quel tacchino che si butta da solo nella pentola a Natale. Hanno giocato in difesa, per non rompere con l’ala zaiana, ma, si sa, a forza di stare in difesa il gol lo si prende

Foto di copertina da Pixabay 

© RIPRODUZIONE RISERVATA