50 anni a difesa del territorio veronese e della sua natura: si può riassumere così l’attività del WWF Veronese che oggi festeggia i 50 anni della propria fondazione, caratterizzati da una costante e determinata difesa dell’ambiente, contro l’inquinamento e la cementificazione, grazie a progetti di recupero ambientale di aree naturali, campagne per una nuova cultura per la tutela del patrimonio naturale della nostra provincia come il Censimento degli Alberi (tuttora attivo e aperto al contributo della cittadinanza), la Guida al Parco Naturale della Lessinia e il progetto Lupo in Lessinia per tutelarne la presenza e attuare azioni di sensibilizzazione, divulgazione ed informazione volte all’aumento delle possibilità di convivenza dei predatori selvatici con le attività umane e zootecniche, il Dossier Fiumi 2020, il Protocollo d’intesa Valpolicella per il restauro del paesaggio e della natura locali, e tanti altri eventi e progetti in un territorio che comprende il Monte Baldo e la Lessinia, il Lago di Garda e l’Adige, le risorgive e le zone umide relitte della pianura (con il Check Up delle Zone Umide di One Million Ponds). Qui l’associazione ha lasciato dei segni tangibili, come la Palude del Busatello a Gazzo Veronese, l’Oasi della Bora a Povegliano e l’Oasi del Vaio Galina sopra Avesa.

Oggi, presso il Circolo 1° maggio di Montorio Veronese, dalle 17:30, l’associazione ambientalista ricorderà, tramite filmati e interventi, le persone che hanno contribuito a diffondere tra la popolazione veronese le pratiche di conservazione e tutela della Natura: dai soci fondatori al patriarca Averardo Amadio, che fino all’ultimo giorno della propria vita si è battuto per i valori del WWF. Un momento di incontro, seguito da una serata conviviale, che servirà anche a ribadire gli obiettivi futuri dell’associazione, “sulla strada del mondo che verrà”, densi di sfide, globali ma anche locali, per la salvaguardia della biodiversità sulla Terra.

Protezione della flora e fauna locali, conservazione delle aree protette, gestione, recupero e riabilitazione della biodiversità dell’ecosistema: sono solo alcune delle direttrici lungo le quali il WWF Veronese si muove e per cui si batte affinché tutto ciò si radichi nelle coscienze dei cittadini come stile di vita per cercare di contenere, entro parametri accettabili, lo sfruttamento delle risorse naturali del pianeta. Oggi, forse più di ieri, c’è tanto da fare e il WWF Veronese è pronto con i suoi volontari a dare il suo contributo e aperto a chi con loro lo vorrà fare.

Per approfondire i progetti dell’associazione, in occasione di questo importante traguardo abbiamo intervistato il presidente del WWF Veronese Michele Dall’Ò’.

Il presidente del WWF Veronese Michele Dall’O’

La prima domanda, ovvia ma doverosa, riguarda l’impegno del WWF Veronese e questo importante traguardo del 50°anniversario. Ci sintetizza le principali attività realizzate in questi ultimi anni?

«Attività di manutenzione all’Oasi (Bora a Povegliano), attività di gestione scientifica alla Palude del Busatello (Gazzo Veronese) con il conseguimento della nomina ad area Ramsar, attività di divulgazione della ricchezza naturale della nostra provincia con pubblicazioni mirate (sul SIC del Vaio Galina e Progno Borago, sito di interesse comunitario della Rete Natura 2000 e sul Parco Regionale della Lessinia); attività di salvaguardia dei nostri tesori naturalistici come il Parco della Lessinia o la Val dei Mulini, tra Garda e Costermano».

Se dovesse scegliere un progetto o un animale che racconti il WWF di questi 50 anni, chi o che cosa sceglierebbe?

«Un progetto: l’Oasi della Bora realizzata a Povegliano nella zona delle risorgive una trentina di anni fa. Non solo l’Oasi ha trasformato in terreno agricolo (un deserto dal punto di vista ecologico) in un bosco ricco di vita; ma ha permesso di cementare un gruppo che è arrivato coeso fino ai nostri giorni.
Un animale: il Lupo. Presente in Italia fino alla seconda metà dell’Ottocento, quindi ritiratosi in zone remote in seguito all’eradicazione e di nuovo ricomparso qua e là, negli ultimi anni. Questa storia racconta l’evoluzione fisiologica della nostra associazione. Recentemente abbiamo aggregato un gruppo di giovani che ci dà molta speranza per il proseguo delle nostre attività».

Il lupo in Lessinia è al centro degli sforzi di conservazione dell’associazione. Photo: Facebook WWF Veronese

Globalizzazione, urbanizzazione, consumi. Stiamo togliendo troppo spazio alla natura?

«Homo sapiens ha invaso ogni scala temporale e spaziale: le nanoplastiche sono state rivenute anche all’interno dei batteri. Qualche anno fa ricercatori israeliani hanno calcolato che la massa delle sostanze di origine antropica (cemento, asfalto, mattoni, manufatti di metallo, plastiche …) ha superato la biomassa, cioè il peso della materia vivente. Del resto, come teorizzato dal Nobel Crutzen, stiamo vivendo nell’era dell’Antropocene, cioè nel periodo geologico determinato proprio da Homo sapiens. Questa onnipotenza quasi divina contrasta con la limitatezza del nostro Pianeta; dovremmo iniziare a ritirarci in buon ordine, come consigliato dal grande biologo Eduard Wilson, che qualche anno fa ha proposto di riservare metà della Terra alla Wilderness».

La pandemia ha rallentato lo sviluppo di programmi e azioni in difesa dell’ambiente?

«Nella pandemia (da cui per altro non ne siamo proprio usciti) il business è continuato as usual. È ripreso da poco il mantra del PIL che deve crescere, dopo un’inattesa battuta di arresto e tutti, del resto, sono soddisfatti del trend. Tuttavia il fresco premio Nobel Giorgio Parisi ci ha ammoniti asserendo che l’aumento del PIL, cioè della citata struttura antropica, va a nocumento dell’ambiente: ma in questo caso non ci sono stati gli “ale oo” che ne hanno seguito la nomina. In ogni caso al problema ambientale principe, che è il riscaldamento climatico, si propongono soluzioni tecnologiche come il nucleare di quarta generazione (sic!) o le strutture di captazione sotterranea dell’anidride carbonica, dai risultati molto scadenti».

In questi giorni si sta svolgendo la conferenza sul clima COP26 di Glasgow. Pensa che possa portare a qualche impegno concreto nella lotta al cambiamento climatico o la ritiene un fallimento come lo ha definito Greta Thunberg? 

«Guardiamoci un attimo indietro. L’IPCC (l’International Panel on Climate Change) che è stato istituito nel 1988, ha prodotto il primo rapporto di valutazione nel 1990, l’ultimo, il sesto, che ha suscitato molto scalpore, nel 2021. In questo lasso di tempo, nonostante appunto tutti i suoi ammonimenti, l’economia mondiale ha emesso 1000 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Perciò proiettando nel futuro, anche immediato, questa cifra, verrebbe da pensare come Greta. Ma restiamo ottimisti, pensando ai 1000 miliardi di alberi che verranno piantati a breve. Che sicuramente comprenderanno il milione che aveva promesso di piantare Galan qualche decina di anni fa, qui in Veneto»!

L’ultimo rapporto Ipcc ha messo nero su bianco uno scenario allarmante, insieme alle nostre responsabilità. Un altro rapporto delle Nazioni Unite, l’Emissions Gap Report, riporta che il clima registrerà comunque un aumento di tre gradi. Ritiene che l’Italia abbia presentato un  Piano energia e clima coerente con la strategia europea al 2030 di riduzione delle emissioni del 55% e alla Long term strategy di decarbonizzazione al 2050?

«Le analisi di Johan Rockstroem, grande climatologo svedese, nella loro lucidità sono spietate: ci stiamo avvicinando pericolosamente ai tipping points, i punti di non ritorno del sistema clima. Ciò indurrebbe a pensare una risposta veloce da parte dei governi, delle istituzioni e dei singoli cittadini. Il che qui da noi non sta succedendo, come emerso proprio dalla COP 26 dove le agenzie di “rating climatico” hanno bocciato l’Italia per la lentezza nel passaggio alle rinnovabili. Risultati del resto in linea con analisi similari eseguite da comitati nazionali sul Piano energia e clima. Tuttavia Il Covid ci ha portato il PNRR che spariglia le carte: il WWF nazionale ha presentato un progetto di restauro ecologico del Po, che è stato approvato e dovrà essere realizzato in pochi anni. Speriamo che questo rappresenti la strada maestra per avviare analoghi progetti di ripristino ecologico e sottolineo ecologico, dei nostri ecosistemi malati».

Che ruolo avranno i giovani e le loro battaglie per l’ambiente nel Wwf?

«Le porte della nostra associazione sono aperte ai giovani: le battaglie per un ambiente sano e vivibile sono battaglie per avere un futuro ed è giusto e doveroso che a condurle adesso siano gli adulti di domani. Se ne è parlato anche alla recente assemblea nazionale dei volontari del WWF tenutasi lo scorsa settimana ad Assisi: dopo un periodo di apprendistato è giusto che i giovani abbiano le chiavi della macchina e viaggino in autonomia».

Alcuni giovani volontari impegnati nelle attività del WWF Veronese. Foto: WWF

Su cosa sarà impegnato principalmente il WWF Veronese nel 2022?

«Sul ritorno alla Natura, così ricca nel Veronese, sia nella fauna che nella flora, ma anche così fragile e minacciata. Siamo partner di un progetto (ideato da una nostra associazione sorella, il Carpino), che intende studiare la biodiversità in un area collinare (l’alto Borago, salvato dall’espansione dei vigneti, collocato tra i comuni di Verona, Negrar e Grezzana) e determinare metodi di gestione per la sua massimizzazione, con risvolti ovviamente applicativi. Questa sarebbe una grossa novità nel panorama della Rete Natura 2000 in Italia, dove i piani di gestione seguiti ai piani ambientali raramente sono stati messi in pratica. Ci concentreremo anche sul Lago di Garda dove l’importante fascia a canneto si sta inspiegabilmente riducendo da anni, sulla Val de i Mulini tra Costermano e Garda dove piani fantasiosi ne stravolgono l’importante valenza naturalistica e sull’Adige dove i tagli fatti periodicamente massacrano la fascia riparia, proponendo in questo caso anche un tipo di gestione naturalistica».

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