Centomila metri quadri di superficie a bosco spontaneo custodiscono il rudere del Werk Erzherzog Albrecht, più noto come Forte Parona. Dall’acquisizione nel 2018 da parte di una società privata alla successiva apertura nell’estate dell’anno seguente, il Parco Ottocento ha un grande potenziale per dare innanzitutto al centro storico uno sbocco fondamentale alla vita all’aria aperta dei veronesi.

Da area in stato di totale abbandono, in cui non solo la vegetazione aveva preso il sopravvento ma anche la superficie era diventata una discarica, oggi il Parco Ottocento si offre alla città come un luogo dove trascorrere ore a contatto con la natura, raggiungibile anche a piedi o in bicicletta, collocata nei pressi dell’aeroporto di Boscomantico e tangente il fiume Adige.

Una nuova idea di parco urbano

Alla base di questo progetto c’è un gruppo di imprenditori visionari, spinti in primis dall’urgenza di recuperare uno spazio rimasto intatto in anni in cui il cemento ha avuto la meglio in molta parte del territorio scaligero e veneto.

A spingerli non è solo un amore per la conservazione del fortilizio ottocentesco, pesantemente ammalorato dai bombardamenti del 1944, ma soprattutto la volontà di innovare l’idea di parco urbano, puntando sull’interazione tra spazio e cittadinanza attiva.

Nel parco si tengono anche attività didattiche per bambini e adulti. Foto dalla pagina Facebook di Parco Ottocento.

Superata una prima fase critica dedicata principalmente alla pulizia, che ha reso oggi alcuni sentieri percorribili, la società Parco Ottocento srl ha sottoscritto un patto di sussidiarietà con il Comune di Verona, per rendere accessibile l’area verde a tutte quelle realtà cittadine che intendano portare avanti attività a favore del verde urbano.

Da qualche mese inoltre è stata sottoscritta un’intesa con Simtur, associazione professionale per la tutela della natura, dei paesaggi, degli ecosistemi e della biodiversità. Ad oggi sono circa 230 gli associati in tutta Italia, con profili di competenza multidisciplinari orientati a coniugare ecologismo e sviluppo. La sede territoriale è di riferimento in ambito mobilità e turismo sostenibile per l’intero Nordest ed è la realtà più recente dopo le sedi di Asti, Spoleto, Melfi e Lecce, oltre alle sedi legali e operative di Roma.

Una smart land alle porte della città

«Qui si può sperimentare in concreto un nuovo patto tra città e campagna, che però sia frutto di un progetto collettivo, ovvero in cui la comunità sia coinvolta in termini di cura e di qualità di vita» dichiara Daniela Cavallo, architetto veronese e socia Simtur e coordinatrice in questi mesi del progetto “Bonum facere” per la candidatura della città di Latina a Capitale della cultura nel 2026. Un impegno molto denso, quest’ultimo, che le ha dato la soddisfazione di portare il capoluogo laziale tra le 10 città in lizza.

L’architetto Daniela Cavallo collabora con Parco Ottocento per sviluppare il progetto in ottica di smart land e di turismo sostenibile.

Soddisfatta che Simtur abbia scelto di stabilire una sede veneta a Parco Ottocento, Cavallo propone per l’area verde alle porte della città una visione che si allinea al concetto di smart land, senza però mettere in secondo piano il valore del paesaggio. «Non servono solo azioni materiali, ma anche immateriali che accrescano un senso di responsabilità di gestione condivisa e di salvaguardia come valore. Questo posto è una porta naturale della città, ma anche un luogo in cui trovarsi, fare comunità, stare bene – sottolinea Cavallo -. Se guardiamo alla Verona del 2050, questo luogo si inserisce perfettamente in un modello di sostenibilità e qualità della vita, in sinergia con una idea d’impresa coerente».

Famiglie, musica, agricoltura, cultura in ottica sostenibile

E infatti oggi i soci sono aperti a nuove idee e all’ingresso di nuovi imprenditori. Il progetto mira a realizzare diversi servizi in cui, accanto alle aree giochi e feste per i più piccoli, si trova uno spazio attrezzato per famiglie con possibile utilizzo di barbecue, ma anche un’area per concerti e festival musicali, servizi per attività dei Grest e delle diverse associazioni, fino a un’area mercato dedicata ai prodotti a chilometro zero.

Lungo il terrapieno del forte austriaco l’ area rivolta a nord e all’interno della parte boschiva, inoltre, può diventare un ecocamping/glamping, con 4 strutture immerse nel verde, mentre in prossimità dell’area accoglienza si possono realizzare servizi per la mobilità sostenibile, con un parcheggio auto con copertura fotovoltaica, bici e e-bike anche a noleggio, oltre alla realizzazione di un pontile sulla sponda dell’Adige.

Il parco di notte, foto dalla pagina Facebook di Parco Ottocento.

La parte boschiva resta a essenze autoctone, cui si aggiungono piantumazioni coerenti con il contesto ambientale, che comprende un orto botanico diffuso con essenze officinali e piante medicinali. Un’area è già stata destinata a ricovero di animali da fattoria. Non secondario l’aspetto strettamente conservativo ed espositivo, con la riapertura ove possibile degli ambiti architettonici lungo la cinta ottagonale del forte.

Spazio anche al turismo lento

L’idea di cucire città e campagna, quindi, non può trascurare la dimensione turistica di Verona. «La presenza di Simtur si inserisce in quest’ottica – conclude Cavallo -. Serviranno servizi e dotazioni per residenti e visitatori, pensando a un turismo che non “morde e fugge”, ma che cerca lentezza, vivibilità, relazione con i luoghi. E per fare questo ci vuole molta attenzione a non lasciare indietro chi vive il territorio. I modelli costruiti sulla carta non sono produttivi, nemmeno in ottica d’impresa: questo spazio è un unicum a Verona e in Veneto siamo tra i primi a ragionare in questi termini, tanto che si fa ancora fatica a trovare dei bandi che corrispondano a questa visione. Che è smart, ma non solo in termini di innovazione tecnologica, quanto di connessioni tra città e campagna, di coesione sociale, di fruizione di un ambiente naturale, agricolo, storico».

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