È un testo agile quello di Silvio Pozzani, Luoghi del Risorgimento a Verona (Edizioni Zerotre, Verona 2021). In circa 80 pagine, l’autore ci conduce lungo un percorso cronologico, letterario e visivo che si snoda tra l’arrivo di Napoleone a Verona – passando per le ben note vicende delle Pasque Veronesi – e l’annessione con plebiscito al Regno d’Italia; un viaggio, quello scelto da Pozzani, che ci accompagna attraverso una ricca documentazione fotografica in tutti i luoghi di Verona; luoghi testimoni o che recano ancora testimonianza dei fatti storici che si svolsero tra la fine del XVIII sec. e la metà del XIX. Lapidi, monumenti, ma anche ristoranti come “I Masenini”, uno dei ricettacoli della carboneria veronese e delle reti mazziniane.

Un testo che secondo Giorgio Massignan, autore della prefazione, “è un libro che tutti i veronesi dovrebbero leggere”. Un po’ per conoscere o riconoscere spazi e luoghi ora dimenticati o di cui si è perso il significato, ma anche – aggiungiamo – per interrogarsi se il nostro passato mantenga o meno una qualche continuità con l’oggi.

Di certo, ciò che l’autore della prefazione segnala, è che Verona all’epoca soffriva “di una borghesia e di una Chiesa silenziose e pavide”. Coerentemente, nel testo di Pozzani emerge il fatto che i movimenti più innovativi del tempo, come la carboneria e la mazziniana Giovine Italia, attecchirono ben poco qui a Verona e pescarono sostanzialmente dallo stesso bacino di volontari, spesso della nobiltà. Quel che appare, inoltre, è una popolazione pronta a esplodere contro la rapacità delle truppe d’occupazione napoleoniche e pure le sue novità in tema di diritto e giustizia, nostalgica del passato veneziano e non del tutto pronta ad appoggiare convintamente la Prima Guerra di Indipendenza condotta tra il 1848 e il 1849 tra il Regno di Sardegna di Carlo Alberto e l’Impero Austro-Ungarico in Italia, guidato militarmente dal generale Radetzky.

Un quadro risorgimentale della morte di Carlotta Aschieri.

Nel testo, tuttavia, quest’ombra compare relativamente: prevale invece la celebrazione, scandita dagli eventi e dai monumenti, di un destino unitario ineluttabile. Lo spazio così è dato piuttosto a coloro che sono morti combattendo, cercando di tessere trame in associazioni nascoste al potere asburgico, espatriando per unirsi alle forze dei Savoia o arruolandosi nelle truppe di Garibaldi; alle vittime, che siano i martiri di Belfiore o coloro che vennero barbaramente uccisi come Carlotta Aschieri, giovane donna incinta colpita il 6 ottobre 1866 in piazza Brà da un colpo di baionetta di un soldato austriaco, episodio peraltro ricordato da una lapide presente tra la stessa piazza Brà e via Mazzini.

Alla fine di questo piccolo viaggio non solo letterario (dato che, in effetti, il libro potrebbe tranquillamente essere utilizzato come guida sui luoghi del Risorgimento di Verona), rimane la sensazione di un tempo apparentemente non troppo lontano ma che, in realtà, ha ora molto smarrito le ragioni che l’hanno determinato. L’Unità d’Italia, specie in Veneto, sembra purtroppo accendere entusiasmi molto tiepidi; le promesse dell’Unità, totalmente disattese al sud, anche per nel nord-est appaiono ancora non del tutto risolte. Rimane nel palato, in fondo, il sentore di un orizzonte di valori forti e senza incertezze che oggi si è illanguidito in un lungo e tedioso spleen.

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