La notizia è che il Verona ha vinto, anzi ha stra-vinto, rifilando un poker di goal alla Lazio. Il tifoso vero, però, non gode solo per questo. Ieri al “vecio” Bentegodi si è visto, forse per la prima volta per intero, il frutto di anni di lavoro e di programmazione. La partita è stata giocata in modo impeccabile, con grande agonismo e intelligenza, facendo tesoro degli errori precedenti e trovando soluzioni per evitare di ripeterli. I giocatori scelti da Igor Tudor hanno contribuito con dedizione e una prestazione finalmente atletica fino al fischio finale. Il Verona, o forse sarebbe più corretto dire “el Cholito” Simeone, ha fatto quattro goal uno più bello dell’altro e la gente sugli spalti continuava a guardarsi stupefatta ed esclamare, ogni singola volta, “ma hai visto CHE goal ha fatto?!”.

Non capitava da tanto tempo di vedere una squadra così ben piantata per terra, coi piedi a seguire obbedienti la testa in una logica inattaccabile: se io ho la palla, tu non ce l’hai. Facile, no? Pressing, corsa e molta qualità a tutto campo, dal professor Veloso padrone delle idee, al controllo orientato e disorientante di Simeone e Caprari, fino alle manone di Montipò, non sempre ineccepibili ma mai pronte ad arrendersi. Passando per i grandi macinatori di chilometri, da un trittico delle meraviglie, quel Barak-Ilic-Lazovic che consente a Veloso di sfruttare al meglio le sue limitate energie e di avere sempre il tempo e lo spazio fisico per impostare. Non si giudicano i giocatori dopo un 4-1, chi di mestiere fa il tifoso (o anche il giornalista) lo sa bene; ma ieri è stato solo l’ultimo episodio di una storia che fa progressi da tempo, pur con l’inciampo di un esonero giusto, al momento giusto. Si tratta di giocatori di buona qualità, con tecnica e corsa adeguate, che sono cresciuti insieme al progetto. Il progetto di Setti.

Il presidente ha lentamente plasmato società sportiva e squadra, creato le posizioni di un organigramma insolito, riempiendole poi con personalità che si sono rivelate davvero preziose. Da quando il fidato D’Amico ha preso le redini del comparto tecnico, Setti si è potuto allontanare da quella brutta personificazione di sé che lo aveva fatto detestare ai più. Non sente più il bisogno di esternazioni fuori luogo e di un protagonismo forzato che probabilmente non piaceva nemmeno a lui, probabilmente. Si potrebbe quasi dire che da quando ha imparato a tacere ci è diventato più simpatico, ma sarebbe una bugia. Lui simpatico non è, lo sa bene e forse non gli interessa diventarlo. E la sa una cosa, presidente? Ai tifosi interessa ancora meno. Il loro rispetto, però, ormai se l’è guadagnato: con i risultati sul campo, con la tranquillità economica e continuando a credere nel Verona. E poi a Genova Setti è stato visto “invitare” un altro presidente a rimettersi in bocca lo scherno appena vomitato, mostrando un lato nascosto del suo carattere che appare molto più veronese di quanto si creda.

“El Cholito” Simeone festeggia l’impresa di ieri

La vittoria di ieri è stata memorabile per come è arrivata e perché dimostra che il progetto-Verona sta finalmente diventando grande. La gioia più vera, però, per i tifosi è quella di essere finalmente tornati al proprio posto per fare finalmente la propria parte. Anche due anni di divano non sono stati in grado di spegnere la passione del popolo gialloblù, di nuovo là ad abbracciare sconosciuti e rotolare giù dai gradoni. E a proposito… dopodomani l’Hellas gioca a Udine, dove ognuno dovrà affrontare la propria nostalgia: per Tudor sarà un rientro in quella che è stata per molto tempo la sua casa ma per i tifosi sarà simbolicamente un po’ come chiudere un cerchio e trovare un nuovo inizio, La sfida, infatti, si disputerà nello stadio dove si è svolta l’ultima trasferta prima del lockdown, nel febbraio 2020, quando ignari del futuro si presentarono tutti in maschera per il Carnevale. E c’è ancora qualcuno che si ostina a dire che “è solo football”.

Foto dal profilo Facebook dell’Hellas Verona

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