Ormai da diversi anni la società che ci circonda si serve soprattutto del mezzo visivo per veicolare vari tipi di informazioni. Che si tratti di televisione, di riviste o di social network, durante la nostra giornata siamo costantemente bombardati da una serie di immagini che ci propongono diversi modelli a cui aderire, modelli che però spesso necessitano di un tenore di vita insostenibile per la maggior parte dei fruitori.

Molte teorie psicologiche hanno messo in relazione la percezione di sé e la considerazione della propria immagine (se vogliamo, l’autostima) con il confronto sociale che ognuno di noi è inevitabilmente portato a fare; un incessante confronto con modelli irraggiungibili, siano essi fotografie ritoccate di celebrità oppure post di nostri pari sui social network, può sfociare in un senso di insoddisfazione per la propria vita e quindi di frustrazione.

Una percezione di inferiorità che smarrisce gli adulti e, a maggior ragione, gli adolescenti e i giovani adulti che sono portati a aderire a questi canoni proposti dalla società attraverso metodi sempre più comuni come la chirurgia estetica, i trattamenti estetici non invasivi e il controllo della forma corporea e del peso attraverso esercizio e alimentazione. Quest’ultimo risulta essere il più utilizzato, essendo alla portata di tutti, indipendentemente da età e possibilità economiche. Accade così che anche le cosiddette “diete fai da te” più sbilanciate e meno salutari diventino delle linee guida per chi vuole cambiare la propria immagine corporea.

Cosa accade, però, quando il controllo alimentare diventa un pensiero fisso durante la giornata?

Molte volte, infatti, un po’ per la determinazione nel raggiungere un obiettivo, un po’ per la soddisfazione nel vedere i cambiamenti desiderati, ci si impone di seguire con rigidità lo schema alimentare prefissato, sviluppando una sorta di timore al pensiero di intraprendere strade più flessibili temendo, magari a ragione, che rinunciando alla rigidità di approccio non si riesca a mantenere il controllo grazie a un equilibrio razionale.

Viene naturale pensare quindi che da una situazione come quella appena descritta ad un vero e proprio disturbo alimentare il passo sia davvero molto breve. Nel momento in cui si entra in problematiche di questo tipo, il controllo sull’alimentazione e sull’immagine corporea assumono un valore tale per cui tutto ciò che si fa è focalizzato e limitato a questi aspetti; passa in secondo piano qualsiasi altro ambito della vita e si crea un circolo vizioso in cui i successi ottenuti continuano a mantenere vivo il disturbo stesso.

Capita allora che alcune persone che si sentono distanti dai canoni estetici proposti ossessivamente dai media aderiscano a piani alimentari talmente restrittivi da indurre problematiche a livello fisiologico, oltre che psicologico; da non sottovalutare, poi, un feedback ricevuto dall’esterno. Infatti, i commenti ricevuti da altri, positivi o negativi che siano, possono andare a rinforzare le convinzioni disfunzionali che ognuno ha rispetto al proprio aspetto fisico.

Un esempio è il caso di Valentina Dallari, tronista del programma televisivo Uomini e Donne nell’anno 2014-2015. La ragazza, all’età di 21 anni, diventata celebre durante l’esperienza televisiva, racconta di essersi sentita in dovere di dimagrire per essere più apprezzabile agli occhi dei follower sui social network. I commenti ricevuti dagli hater non hanno fatto altro che inasprire il suo sentimento di inadeguatezza, portandola a perdere sempre più peso, fino a necessitare di un ricovero. Valentina, però, è riuscita a reagire e a scrivere un finale diverso, riconquistando la propria salute. Ora dedica parte della sua attività sui social a sensibilizzare gli utenti riguardo queste tematiche.

La storia di Valentina ci insegna come ci si possa riscattare da un sentimento di inadeguatezza rispetto ai canoni estetici così presenti nella società odierna.

Un movimento nato di recente che ben si sposa con questo obiettivo è quello della Body Neutrality, che non punta a far  amare ed apprezzare il proprio corpo nonostante eventuali imperfezioni, bensì a considerare la percezione di sé stessi prendendo in esame anche altri fattori come le relazioni, il lavoro, gli hobby o qualsiasi altro pensiero possa dare stimoli positivi.

Anche questo movimento prende in considerazione il corpo, ma in una maniera diversa, amandolo per quello che può fare, per le difficoltà che ci aiuta a superare quotidianamente e perché è il mezzo con cui ci si mette in contatto con il mondo, non per la sua forma. Questo concetto svincola quindi le idee di felicità e di autostima da quella di bellezza, ridefinendo la scala di valori che fa parte di ognuno di noi.

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